Sabato pomeriggio.
Sono tredici anni che
partecipo ogni venerdì ad un corso di Storia del Pensiero Umano col
professore Giuseppe Nibbi. Siamo un gruppo numerosissimo di persone
di un'età media di sessantacinque anni, quasi tutti pensionati.
Quest'anno stiamo
studiando il territorio della sapienza poetica e filosofica
rinascimentale all'alba dell'età moderna. Michelangelo Buonarroti è
uno dei protagonisti principali.
Ogni venerdì grazie a
Giuseppe scopriamo cose fantastiche su Michelangelo. Fortunatamente
vivo a Firenze, dove lui ha vissuto e ha lasciato per tutti noi tante
delle sue meravigliose opere.
Questo fine settimana con
la complicità di un tempo eccellente, con un bellissimo cielo
azzurro, terso senza nuvole, mi sono decisa ad andare a visitare
alcuni posti che ci ha suggerito il nostro professore attraverso le
sue lezioni.
Professore Giuseppe Nibbi
Ho preso la mia bicicletta
e mi sono diretta in centro, attraversando il parco delle Cascine che
il terzo sabato del mese ospita il mercatino dell'antiquariato, di
libri ed altre cianfrusaglie dando vitalità di paese al parco.
Arrivata in centro
fortunatamente ho trovato un posto dove parcheggiare la mia
bicicletta. Da lì ho iniziato il mio percorso a piedi verso Casa
Buonarroti.
Firenze è una città che
non finisci mai da scoprire e ogni volta si rimane letteralmente a
bocca aperta. Camminavo intorno al Duomo, felice che ancora non ci
fosse la solita folla di turisti col naso all'insù, quando mi cade
l'occhio su un grande portone in legno... e voi direte: "Che c'è
di strano?" Vi assicuro che sarò passata migliaia di volte su
quella strada, su quel marciapiede e non ci avevo mai fatto caso. Ma
oggi per fortuna il mio occhio è stato attratto da quella lucentezza
del legno e dalle sue figure intarsiate dentro a nicchie: un uomo
anziano, un ragazzo con grappoli d'uva, un leone, un'aquila, un uomo
che porta sulle spalle del grano, una donna con fiori e due scudi col
giglio fiorentino e testa di leone. Sul portone c'era soltanto la
placca dei campanelli con i nomi delle persone che vivono lì.
Nessuna insegna speciale, presumo sia solo un palazzo di proprietà
privata. Di fronte al palazzo c'era un malinconico zingaro che
suonava la Pathetique di Tchaikovsky col violino.
Ho pensato subito: che
bell'inizio!
Confesso che nonostante
siano quasi trentacinque anni che vivo qui, non ero mai andata al
piccolo museo di Casa Buonarroti. Il mio interesse principale era
vedere due opere di Michelangelo fatte nella sua gioventù, appena
quindicenne: la Madonna della Scala e la battaglia dei Centauri. Con
grande sorpresa il museo non ha soltanto queste due importantissime
opere ma è ricco di altri lavori che in qualche maniera riguardano
il grande Michelangelo. Il museo è un gioiello poco visitato dalle
grandi masse di turisti, perciò è gradevolissimo da vedere. Dopo
aver visitato il pianterreno sono salita al primo piano dove si
trovano nella stessa sala i due capolavori.
Casa Buonarroti
Lo studio: i poeti e gli scrittori
astronomi, matematici, naviganti, fisici, medici e semplicisti
La Madonna della Scala è
un'opera ispirata a un capolavoro di Donatello, dove il giovane
Michelangelo sembra anticipare la profondità di campo della moderna
fotografia, nel senso che le figure in primo piano sono messe a fuoco
mentre quelle sullo sfondo appaiono completamente sfocate. La
rappresentazione della Madonna su una scala di cinque gradini
corrisponde al modello di Universo disegnato da Marsilio Ficino e
Pico della Mirandola. Su questa “universale scala di valori”ci
sono: sul primo gradino i Corpi delle persone, sul secondo le qualità
dei Corpi, sul terzo in posizione media l'Anima, sul quarto le
Intelligenze metafisiche (gli angeli ovvero le persone che studiano)
e, sul quinto gradino, Dio.
Il quindicenne
Michelangelo sa di avere talento ed è consapevole del fatto – per
la educazione che sta ricevendo dai suoi maestri – che una persona
può avere delle doti innate ma “senza Studio non può creare Arte”
e questa è una delle più importanti affermazioni della filosofia
rinascimentale che noi leggiamo raffigurata nell'opera intitolata la
“Madonna della Scala”. Vi consiglio ulteriormente di prendere più
informazioni su questa opera attraverso la rete.
