domenica 11 novembre 2012

Circo


Alvuelo
Rogelio Guedea
Me gustan los circos. Pero, como todo en la vida, hay de circos a circos. O eso creía. En realidad no es que haya de circos a circos. Hay, más bien, de personas a personas. Son los anteojos que nos encajamos en el tabique de la nariz los que nos hacen ver la realidad de una u otra manera. Ayer, por ejemplo, fuimos mi hija y yo a uno. Pagamos y nos sentamos en gradas, junto a la entrada. Todo parecía suceder en cámara lenta. Las muchachas caminaban desangeladas, vendiendo varitas luminosas. Una capa de polvo cubría la gradería, las sillas y los palcos, que olían a herrumbre. Era un circo pobre. Muy pobre, a decir verdad. Me entristeció verlo así. Imaginé las penurias de los malabaristas y domadores, las dificultades del dueño para pagarles, las ganas de tener, algún día al menos, un golpe de suerte: alcanzar la gloria. Ya viste, le dije a mi hija señalándole, con cierta consternación, el techo agujereado. Mi hija alzó la vista, abrió los ojos como plato y con una cara de alegría que no le había visto nunca, me dijo: sí, papá, ¡se ven las estrellas!

Este es un escrito de Rogelio Guedea, joven escritor y poeta mexicano, que enseña en Nueva Zelanda. Autor de muchos libros y que escribe artículos para La Jornada Semanal,  (Alvuelo). Leyéndolo en una tarde de lluvia monótona en este otoño Europeo lleno de incertidumbre y de angustias por el futuro próximo, me hizo recordar momentos de mi infancia, permitiéndome de ver las estrellas y llenándome de dicha. El siguiente escrito es mio y nace de una reflexiòn después de la lectura de Alvuelo.



Circo 
Palabra que me ha hecho hacer un viaje atrás en el tiempo a través de los recuerdos de mi infancia. Al improviso me ví junto a mis cuatro hermanas y a mi mamá adentro de esta grande carpa media parchada debido al desgaste de los tantos soles y lluvias tropicales recibidas durante su vida itinerante de pueblo en pueblo.

Adentro todo estaba lleno de polvo y herrumbe, de mallas rotas, de bailarinas con la sonrisa exagerada estampada en bocas de un rojo fuego, de tremulosos flecos de seda brillantes en los trajes casi impúdicos a los ojos de los chamacos, de cuerpos viriles de los trapecistas que a nosotras nos parecían verdaderos colosos, de payasos con sus rostros pintados que en mi provocavan un mixto de alegría y temor.

El ambiente estaba impregnado de ese olor acidulante del estiércol y sudor de los animales mezclados al acerrín tirado en el suelo. Algunas veces el calor hacía el aire irrespirable y todo se volvía como marchito. Créanme que el olor de los trópicos en los períodos de fuerte calor es algo especial y muy difícil de contar, algo como una montaña de mangos podridos mezclados al polvo.

No obstante a estos olores mis hermanas y yo estabamos contentas, privilegiadas sentadas en la primera fila en un palco que gracias a la cooperación de una famoso refresco embotellado producido por la empresa que administrava mi papá habíamos recibido como regalo. Sabíamos también que adentro de esta carpa existía un mundo particular, diferente al nuestro... los niños no íban a la escuela y en vez de estudiar aprendían a caminar en la cuerda o a domar los animales.

Un mundo mágico pero medio aterrador, desconocido a nuestras costumbres, ya solo el hecho que al interno de la carpa a las cuatro de la tarde estubiera lleno de luces y brillantitos y afuera hubiera un sol incandescente era algo de extravagante. También la gente vestida con trajes y disfrazes de colores brillantes, enanos que se transformaban en melánconicos payasos y perritos con falditas fru-fru, me hacían venir un sentimiento como el ansia que rápidamente se disipava al ver el rostro de mi madre siempre sereno con una sonrisa en los labios.


