giovedì 24 marzo 2016

Berlino - Berlín

Duomo di Berlino

Porta di Brandeburgo


La settimana scorsa sono andata a Berlino per far visita a mia figlia Laura. Come al solito ero in ansia, ultimamente ho sempre un po’ paura a prendere l’aereo e proprio il giorno della partenza le previsioni del tempo non erano ottimali: minacciava una tormenta.
Dopo una mezz’oretta d’essere arrivata all’aeroporto di Pisa, come previsto, si è scatenato l’inferno. Forte vento con piogge torrenziali. Siamo saliti sull’aereo e da fermo il velivolo dondolava come un giocattolo. Ero molto nervosa e i due ragazzi italiani che sedevano accanto solidarizzano con me immediatamente . Era così rassicurante averli vicini, ridevano e scherzavano alla partenza e durante il volo, non privo di turbolenze. Mascheravano così anche la loro paura.
Una volta a terra ci siamo salutati e nella sala degli arrivi ho cercato con lo sguardo Laura, ma non la trovavo. Sono andata subito nel panico, ho acceso il mio smartphone, ho mandato un messaggio con WhatssApp, nessuna riposta. Ho iniziato a tremare perché mi sono resa conto che non avevo nemmeno il suo indirizzo di casa! Dopo sette minuti l’ho vista arrivare trafelata, l’ho rimproverata per il ritardo, lei mi ha chiesto scusa. Un bacio frettoloso, le sue guance erano fredde. Siamo andati su una lunga banchina che ci avrebbe portato a prendere il treno. Una volta sedute dentro lo scompartimento mi sono rilassata, l’ho presa per le mani e abbiamo iniziato a chiacchierare. Durante il tragitto verso casa osservavo il paesaggio urbano.
La casa dove abita con il suo ragazzo è molto accogliente, con luci soffuse e rosse, fresche o secche, un po’ dappertutto. Il pavimento di vecchio legno fa subito casa. Dopo cena siamo usciti a fare un giro notturno in città.



La prima cosa che mi ha sorpreso di questa grande città è la scarsa illuminazione nelle strade, strade lunghissime, larghissime, che sembrano non finire mai. La città è un immenso intreccio di vie, rotaie per treni, tranvie e piste ciclabili. Di certo avere la macchina qua non ha più molto senso. Sono fortunati ad avere tanto spazio, un territorio molto esteso che permette di avere un trasporto pubblico super efficiente e poi fanno un largo uso di biciclette. Non ci sono scuse all’italiana per lasciar la bici a casa: pioggia, vento, freddo, neve- niente li ferma.
Famiglie intere partono imbacuccate, incuranti della situazione meteorologica; i più piccini usano biciclettine senza pedali, li vedi correre veloci spingendosi con le loro gambe (futuri campioni nello sport?).


Non mi metterò a raccontare i luoghi storici di questa importante città perché non ne sono capace, anche se farò un piccolo elenco dei luoghi visitati e magari qualche appunto su ciò che mi è rimasto proprio impresso. Il mio racconto è più sulle sensazioni o curiosità che a volte i miei occhi e cuore catturano.
Berlino, per me, è una città molto interessante, piena di pregi e contrasti urbani. Non corrisponde al canone di bellezza a cui sono abituata, forse per il fatto di vivere in una città come Firenze considerata un “piccolo gioiello”. Comunque sono stata molto contenta di camminare a lungo per le sue strade, a dispetto del gran freddo.
I palazzi, alcuni anche belli, sono pieni di grafiti: sono parte del paesaggio, non disturbano. La maggior parte di questi edifici ha al pian terreno negozi di tutti tipi, molto di moda quelli alimentari: organici, biologici, vegan. Piccoli caffè, librerie, ristoranti italiani, turchi, vietnamiti, messicani, greci, coreani. Anche questi come le strade sono illuminati pochissimo, prevale il uso di candele, crea atmosfera. Indimenticabile la zuppa di pesce coreana, che abbiamo mangiato una sera: piccante al punto giusto, con quella specie di spaghetti che eri costretta a succhiare, una vera goduria!
Le vetrine dei negozi in generale non sono decorate in maniera bella o attraente, ma all’interno trovi sempre qualche piccolo dettaglio che suscita simpatia. I caffè all’aperto sono abbelliti da fiori e piante. Sulle sedie ci sono delle copertine per i coraggiosi che, sedendosi fuori al freddo, possono così coprirsi le gambe. Perché i tedeschi, al contrario degli inglesi che vanno in giro mezzi nudi durante l’inverno, si vestono con indumenti termici.
Mi sorprende il fatto che le finestre delle case siano nude, senza persiane, tapparelle e persino pochi appartamenti abbiano le tende, nemmeno quelli al pianterreno. Sicuramente non subiscono furti e la città è sicura, nonostante il pregiudizio ti porti a credere il contrario, sopratutto quando vedi persone che bevono  birra a tutte l’ore, seduti nei parchi vicino ai bambini che giocano.
Ho visto anche molte giovani coppie con tanti bimbi, sebbene la Germania, come l’Italia abbia un tasso di natalità molto basso.  
Malgrado la nomea che hanno i tedeschi d’essere ordinati e precisi (e che sicuramente è vero, basta vedere la puntualità dei mezzi di trasporto) hanno anche un modo di vivere la città (al meno a Berlino) che è anche disordinato e sporco. Gran parte dei marciapiedi sono piene di cicche di sigarette, i pali dei semafori o della luce sono tappezzati di volantini e alcuni addirittura di gomme da masticare. Se questo succedesse in Italia sarebbe giudicato offensivo, ma, non si sa come, a Berlino diventa “street art”.