La Battaglia dei centauri:
i centauri sono quelle creature mitologiche con il corpo inferiore a
forma di cavallo e la parte superiore di forma umana. Michelangelo,
sebbene abbia a disposizione un blocco di marmo piccolo e sottile,
riesce tuttavia a creare un intreccio straordinariamente complesso di
corpi in lotta tra loro che sembra perdersi nell'infinito.
Michelangelo è interessato a studiare il corpo maschile, molto
muscoloso e sempre nudo. In quest'opera il concetto di
“centauro”rimane nel titolo perché all'interno della
composizione viene inserito, come richiamo, un particolare di un
cavallo (una zampa) nella parte inferiore della scultura, e si
riconosce con molta difficoltà una sola figura femminile in questo
groviglio di carne: si tratta di Ippodamia (domatrice di cavalli), il
cui tentato rapimento è, secondo il mito, la causa della sanguinosa
e celebre battaglia.
Certamente visitare e
vedere opere d'arte in generale con una guida, o previo studio,
cambia completamente l'apprezzamento di queste. Io ho potuto godere
della visione di questi due capolavori grazie all'insegnamento del
mio professore.
All'uscita del museo ho
passeggiato per vie e vicoli della città scoprendo fantastici
tabernacoli, persino interessantissimi graffiti. È
anche divertente solo guardare le vetrine, i bar, enoteche, sempre
arredate con gusto. C'erano anche tanti artisti di strada che
intrattenevano i passanti (madonnari, giocoliere, musicisti, etc).
Una volta ripresa la mia
bici, mi sono soffermata al mercato nel parco: adoro cercare buoni
libri a prezzi stracciati! Poi mi sono seduta su una panca di fronte
al fiume Arno perché avevo bisogno di fare una riflessione su come
mi sentivo in quel momento.
Mi era preso una
sensazione d'innamoramento che mi faceva sentire felice. Mentre
pensavo, ho visto che sopra la mia testa nel cielo svolazzavano un
bel gruppo di uccelli col petto argentato...felici anche loro,
danzavano.
Domenica mattina.
La mattina di domenica
alle nove, con un clima diverso dal sabato pomeriggio, (molto freddo,
a ben -1°), ho preso ugualmente la mia bicicletta. Ben coperta con
guanti e cappello mi sono diretta in centro verso il quartiere di
Santo Spirito per visitare la Basilica e vedere il Crocifisso ligneo
di Michelangelo. Inoltrandomi per le vie strette del vecchio
quartiere ho visto tanti altri tabernacoli, tanti piccolissimi caffè
pieni di fascino, come il caffè-bar-libreria “Volume”.
Infreddolita nonostante portassi cappello e guanti, sono scesa a
prendere un caffè lì al Volume, e con mia sorpresa ho scoperto un
posticino davvero suggestivo, un'ex-bottega di scultura e
falegnameria dove sono esposti a mo' di museo tutti gli arnesi del
mestiere. L'ambiente è piccolo, poco illuminato, ma pieno di vita.
Il personale è molto carino, ti fanno sentire subito parte del
quartiere.
Volume, caffè- bar- libreria
In piazza ogni terza
domenica del mese c'è il mercato dei prodotti dell'agricoltura
biologica su piccola scala: ero incantata a vedere i prodotti che
vendevano (facevano venire l'acquolina in bocca), tutti i tipi di
pane, torte, verdura fresca, miele, pasta, formaggi e capi
d'abbigliamento fatti a mano. Poi c'era tanta gente un po'
particolare, come un omino con barba bianca lunga con un mantello
nero che gironzolava dappertutto come uno gnomo, un bel personaggio!
Da lì mi sono diretta in
chiesa per vedere il cristo ligneo di Michelangelo. Erano appena le
dieci, la basilica all'esterno è molto semplice ed essenziale ma
dentro è immensa e ricca d' opere d'arte. È
una delle principali basiliche del primo rinascimento, è l'ultimo
capolavoro di Filippo Brunelleschi.
