Erano
già diversi anni che non andavo a Monterrey, credo dal 2005. In tutto questo
tempo per un motivo o per l’altro, avevo rimandato questo viaggio anche se la
voglia c’era. Negli anni ’70, precisamente dal 1974 al 1976, ho vissuto due
anni straordinari in quella città mentre studiavo al liceo ITESM*, fu un
periodo eccezionale per me.
Vivere
fuori dalla casa dei genitori in un appartamento insieme alle mie sorelle e
amiche in piena libertà. In un ambiente di soli studenti, a una età giovanile
quando senti di possedere il mondo, e sei aperta ad esso senza paura, e ti fai trasportare
in volo come una farfalla, forte e aggraziata ma allo stesso tempo fragile,
come sono le sue ali se trovano nella loro strada qualche ostacolo pungente.
Insomma,
allora era un Monterrey grande in pieno fermento, ma ancora una città a misura
d’uomo. Addirittura ora, nel 2014, si può dire che è una grande metropoli,
immensa, la terza città del Messico per abitanti, più di 4 milioni.
In
quegli anni viaggiare in autobus in Messico era quasi un incubo: c’erano pochi bus ed erano molto scomodi; e trovare dei
bagni puliti nelle stazioni di sosta era, a dir poco, miracoloso. Ora tutto è
cambiato e ogni anno che viaggio là ho riscontrato che le cose siano molto
migliorate: i bus sono di lusso, ci sono molte corse di giorno e di notte. La
maggioranza delle persone viaggia in autobus perché, purtroppo, andare per le
strade nelle proprie macchine è molto rischioso, vista la situazione di
pericolo che si è venuta a creare per la guerra dei narcos.
Se
ancora qualche anno fa era molto fastidioso viaggiare nei bus perché eri
costretto ad ascoltare e vedere stupidi film commerciali, di solito americani,
ora tutti i bus come le migliore linee aeree del mondo hanno i propri schermi
individuali e cuffie personali in ogni sedile.
Così
a fine luglio, insieme alla mia sorella Lauris, esperta di questi mezzi di
trasporti e instancabile viaggiatrice, sono partita per la Sultana del Norte* per
andare a trovare due miei cari nipoti e le loro rispettive famiglie. Il viaggio
d’andata è partito molto puntuale, un’altra delle caratteristiche positive dei
viaggi in autobus. Prima di partire siamo andate in bagno nella stazione di
Mante, come ben sapete noi donne abbiamo sempre bisogno d’andare a far la pipì
e così ne approfittiamo quando abbiamo la possibilità.
*ITESM,
Instituto Tecnológico de Estudios Superiores de Monterrey
*Sultana
del Norte, Monterrey viene chiamata così per la sua bellezza naturale di
montagne al nord del Messico
Per
arrivare al bagno bisognava salire in un labirinto, una volta trovato siamo
entrate pagando alcuni pesos e così sicuramente lo avremmo trovato pulito
(metodo da esportare in Italia!). Dopo, proprio lì, agli occhi di tutti sulla
porta c’è il rotolo di carta igienica, si prende e poi si entra. Scopro
d’essere pudica e mi guardo intorno vergognandomi un po’ mentre mia sorella
tranquillamente prende un bel malloppo di carta nonostante debba fare solo la
pipì, io quasi quasi conto i quadretti della carta, perché sono diventata
troppo europea, cioè austera e conservatrice, terrorizzata dallo spreco, ma
invece invidio la leggerezza che sprigiona il comportamento di mia sorella.
Finalmente
partiamo e tutto scorre perfettamente, la gamma di film da scegliere è
straordinaria, cinema di tutto il mondo e non solo le sciocche commedie americane, ma, siccome voglio
svagarmi e non preoccuparmi o essere triste, scelgo Jobs che tratta della vita
di Steve Jobs il fondatore di Apple. L’autobus si deve fermare diversi volte
perché ci sono i “retenes” (fermi di soldati) per la strada fra Mante e
Victoria e poi fra Victoria e Monterrey. Ahimè, questo mi mette un po’ di
nervoso ma vedo mia sorella tranquilla. Prima di partire, lei ha preso la sua
bottiglina d’acqua benedetta, ha benedetto il bus e noi due, ha tirato fuori il
rosario e si era raccomandata al Signore, così stanno le cose.