 Versione in italiano

Mi piacciono i circhi. Ma, come tutto nella vita, ci sono circhi e circhi. O quello credevo. In realtà non è che ci siano circhi e circhi. Ci sono,  piuttosto, persone e persone. Sono gli occhiali che ci mettiamo nella punta del naso che ci fanno vedere la realtà in un modo o in un altro. Ieri, per esempio, mia figlia ed io siamo andati  ad uno. Abbiamo pagato e ci siamo seduti nelle gradinate, vicino all’ingresso. Tutto sembrava scorrere al rallentatore. Le ragazze camminavano senza grazia, vendendo bacchette luminose. Una cappa di polvere copriva le gradinate, le sedie e i palchi, che odoravano a ruggine. Era un circo povero. Molto povero, a dire il vero. Mi riempii di tristezza a vederlo così. Ho immaginato le pene dei giocolieri e dei domatori, le difficoltà del proprietario a pagare gli stipendi, la voglia d’avere almeno per un giorno un colpo di fortuna: raggiungere la gloria. Hai visto, le ho detto a mia figlia segnalandole, con una certa costernazione, il tetto bucato. Mia figlia alzò lo sguardo, aprì bene gli occhi e con una faccia piena d’allegria che non le avevo mai vista prima, mi disse: sì, babbo, si vedono le stelle!

Questo scritto è di Rogelio Guedea, giovane scrittore, poeta messicano, che insegna e vive in Nuova Zelanda. Scrive articoli per La Jornada Semanal, (Alvuelo) inserto della domenica del giornale messicano La Jornada. Io con il permesso dello scrittore ho fatto una libera traduzione del testo perché in una giornata grigia di pioggia monotona in questo autunno Europeo pieno d'incertezze per il futuro prossimo, mi ha fatto ricordare momenti della mia infanzia facendomi vedere un po’ di stelle e riempiendomi di gioia. Il seguente scritto è mio e nasce dopo una riflessione al seguito della lettura de Alvuelo.


Circo

Parola che mi ha riportato a fare un viaggio indietro nel tempo attraverso i ricordi della mia infanzia. All’improvviso mi sono vista insieme alle mie quattro sorelle e alla mia mamma dentro a questo grande tendone un po’ rattoppato dal logorio dei tanti soli e piogge tropicali ricevuti nella sua vita itineranti da paesi in paesi.

Dentro tutto era pieno di polvere e ruggine, di calze e maglie bucate, di ballerine col sorriso esagerato stampato in bocche d’un rosso fuoco, di tremule frange di seta brillanti nei costumi quasi impudichi agli occhi dei ragazzini, di corpi virili dei trapezisti che a noi bambine ci sembravano dei colossi, di pagliacci con il loro viso truccato che a me provocavano un misto d’allegria e paura.

L’ambiente era impregnato di quel odore acidulo del letame e sudore degli animali mescolato alla segatura distribuita sulla terra battuta. Certe volte il caldo creava un’aria pesante e tutto diventava come marcio. Credetemi che l’odore dei tropici nei periodi più caldi è qualcosa di speciale e molto difficile da raccontare, qualcosa come un mucchio di mangos andati a male mescolato alla polvere.

Nonostante questi odori io e le mie sorelle eravamo contente, privilegiate sedute in prima fila nel palco che grazie a la cooperazione d’una famosa bibita prodotta dall’impresa che amministrava mio babbo avevamo ricevuto come omaggio. Eravamo anche consapevole che lì dentro a questo tendone c’era un mondo particolare, diverso dal nostro… i bambini non andavano a scuola e invece di studiare loro imparavano a camminare sul filo o a domare gli animali.

Un mondo magico ma anche un po’ pauroso, ignoto alle nostre abitudini, già solo il fatto che alle 4 del pomeriggio dentro il tendone ci fossero tante luci e luccichii, e fuori un sole rovente era stravagante. Poi la gente vestita con costumi pieni di colori e strass, nani che diventavano malinconici pagliacci e cani con gonnelline fru fru mi facevano venire qualcosa come l’ansia ma poi si dissipava rapidamente al vedere il viso della mia mamma sempre sereno con un sorriso sulle labbra.


* le immagini rappresentate sono tutte opere del pittore Marc Chagall
* las imàgenes representadas son todas obras del pintor Marc Chagall








1 commento:

  1. Il circo è uno di quei posti che attrae le fantasie e le paure più disparate. E' un luogo fuori dai luoghi, itinerante, transeunto, senza una geografia propria e con personaggi che vivono della propria maschera ed attuano attraverso una performance che tende a riprodurre l'ideale del "carattere" che stanno incarnando attraverso la performance. Il circo è esagerazione, è al di là del lecito e dell'illecito, è una bolla di sapone in cui le regole sono sospese ed il pubblico non può che affidarsi all' "improvvisazione imparata" degli attori. Essendo al di là del normale il circo provoca reazioni stra-ordinarie dall'imbarazzo, all'euforia, dall'incanto al terrore. Grazie per aver scritto questo post.

    RispondiElimina