Ho percorso tutta la
chiesa (bellissima) in cerca del crocifisso, lì dov'era il cartello
c'era una porta chiusa. Ho chiesto dove fosse il crocifisso al
parroco che s'aggirava nella chiesa in attesa di qualche parrocchiano
bisognoso di confessione o soltanto per riscaldarsi. Lui molto
gentile mi ha fatto sapere che la porta della stanza dov'è custodito
il Cristo viene aperta dopo la messa delle 10:30, ma comunque mi
invitava a seguirlo e mi avrebbe fatto entrare prima. Io felicissima
gli sono andata dietro dopodiché, levando transenne, aprendo la
porta e spostando una tenda sono entrata in questa stanza, la
Cappella Barbadori. Sulla parte destra si trova il magnifico Cristo
ligneo che si ritiene Michelangelo abbia scolpito all'età di
diciotto anni. Dice la leggenda che l'artista abbia crocifisso
realmente un uomo morto da poco per vedere con esattezza la
disposizione dei muscoli delle mani e del resto del corpo... e
certamente il crocifisso è straordinariamente accurato dal punto di
vista anatomico e ci sono tre dettagli di questa scultura da
osservare con attenzione. Il primo dettaglio è che Michelangelo –
contrariamente a tutte le rappresentazione precedenti che presentano
un Gesù glabro – ha riprodotto sul corpo di Cristo i peli del
torace, del pube e delle ascelle realizzando una raffigurazione
completamente realistica. Il secondo dettaglio è che l'artista ha
eseguito con la stessa cura anche la parte posteriore della statua,
pur sapendo che l'opera sarebbe stata appesa in alto su una parete
della basilica. Il terzo dettaglio è che Michelangelo non ha
inserito nel titulus le solite quattro lettere I.N.R.I, ma
l'iscrizione completa ripetuta tre volte in ebraico, in greco e in
latino.
Per Michelangelo – anche
a diciotto anni - il materiale non era certo un ostacolo per
realizzare una scultura come lui la immaginava, anche si di legno. È
proprio la superficie viva che stupisce nel Cristo di Santo Spirito:
il corpo modellato che sembra vero da quanto è naturale e perfetto,
appunto, come diceva il Vasari “...quella carnosità e
morbidezza...”
Infine di fronte a queste
meraviglie sono rimasta ad ascoltare la celebrazione della messa dal
parroco gentile che ci ha ricordato nella lettura dalla prima lettera
di San Paolo apostolo ai Corinzi: “Se qualcuno tra voi si crede un
sapiente in questo mondo, si faccia stolto per diventare sapiente,
perché la sapienza di questo mondo è stoltezza davanti a Dio.”
Versión
en español
Sábado por la tarde.
Sábado por la tarde.
Son trece años
que participo cada viernes en un curso de Historia del Pensamiento
Humano con el profesor Giuseppe Nibbi. Somos un grupo muy numeroso de
personas con una edad media de sesenta y cinco años,
casi todos jubilados.
Este año
estudiamos el territorio de la sabiduría
poética y filosófica,
desde el Renacimiento hasta los albores de la Edad Moderna. Miguel
Ángel
Buonarroti es uno de los protagonistas principales.
Cada viernes, gracias a
Giuseppe, descubrimos cosas fantásticas
sobre Miguel Ángel.
Afortunadamente vivo en Florencia, donde él vivió
y donde ha dejado para todos nosotros tantas de sus maravillosas
obras.
Profesor Giuseppe Nibbi
Este
fin de semana, con la complicidad de un clima excelente-- con un
bellísimo
cielo azul, terso y sin nubes--, me decidí a ir a visitar algunos
lugares que nos ha sugerido nuestro profesor a través de sus
lecciones.
Tomé
mi bicicleta y me dirigí al centro, atravesando el parque de Le
Cascine, que el tercer sábado del mes aloja el mercado de
antigüedades,
libros y otras baratijas, dando vitalidad de feria al parque.
Llegando
al centro, encontré de inmediato dónde
estacionar la bici (no siempre es fácil). De ahí inicié mi
recorrido a pie rumbo la Casa Buonarroti.
Florencia
es una ciudad que nunca acabas de descubrir y cada vez uno queda,
literalmente, con la boca abierta por el estupor de sus bellezas.
Caminaba alrededor del Duomo, felíz de que todavía no estuviera ahí
la habitual multitud de turistas con la nariz en alto.
Me
llamó
la atención un
gran portón de madera...y ustedes dirán: “¿Qué tiene de raro?”
Les aseguro que he pasado miles de veces por esa calle, sobre esa
banqueta y no lo había
notado. Pero hoy, por suerte, mis ojos captaron el brillo de la
madera y unas figuras taraceadas dentro de nichos: un hombre anciano,
un joven con racimos de uvas, un león, un águila, un hombre que
lleva en sus espaldas espigas de grano, una mujer con flores y dos
escudos con el lirio florentino y cabeza de león.