Dopo
quasi 6 ore siamo arrivate a Monterrey; in quello che tempo addietro era
l’ingresso della città e c’erano delle terme e negozietti , ora ci sono molte
costruzioni e centri commerciali come HEB, Carrefour, Sam’s e Soriana. Ci sono
anche quartieri residenziali, come quello dove abita il mio nipote e unico
figlioccio Jesús. Siamo entrate al viale Garza Sada; cerco con i miei occhi disperatamente la Libreria Tecnológico
perché l’appartamento dove allora abitavo era al secondo piano della libreria,
nel marciapiede di fronte c’era l’ingresso all’Università, e all’angolo opposto,
c’erano un Seven eleven (piccolo supermercato) e il ristorante Los Cazadores,
dove mangiavamo buonissima carne alle brace e tacos di formaggio fuso, solamente
la prima settimana del mese, quando tutti avevamo ancora soldi.
Così,
ricordando (rimpiangendo) tempi migliori, siamo arrivate al centro della città,
in una rumorosa stazione dove ci aspettava mia nipote Mariana, figlia di mia
sorella Lauris. Da lì in macchina abbiamo preso la strada che va verso il
municipio di San Pedro Garza García, un altro mondo, primissimo mondo, dove lei
abita.
La
verità è che io sono andata a Monterrey per stare con Jesús e Mariana e le loro
famiglie perché sono stati i nipoti con cui ho convissuto di più nella mia
gioventù. Quando erano dei bebè mi sono presa cura di loro come se fossero i
miei figli; è stato attraverso di loro che ho imparato l’abc del mestiere di mamma. Durante il
periodo del mio soggiorno non ho fatto niente di straordinario, solo
accompagnare i miei cari nella loro quotidianità, per esempio andare a fare la
spesa, alla lavanderia, chiacchierare comodamente sui divani, portare i loro
figli alle loro attività. Mi sono trattenuta due giorni con Mariana e due con
Jesús, da lui ho conosciuto per la prima volta la figlia Barbara, una bambina
deliziosa, con la testolina piena di riccioli disordinati, bellissima ma
soprattutto molto amorosa, perché senza conoscermi di persona solo per aver
sentito dire che ero la sua zia mi ha buttato le braccia al collo, riempiendomi
di baci. Devo confessarvi che in quel momento mi è venuta voglia di diventare
nonna!
Con
Barbara ho avuto molte conversazioni perché eravamo entrambe molto mattiniere e
mentre io prendevo il mio caffè lei, ancora un po’ addormentata, si sedeva
accanto a me e dolcemente mi raccontava storie della sua cagnolina “nena”,
delle sue amichette del asilo e del cibo “buono e sano” che le preparava la sua
mamma Gris. Gris è molto attenta all’alimentazione della famiglia e cucina
sempre piatti con molta verdura, cereali, in definitiva niente cibo spazzatura.
E’
stato molto interessante vedere le differenze di stile di vita fra Italia e
Messico, qua in Italia siamo più rigidi in tutto, soprattutto per gli orari per
mangiare e per il rito della domenica. Per esempio, quel fine settimana da
Jesús e Gris, ho visto che non c’era tensione per gli orari, loro lavorano
duramente tutta la settimana come la maggioranza delle coppie oggigiorno, ma
sono un pochino più fortunati perché ancora in Messico una percentuale alta di
persone gode dell’aiuto in casa per le faccende domestiche, perciò il sabato e
la domenica possono rilassarsi, mentre qua in Italia ci sono i giorni da
dedicare alle pulizie della casa, della spesa al supermercato, e a questo
bisogna sommare la tradizione o abitudine delle famiglie italiane di preparare
suntuosi pranzi e mangiare sempre la domenica a casa possibilmente all’una in
punto! E molto raro che si mangi fuori casa, perciò anche la domenica bisogna
alzarsi presto per preparare “a puntino” il pranzo, alcune volte ci si
avvantaggia il sabato sera con la preparazione del dolce o di qualche ragù o
salsa che servirà per condire la pasta che cuoceremo rigorosamente pochi minuti
prima di sederci a tavola.
La
mia esperienza con i nipoti è stata altamente gradevole perché essendoci un
atmosfera rilassante, con molta tranquillità; per esempio il sabato siamo usciti
tutti insieme a far la spesa all’incirca a mezzogiorno. Gris aveva deciso di
cucinare una paella (io la programmo una settimana prima quando la preparo!),
di ritorno a casa “para hacer hambrita” (per aprire l’appetito nella attesa) ci
ha preparato un dip di carciofi e Jesús ha aperto una bottiglia di vino rosso.
Mentre lei lavava, tagliava, friggeva e cucinava la paella, noi godevamo del
vino, del dip, della conversazione, la bimba giocava con i suoi peluche senza
dare fastidio; alle quattro del pomeriggio è apparsa sulla tavola una fumante e
profumata paella, deliziosa.
La
domenica, verso le undici del mattino, Jesús, Barbara e io siamo usciti a
comprare alcune cose che mancavano per la grigliata, che questa volta avrebbe
fatto lui. Abbiamo comprato avocados, formaggio, tortillas e altre cose.
Essendomi accorta che nel super c’era un
reparto di cd. dvd, ho chiesto consiglio a mio nipote sull’acquisto di qualche
novità da portarmi in Italia, mi ha raccomandato il cd di “Los ángeles azules”
gruppo di musicisti di cumbia messicana con la sinfonica, di tener presente la
canzone “El listón de tu pelo”… allora non potevo immaginare che sarebbe stata
la mia colonna sonora del resto dell’estate.
Uscendo
dal supermercato noto un grandissimo “asador” (griglia) dove la gente che
comprava carne al supermercato poteva farsi preparare la carne alla griglia
come nei migliori asadores argentini! Per me è stata una vera novità vedere
questa iniziativa, improponibile in Italia, non solo per la abitudine della
gente di voler mangiare tutto all’istante, ma anche, sicuramente, per la
quantità d’ostacoli burocratici che
sorgerebbero per motivi d’igiene, basti pensare che è severamente vietato
cuocere la carne nei terrazzi dei condomini onde evitare il disturbo dato al
vicino per l’eventuale fumo e odore di carne arrostita.
Quel
pomeriggio, come un vero asador de las Pampas argentinas, Jesús arrostì
perfettamente “la picanha”, taglio di carne bovina tipica di Brasile (codone di
manzo). La caratteristica della picanha è uno strato di grasso che deve esserci
e che durante la cottura si scioglie dando il gusto alla carne. Ha preparato
anche una salsa di avocado piccante per accompagnare i tacos de formaggio fuso
e ci offrì delle rinfrescanti “micheladas”, bevanda messicana di birra con
succo di lime e peperoncino.
Abbiamo
goduto di tutto questo insieme a mia sorella Lauris, a mia nipote Mariana e i
suoi figli Patricio e Mauricio, con Jesús e Gris e i suoi figli Juan Carlos e
Barbara. Allegramente abbiamo mangiato in modo delizioso e ci siamo divertiti
molto ricordando vecchie storielle di famiglia.
Quella
notte ho dormito a casa di Mariana e come se fossimo ancora delle ragazzacce,
siamo finite sopra i letti in pigiami a chiacchierare fino a tarda notte; mi
domando sempre se anche gli uomini facciano questo tipo di cose quando si
ritrovano o è solo una caratteristica tipicamente femminile? Di nuovo, come al
mio arrivo a Monterrey che cercavo l’angolo della libreria Tecnológico, ho
pensato con melanconia alla mia gioventù andata.
La
mattina dopo abbiamo preparato alcuni panini per mangiarli durante il viaggio
di ritorno al Mante, la partenza era alle 11a.m. e ci aspettavano quasi sei ore di viaggio. Mariana ci ha
accompagnato ad un'altra piccola stazione dei bus vicino al Tecnológico, l’ho
salutata contenta di essere stata con lei qualche giorno, ma allo stesso tempo
con molta tristezza perché non so mai quando tornerò in Messico e se avrò il
modo di rivedere i miei nipoti e le loro famiglie.