En
el portón estaba la placa de los timbres con los nombres de las
personas que viven ahí. Ningún letrero especial, así que supongo
que era solo una propriedad privada. De frente al edificio estaba un
gitano melancólico que tocaba con el violín la Patética de
Tchaikovsky. Pensé inmediatamente: ¡Que hermoso inicio!
Confieso
que, no obstante los casi trenta y cinco años que vivo aquí, nunca
había ído al pequeño museo de Casa Buonarroti. Mi interés
principal era ver dos obras de Miguel Ángel hechas en su juventud,
apenas quinceñero: La Virgen de la Escalera y la Batalla de los
Centauros. Para mi gran sorpresa, el museo no posee solamente estas
dos importantísimas obras, sino que también es rico de otros
trabajos que en alguna manera conciernen al gran Miguel Ángel. El
museo es una joya poco frecuentada por las grandes masas de turistas,
por lo tanto es muy agradable visitarlo. Las dos obras maestras se
encuentran en el primer piso.
Casa Buonarroti
Lo studio: gli oratori, i legali, gli storici, gli umanisti
i filosofi e i teologi
La
Virgen de la Escalera es una escultura en relieve inspirada a una
obra maestra de Donatello. En ella el joven Miguel Ángel parece
anticipar la profundidad de campo de la fotografía moderna, en el
sentido que las figuras en primer plano están bien enfocadas,
mientras las que están en el fondo emergen completamente
desenfocadas. La representación de la Virgen en una escalera de
cinco escalones corresponde al modelo de Universo proyectado de
Marsilio Ficino y Pico della Mirandola (filósofos humanistas).
En
esta “escalera universal de valores” están representados: en el
primer escalón los Cuerpos de las personas, en el segundo la calidad
de los Cuerpos, en el tercero la posición del medio el Alma, en el
cuarto las Inteligencias Metafísicas (los ángeles, es decir, las
personas que estudian) y, en el quinto escalón, Dios.
El
quinceñero Miguel Ángel se sabe poseedor talento y es consciente
del hecho – por la educación que recibe de sus maestros – de que
una persona puede tener dotes innatas, pero “sin Estudio no puede
crear Arte”. Ésta es una de las principales afirmaciones de la
filosofía renacentista, que nosotros leemos simbolizada en la obra
titulada la “Virgen de la Escalera”. Les aconsejo tomar más
información ulteriormente sobre esta obra a través de la red.
La
Batalla de los centauros: los centauros son esas creaturas
mitológicas con el cuerpo inferior con forma de caballo y la parte
superior con forma humana. Miguel Ángel, si bien tenía a
disposición solo un bloque de mármol pequeño y delgado, logró
crear una compleja y extraordinaria maraña de cuerpos luchando entre
ellos, que parecen perderse en el infinito. Miguel Ángel estaba
interesado en estudiar el cuerpo masculino, muy musculoso y siempre
desnudo. En esta obra el concepto de “centauro” queda en el
título, porque al interior de la composición viene incluida, como
referencia, un particular de un caballo (la pata) en la parte
inferior de la escultura, y se reconoce con mucha dificultad una sola
figura femenina en este enredo de carne: se trata de Hipodamía
(domadora de caballos), quien por el tentado rapto de ella es, según
el mito, la causa de la sangrienta batalla.
Ciertamente
visitar y ver obras de arte con una guía, o con previo estudio,
cambia completamente la apreciación de ella. Yo he podido gozar de
la visión de estas dos obras maestras gracias al enseñanza de mi
profesor.
Saliendo
del museo anduve por las calles y callejones de la ciudad
descubriendo fantásticos tabernáculos, y hasta interesantisimos
grafiti. Es también muy divertido ver los aparadores de los
negocios, los cafés, las enotecas, siempre decorados con gusto.
Habían muchos artistas de la calle que entretenían a la gente
(madonnari, malabarista, músicos, etcétera).
madonnari
De
regreso en mi bicicleta, me detuve en el mercado del parque. ¡ Adoro
buscar buenos libros a precios de rebaja! Después me senté en una
banca de frente al río Arno, porque sentía la necesidad de hacer
una reflexión sobre mi estado de ánimo en ese momento.
Probaba
una sensación de enamoramiento que me hacía sentir felíz. Mientras
pensaba, vi que sobre mi cabeza, en el cielo, revoloteaba un nutrido
grupo de pájaros con el pecho plateado...también ellos, felices,
danzaban.