Come
di costume quando si viaggia in Messico, l’autista dà il benvenuto a tutti i
passeggeri prima di salire, ti danno le cuffie e una bottiglietta d’acqua o
bevande zuccherate. Loro vestono sempre con delle uniformi impeccabili, con
giacca e cravatta nonostante i 40° estivi, tanto all’interno della vettura
sicuramente batteremo i denti dal freddo dell’aria condizionata. Nel momento in
cui si è presentato l’autista sono rimasta senza respiro perché sembrava un
personaggio uscito da un film di Quentin Tarantino, era giovane, alto e
robusto, vestito tutto di nero, camicia bianca, un taglio di capelli alla
moicano, in un orecchio portava in bella vista un cerchio d’argento, sul collo
sopra la cravatta una grossa catena argentata e in quasi tutte le dita delle
mani anelli stravaganti (persino un teschio) anche essi argentati. Confesso che
ho avuto un po’ di paura, ma al momento di darci il benvenuto mi sono accorta
che il giovanotto aveva una voce e maniere veramente dolce e carine, niente a
che vedere con l’immagine che dava da sé (ah, i preconcetti sono duri a
morire!)
Timidamente
sono salita sul bus insieme a mia sorella e ci siamo sedute nei primi sedili,
una volta tutti sistemati è salito anche un venditore ambulante, il Messico è
il paese dei venditori ambulanti. Aveva con sé una grossa e pesante ghiacciaia e un borsone pieno di patatine, merendine e
cibarie varie. Il venditore si è sistemato accanto all’autista, fra la porta
d’ingresso e i comandi dei cambi del bus, e si è messo a chiacchierare
allegramente con lui. Io ho pensato che dopo qualche chilometro sarebbe sceso,
ma mia sorella mi ha detto che sicuramente aveva il permesso dell’impresa di
vendere sull’autobus.
Dopo
più d’una ora e mezzo di strada si è messo a sistemare un espositore con tutta
la sua merce, facendo veramente il giocoliere in quello spazio stretto, io sono
rimasta sorpresa dalla sua maestria e rapidità nella preparazione del suo
cassetto espositore, ma allo stesso tempo ero un po’ preoccupata perché credevo
che nessuno gli avrebbe comprato niente giacché nel salire sul bus in Monterrey
mi ero accorta che tutti avevano grandi scorte di cibo dietro; da quando
eravamo partite sentivo tutto il tempo il fruscio di sacchetti di patatine e il
gnam-gnam di gente che mangiava. Mia sorella mi ha rassicurato che l’uomo
avrebbe venduto i suoi prodotti “perché la gente è ingorda”, io mi sono messa
l’anima in pace e ho deciso che in caso di vendita fallitagli avrei comprato il
prodotto meno spazzatura… di nuovo mia sorella aveva ragione, ha svuotato il
cassetto! Da lì a un chilometro è sceso con il resto della sua roba, io sono
riuscita a vederlo attraversare la strada e ad accingersi a riprendere un altro
bus, quello di ritorno a Monterrey, è dura la vita!
Tutti
a pancia piena si sono tranquillizzati e io stessa mi sono messa comoda e ho
guardato un film messicano, Colosio, che tratta dall’assassinato nel 1994 del
candidato del PRI (Partido Revolucionario Institucional) per la presidenza del
Messico, la sua visione mi ha lasciato un sapore amaro in bocca.
Arrivando
alla città di Victoria, il bus si è fermato per 10 minuti e di fretta mia
sorella e io ne abbiamo approfittato per andare in bagno, il problema è che
avevamo pochi spiccioli e poco tempo e i soldi ci bastavano solo per l’ingresso
al bagno di una sola persona. L’ingresso ai bagni diciamo che aveva uno stile
Hollywoodiano un po’ tamarro, c’era una porta girevole come nei grandi hotel ma
con delle sbarre in ferro al posto del vetro, simili ai tornelli. Si entrava
uno alla volta pagando alcuni pesos. Mancandoci gli spiccioli, mia sorella
birichina, ha messo i soldi e mi ha spinto insieme a lei a entrare e così, strette
strette, siamo riuscite a passare, lei ridendo divertita e io sempre girandomi
intorno per vedere se qualcuno ci guardava… nessuno se ne è accorto, ogni uno
fa cavoli suoi. Ah! Dimenticavo di dirvi che c’era anche una grande fontana
vuota fra i bagni degli uomini e delle donne, probabilmente l’architetto che la
aveva disegnato aveva immaginato qualcosa come a Las Vegas, una fontana con
acque zampillanti luminose.
Uscendo
da Victoria verso il Mante, l’autobus ha preso la vecchia strada dove c’e una
vegetazione incredibilmente bella e allora la mia mente si è riempita di vecchi
ricordi dei viaggi della mia infanzia con tutta la famiglia o a quelli da studentessa
con gli amici Mantenses quando si tornava a casa per le vacanze. Durante questo
percorso, complice l’orario e le pance piene, la maggioranza dei passeggeri si
sono addormentati o guardavano placidamente un film.
Io
ero lì ad ammirare la meraviglia della natura, il verde brillante degli alberi,
la terra nera, e nonostante i finestrini chiusi mi sembrava di percepire
l’odore inebriante del tropico. I miei sensi, addormentati dai cipressi
malinconici e d’olivi argentati del paesaggio dolce e collinare toscano,
all’improvviso come un fulmine a ciel sereno sono stati turbati dalla forza
d’Eros e io, soccombendo a pensieri impuri
e lasciandomi ingoiare dalla forza di questa prepotente vegetazione, tornai a i
miei diciotto anni!
Versión en español
Tenía ya muchos años de no ir a Monterrey, creo que desde el 2005. En todo
este tiempo por un motivo u otro, fuí posponiendo este viaje aunque si no me
faltaban las ganas. En los años ’70, de preciso en 1974-1976, viví dos años
extraordinarios en esa ciudad mientras estudiaba la preparatoria en el ITESM,
fue un período excepcional para mí.
Vivir fuera de la casa de mis padres en un departamento junto con mis hermanas
y amigas en plena libertad. En un ambiente de puros estudiantes, a una edad
juvenil cuando sientes ser dueña del mundo, y estás abierta a éste sin miedos,
y te dejas llevar en vuelo como una mariposa, fuerte y agraciada pero al mismo
tiempo frágil, como son sus alas si encuentran en su camino algún obstáculo hiriente.
En fin, entonces era un Monterrey grande lleno de fermento, pero todavía
una ciudad a escala humana. Nada menos ahora, en el 2014, se puede decir que es
una grande metropoli, inmensa, la tercera ciudad de México por habitantes, más
de 4 millones.
En aquellos años viajar en autobus en México era casi una pesadilla: había
pocos autobuses y muy incómodos; y
encontrar baños limpios en las centrales era prácticamente un milagro. Ahora
todo eso ha cambiado mucho y he constatado cada año que viajo para allá que los
autobuses están de lujo, que hay muchas corridas a todas partes con bastos
horarios. La mayoría de la gente viaja en autobus pues, desgraciadamente, andar
por carretera en coche proprio es muy riesgoso, vista la situaciòn de peligro
que se ha venido a crear por la guerra de los narcos.
Si todavía hace algunos años era fastidiosisimo viajar en bus porque todos
obligados a escuchar y ver estúpidas películas taquilleras, casi siempre
americanas, ahora todos los autobuses como en las mejores líneas aéreas
mundiales traen sus propias pantallas individuales y audifonos personales en cada asiento.
Así a finales de julio, junto a mi hermana Lauris, experta de estos medios
de transporte y viajera incansable, partí a la Sultana del Norte para
visitar a dos de mis queridos sobrinos y sus respectivas familias. El viaje de
ída salió puntualisimo, otra de las características positivas de los viajes en
bus. Antes de partir fuímos a los baños de la central del Mante, ustedes saben
bien como somos nosotras las mujeres que siempre nos dan ganas de hacer pipí y
por eso de las dudas andamos siempre yendo cuando hay la oportunidad.
Para llegar al baño hay que subir a un laberinto, una vez localizado entramos pagando unos pesitos y así
seguramente los encontraremos limpios (método para exportar en Italia!). Luego,
ahí merito, en la entrada, donde es visible a todos está el rollo de papel, lo agarras y después
entras. Descubro que me he vuelto pudorosa y veo si alguien me está observando
avergonzandome un poquito, mientras mi hermana tranquilamente agarra un bonche
de papel aunque si sólo va hacer pipí, yo casi casi cuento los cuadritos del
papel, porque me he vuelto muy europea, o sea austera y conservadora, aterrorizada
del despilfarro, en cambio envidio la sensación de ligereza que emana el
comportamiento de mi hermana.