Domingo
en la mañana.
La
mañana del domingo a las nueve, con un clima diferente del sábado
en la tarde, (muy frío, a -1°), tomé de nuevo mi bicicleta. Bien
cubierta, con gorro y guantes, me dirigí al centro rumbo el barrio
de Santo Spirito para visitar la basílica y admirar el Crucifijo de Madera de Miguel Ángel. Adentrándome por las callecitas estrechas
del viejo barrio ví tantos otros tabernáculos, una infinidad de
pequeños cafés llenos de fascinación, como el café-bar-librería
“Volume”. Aterrada por frío, no obstante el gorro y los guantes,
bajé a tomar un café ahí a Volume, y con gran sorpresa descubrí
que era en verdad un lugar muy sugerente: un ex-taller de escultura y
carpintería donde los utensilios del oficio están expuestos a
manera de museo. El ambiente es pequeño, poco iluminado, pero lleno
de vida. El personal muy amable, te hacen sentir de inmediato, parte
del barrio.
Plaza y mercado de Santo Spirito
Volume
En
la plaza cada tercer domingo del mes hay un mercado de productos de
agricultura biológica a escala menor. Estaba encantada de ver los
productos que vendían (se me hacía agua la boca). Todo tipo de
panes, tartas, verduras frescas de temporada, miel, pasta, quesos,
jabones y prendas de vestir hechas a mano. También muchísima gente,
algunos muy especiales, como un hombrecillo con una barba blanca muy
larga y una capa negra que paseaba por todos lados como un gnomo.
¡Excéntrico personaje!
De
ahí me dirigí a la iglesia para ver el crucifijo de madera de
Miguel Ángel. Eran apenas las diez, el exterior de la basílica es
muy sencillo y esencial pero dentro es inmenso y rico de obras de
arte. Es una de las principales basílicas del primer Renacimiento,
es el último trabajo de Brunelleschi.
Recorrí
toda la iglesia (bellísima) buscando el crucifijo. Ahí donde estaba
el letrero había una puerta cerrada. Pregunté dónde estaba el
crucifijo al párroco, que caminaba en la iglesia en espera de algún
feligrés necesitado de confesarse o sencillamente caminaba para
calentarse. El muy amable me hizo saber que la puerta la abrían
después de la misa de las diez y media, pero igualmente me invitaba
a seguirlo y me dejaría verlo antes. Yo, felíz, me encaminé detrás
de el. Quitó una rejilla, abrió la puerta y entramos en la
estancia, la Capilla Barbadori. En la parte derecha se encuentra el
magnífico Cristo de madera, que se piensa que Miguel Ángel lo
esculpió a la edad de dieciocho años. Narra la leyenda que el
artista haya verdaderamente crucificado un hombre recién muerto, lo que le
sirvió para ver con presición la disposición de los músculos de
las manos y del resto del cuerpo.
Ciertamente
el crucifijo es extraordinariamente exacto desde el punto de vista
anatómico y hay tres detalles de esta escultura de observar con
atención. El primer detalle es que Miguel Ángel – contrariamente
a todas las representaciones precedentes que muestran un Jesús
glabro - ha reproducido en el cuerpo de Cristo los vellos del tórax,
del pubis y de las axilas realizando una representación
completamente realista. El segundo detalle es que el artista plasmó
con el mismo cuidado la parte posterior de la estatua, sabiendo que
la obra sería puesta en alto en alguna pared de la basilica (no se
vería). El tercer detalle es que Miguel Ángel no grabó en el
titulus
las habituales cuatro letras ( I.N.R.I.), sino la inscripción
completa repetida tres veces en judaico, en griego y en latín.
Para
Miguel Ángel, ya a los dieciocho años, el material no constituía
un obstáculo que le impidiera realizar una escultura como él la
imaginaba, aun cuando ésta fuera de madera. Lo asombroso en el
“Cristo de Santo Spirito” es justamente ese sentido de la
superficie viva, del cuerpo modelado, casi real por su naturalidad y
perfección, que Vasari describiera como hecho de “carne y
delicadeza”.
En
fin, de frente a estas maravillas me quedé a escuchar la celebración
de la misa de parte del párroco amable, quién nos ha recordó en la
lectura de la primera carta al apóstol San Pablo a los Corintios
(3,16-23) : “Si alguno de vosotros se cree sabio en este mundo, que
se haga necio para llegar a ser sabio, porque la sabiduría de este
mundo es necedad ante Dios.”
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