Finalmente partimos y todo transcurre perfectamente, la gama de películas
para escoger es realmente extraordinaria, cine de todo el mundo, no solo las
tontas comedias americanas, pero, si como quiero distraerme y no estar triste o
preocupada escojo Jobs que trata sobre la vida de Steve Jobs el fundador de
Apple. El autobus se tiene que parar varias veces pues hay retenes de soldados
en la carretera entre Mante y Victoria y después entre Victoria y Monterrey.
Ay! esto me pone un poco nerviosa pero veo mi hermana bastante tranquila. Antes
de partir, sacó su botellita de agua bendita, santiguó el bus y a nosotras dos,
sacó su rosario y nos recomendó a nuestro Señor, así están las cosas.
Después de casi 6 horas llegamos a
Monterrey; y lo que un tiempo atrás era la entrada de la ciudad y había
balnearios y tienditas, ahora hay muchas construcciones y grandes centros
comerciales como HEB, Sam’s, Carrefour y Soriana. También hay muchas nuevas
colonias residenciales, como en la que vive mi sobrino y único ahijado Jesús..
Entramos a la Avenida Garza
Sada; busco con mis ojos desesperadamente
la libreria Tecnológico porque el departamento donde entonces vivía estaba
arriba en el segundo piso. En la lejanía logro entrever esa esquina famosa
donde pasé esos dos años magníficos, en la acera de frente estaba la entrada
del Tec y en la otra esquina habían un Seven eleven (no existían los OXOS) y el
restaurant Los Cazadores, donde soliamos comer deliciosas arracheras y tacos de queso fundido, sólo en la primera
semana del mes, en que todas todavía teníamos dinero.
Así recordando (añorando) tiempos mejores, llegamos al centro de la ciudad
a una ruidosa centralita de autobuses donde mi sobrina Mariana ya nos estaba
esperando. De ahí en su coche tomamos una grande avenida que nos llevó rumbo al
municipo de San Pedro Garza García, otro mundo, primerisimo mundo, donde ella
vive.
La verdad es que yo fui a Monterrey más que nada para estar con Mariana y
Jesús y sus familias pues fueron los sobrinos con los que más conviví en mi
juventud. Cuando eran bebés los cuide como si fueran mis hijos; y fue através
de ellos que aprendí los primeros oficios de mamá. Durante el período de mi
estancia no hice nada de extraordinario, solo acompañarlos en la cotidianidad
de sus vidas, por ejemplo platicar en los sillones comodamente, ir al super, a
la tintorería, acompañar a sus niños a sus actividades. Me hospedé dos días con
Mariana y dos con Jesús, de él conocí por primera vez a su hija Barbara, una
deliciosa muñequita, con una cabecita llena de rizos desordenados, bellísima
pero sobretodo amorosa, pues sin conocerme de persona sólo porque le habían
dicho que ero su tía me echó los brazos al cuello, llenandome de besos. Debo
confesarles que en ese momento me dieron ganas de ser abuela!
Con Barbara tuve muchas conversaciones pues ambas eramos muy
madrugadoras y mientras yo tomaba mi café, ella, todavía un
poco adormilada, se sentaba a mi lado y dulcemente me platicaba de su perrita “Nena”, de sus
amigitas de la escuela y de la comida “sana y saludable” que le preparaba
siempre su mamá Gris. Gris está muy atenta a la alimentación de su familia y
cocina siempre platillos con verduras, cereales, en definitiva nada de comida
chatarra.
Fué increíble ver la diferencia de estile de vida entre Italia y México,
acá en Italia somos mucho más rígidos en todo, sobretodo en los horarios de las
comidas y del ritual del domingo. Por ejemplo, ese fin de semana que estube con
Jesús y Gris, noté que no hay tanta presión o tensión por los horarios, ellos
trabajan duramente toda la semana como la mayoría de las parejas en el mundo de
hoy, sólo que tienen la ventaja que en México todavía una alta porcentual de
personas gozan del ayudo en las
cuestiones domésticas, por lo tanto el sábado y el domingo pueden permitirse de
relajarse, mientras acá en Italia son los días de dedicar al quehacer de la
casa, día de compras al supermercado y, a eso tenemos que sumar la tradición o
costumbre en las familias italianas de preparar suntuosas comidas los domingos
y comer siempre a casa posiblemente a la una en punto! Raramente se come fuera
el domingo, por lo tanto hay que levantarse temprano para preparar todos los
platillos como se debe, muchas veces el mismo sábado en la noche nos aventajamos
preparando el postre o el ragú o alguna salsa para condimentar la pasta que
coceremos rigurosamente unos minutos antes de sentarnos a la mesa.
Mi experiencia con mis sobrinos fue altamente agradable pues habiendo una
atmosfera relajante, con grande tranquilidad; por ejemplo el sábado salimos
todos juntos al super a eso de las doce del día. Gris había decidido de
preparar una paella (yo la programo una semana antes cuando tengo que
prepararla!), de regreso a casa “para hacer hambrita” nos preparó un dip de
alcachofas y Jesús abrió una botella de vino tinto. Mientras ella lavaba,
picaba, freia y cocinaba la paella con grande maestría, nosotros disfrutabamos
del vinito, del dip y de la conversación, la beba jugaba con sus peluches sin
dar fastidio; a las cuatro de la tarde apareció sobre la mesa una humeante y
perfumada paella, deliciosa.
El domingo, a eso de las 11 de la mañana, Jesús, Barbara y yo salimos a
comprar varias cosas que faltaban para la carne asada, que esta vez cocinaría él.
Compramos aguacates, queso, tortillas y otras cosillas. Dandome cuenta que
había en el super un departamento de cd, dvd, le pedí un consejo a mi sobrino
sobre la compra de alguna novedad de llevarme a Italia, me señaló el cd de “Los
ángeles azules” grupo de músicos mexicanos de cumbia con sinfónica, de tener
presente la canción El listón de tu pelo... entonces no podía imaginar que
desde ese momento habría sido mi soundtrack del resto del verano.
Saliendo del supermercado noté que había un grande asador, donde la gente
que compraba carne podía pedir que se la preparasen como en los mejores
asadores argentinos! Para mi fue una
verdadera sorpresa ver esta práctica iniciativa, impensable que algo así
pudiera ocurrir en Italia, no solo por la costumbre de la gente de querer comer todo al momento, pero también,
seguramente, por la cantidad de obstáculos burocráticos que surgirían por
motivos de higiene, baste pensar que es severamente prohibido asar carne en las
terrazas de los condominios para no molestar al vecino con el eventual humo y olor
de carne asada!
Esa tarde, como un verdadero asador de las Pampas argentinas, Jesús asó
perfectamente la picaña, (término brasileño) lo que un tiempo llamabamos punta
de palomilla. Preparó también una gustosisima y picosa salsa de aguacate para
los tacos de carnitas y nos ofreció unas frías micheladas que saboriamos todos
juntos, Lauris, Mariana y sus hijos Patricio y Mauricio, Jesús y Gris con sus
hijos Juan Carlos y Barbara y yo obviamente. Alegremente comimos delicioso y
nos divertimos mucho recordando viejas anécdotas familiares.
Esa noche dormí en casa de Mariana y como si fueramos todavía chavalas, acabamos cotorreando arriba de las
camas en pijamas hasta tarde en la noche; me pregunto siempre si los hombres hacen este
tipo de cosas cuando se encuentran juntos o es una característica típicamente
femenina? De nuevo, como a mi llegada a
Monterrey que buscavo la esquina de la librería Tecnológico, pensé con
melancolía a mi juventud perdida.
En la mañana nos preparamos unos sandwiches para llevarnos en el camino de
regreso al Mante, pues nuestra salida era a las 11 a.m. y nos esperaban unas
sei horas de viaje. Mariana nos acompañó a otra centralita de autobuses cerca
del Tecnológico, la saludé contenta por haber estado con ella algunos días,
pero al mismo tiempo con mucha tristeza porque nunca se cuando regresaré a
México y si tendré manera de voler a ver a mis sobrinos y sus familias.
Como de costumbre cuando se viaja en autobus en México, el chofer da la bienvenida
a todos los pasajeros antes de partir, te ofrecen alguna bevida embotellada y
te dan los auricolares. Ellos andan vestidos siempre con impecables uniformes,
trajes con saco y corbata no obstante los 40° veraniegos, tanto al interno del
autobus seguramente nos castañearan los dientes por el frío del aire acondicionado.
Al momento en que se presentó el chofer me quedé sin respiro porque parecía un
personaje de alguna película de Quentin Tarantino, era joven, alto y fornido,
vestido con un traje y corbata negro, camisa blanquisima, pelo muy corto casi
rasado con una pequeña cresta estile mohicano, en una de sus orejas traía bien
visible un arete plateado, en el cuello sobre la corbata una gruesa cadena de
plata y en casi todos los dedos de las manos anillos extravagantes (hasta una
calavera) todos de plata. Confieso que me entró un poquito de miedo, pero el
joven al darnos la bienvenida tenía una voz y una manera tan dulce que nada
tenía que ver con su imagen (lo que son los preconceptos!)
Timidamente subí junto a mi hermana y nos acomodamos en los primeros
asientos, una vez todos arriba subió un vendedor ambulante, México es el país
de los vendedores ambulantes. Llevaba consigo una hielera grande bien pesada y
un bolson lleno de papitas, galletas y sandwiches. El vendedor se acomodó a un
lado del chofer, entre la puerta de entrada y las palancas del cambio del bus,
y se dispuso alegramente a platicar con él. Yo pensé que de ahí a pocos
kilómetros se bajaría, pero mi hermana me dice que seguramente tiene permiso de
la empresa para vender sus productos en el autobus.
Después de una hora y media de camino se puso a arreglar un cajón expositor
con toda su mercancia, haciéndo verdaderos malabares en ese espacio estrecho,
yo me quedé muy sorprendida de tan alta maestría de equilibrio y de la rapidez
en ordenar sus cosas pero al mismo tiempo un poco preocupada pues pensaba que
nadie le compraría nada pues a la salida de Monterrey noté que todos
llevaban mucha comida; y desde que partimos no dejé de escuchar todo
el tiempo el crujir de las bolsitas de papas y el crunch-crunch de gente que
comía. Mi hermana me asegura que sí va a vender sus productos pues “la gente es muy tragona”, yo me dispongo
de buen ánimo y decido que le compraré el producto menos chatarra en caso de
venta fallida... de nuevo mi hermana tenía razón, vació su cajón! De ahí a un
kilómetro se bajó con el resto de su mercancía, y yo alcancé a verlo atravesar la carretera
disponiéndose a tomar el próximo bus de regreso a Monterrey, cabrona la vida!
Todos con la panza llena se tranquilizan y yo misma me pongo cómoda y veo
la película mexicana, Colosio, que trata del horrible asesinato en 1994 del
candidato del PRI, para la presidencia de México, su visión me dejó un sabor
amargo en la boca.
Llegando a ciudad Victoria, el bus
hace una parada de 10 minutos y de prisa mi hermana y yo aprovechamos para ir
al baño, el problema es que traemos poco tiempo y muy poquita feria y el dinero
nos alcanza para entrar una sola persona al baño. En la entrada a los baños hay una puerta giratoria con barras de fierro
(torno), para hacerla girar hay que
echar unos pesos y entrar una a la vez. Faltandonos monedas para las dos, la
traviesa de mi hermana me empuja junto con ella y entramos así muy apretaditas,
ella muerta de la risa y yo siempre volteandome a ver si alguien nos estaba
viendo... nadie nos pelan, cada quien en su rollo. Ah! Olvidaba decirles de la
existencia de una especie de fuente sin agua entre los baños de los hombres y
el de las mujeres, probablemente el arquitecto que la diseñó había imaginado
algo como en Las Vegas, fuentes saltarinas con luces.
Saliendo de Victoria rumbo al Mante, el autobus tomó la vieja carretera
donde hay una vegetación increíblemente bella y entonces mi mente se llenó de
viejos recuerdos de los viajes de mi infancia con toda la familia o aquellos de
estudiante con los amigos Mantenses cuando regresabamos a casa de vacaciones.
Durante este recorrido, cómplice el horario y las panzas llenas, la mayoría de
los pasajeros dormían placidamente o veían alguna película.
Yo admiraba la maravilla de la naturaleza, el verde brillante de los
árboles, la tierra negra, y no obstante las ventanillas cerradas me parecía de
percibir el perfume embriagante del trópico. Mis sentidos, aletargados de cipreses
melancólicos y de olivos plateados del
paisaje dulce y colinar de la toscana, al improviso como un rayo en un cielo
sereno fueron turbados por la fuerza de Eros y yo, sucumbiendo a pensamientos impuros y dejandome
engullir con fuerza por esa prepotente vegetación, volví a mis dieciochos años!