gomme da masticare


La maggioranza dei palazzi, ha un cortile interno dove vengono custodite le biciclette e i bidoni della spazzatura sono mascherati da reticolati e piante sempre verdi. Ho l’impressione che la spazzatura che producono sia una questione molto intima. Nonostante ciò, mentre cammini sugli ampi marciapiedi, puoi inciampare su materassi, vecchie tv, sedie, e i più svariati oggetti o mobili.  
La mattina presto l’addetto dell’azienda pubblica entra nei cortili e trascina i bidoni fuori per svuotarli, operazione abbastanza lunga e, secondo me, un po’ complicata. Non capisco come mai non mettano i cassonetti della nettezza all'esterno, forse per estetica? Non credo, non mi sembra un popolo che ci tenga tanto alla bella figura.
Mi è piaciuto tantissimo girare in bus per tutta la città. Le distanze sono enormi ma tutto diventa più vicino grazie a questi mezzi di trasporto e alla loro puntualità. E’ incredibile  non sentirsi soffocare dentro ai vagoni o negli autobus, quel pigia- pigia delle nostre città in Italia. Qua tutto è talmente esteso che c’è spazio per tutti.    
Meraviglioso il contrasto della sua architettura: la vecchia Berlino Est con i palazzoni di 10- 12 piani, quadrati, privi di bellezza (ora alcuni d’essi sono stati ristrutturati e appaiono graziosi e trendy). Non ci sono parole per descrivere la nuova architettura moderna, opere create dai più grandi architetti di tutto il mondo del XX secolo. Entrare nella Berlin Central Station è come approdare a un mondo nuovo, dove il tetto è sospeso nel cielo.

Berlin Central Station

Un’idea per fare un giro in città è prendere i bus numero 100 o 200: vi permetterà di fare un tour omnicomprensivo della zona storica. Arrivando al boulevard Kufürstendamm potete visitare la chiesa costruita in memoria dell’imperatore Guglielmo, in gran parte danneggiata dai bombardamenti della seconda guerra mondiale. Le sue rovine offrono una viva testimonianza degli orrori della guerra.
Già che uno è in giro può anche fare un salto al famoso Ka De We (centro commerciale di lusso) e visitare l’ultimo piano dedicato interamente alla gastronomia. Per noi amanti della cucina e del buon cibo è veramente ammaliante.     

Chiesa del Ricordo

Da non perdersi la visita ai Cortili di Hackesche, il quartiere Kreuzberg, Flohmarkt (mercato delle pulci), Wharschauer Strasse, East Side gallery (muro dei graffiti di Berlino), Berliner Fernsehturm (la torre della tv), la porta di Brandeburgo, Alexanderplatz, Nikolaiviertel delimitato dal fiume Sprea, il ponte di Oberbaumbrücke, Bundenstag (il parlamento), il Memoriale dell’Olocausto,  la Cappella della Conciliazione, Treptow (parco- monumento ai caduti sovietici) etc.
Di questi ultimi due posti vorrei spendere qualche parola in più:

Art Nouveu

Fiume Sprea

Torre della tv

Altes Museum

Il Memoriale dell'Olocausto


La Cappella della Conciliazione è un piccolo edificio in terra cruda costruito dove sorgeva la Chiesa della Conciliazione, abbattuta dal regime comunista. Nell’impasto di terre che hanno usato per la sua costruzione ci sono anche parte delle macerie dell’antica chiesa. E’ un posto adatto alla meditazione e alla preghiera. Dentro a questa cappella di forma ovale c’è l’altare della vecchia chiesa, alcune poltroncine e un cristo legato dai polsi sulla croce. Questa cappella mi ha emozionato molto, non so se dovuto al fatto che quel giorno era molto grigio e freddo, cadeva una pioggerellina che entrava nelle ossa. La cappella è molto semplice e austera, costruita con terra cruda e pochissimo altro materiale. Dentro regnava il freddo e il silenzio, le luci di piccoli candele balbettavano infreddolite anche loro. In fondo sedeva il guardiano, quasi nascosto da una coperta a pellicciotto e un cappello con paraorecchie, un viso rubicondo placidamente abbozzava un sorriso, oserei dire poetico.

Cappella della Conciliazione



Il parco di Treptower , memoriale ai caduti sovietici è molto grande. Sono andata insieme a Juan una guida straordinaria, molto preciso mi ha raccontato tutto quello che riguardava questo meraviglioso parco. Da una parte scorre il Sprea con le sue barche, alcune abitabili, altri sono ristoranti, e altri per passeggiare lungo il fiume. L’area centrale del parco è al contempo un cimitero con 5000 soldati sovietici. Quel giorno c’era un timido sole che ci ha permesso di girare senza ombrello e a momenti anche senza cappello. Nel parco abbiamo incrociato solamente una coppia d’anziani: sembravano lucertole che cercavano il fievole sole sui muri delle imponenti tombe. Sfioravano coi loro corpi i bassorilievi di soldati armati o il viso di Stalin. Su dei lunghi rettilinei erano disposti alberi, tombe e affreschi con rappresentazioni della guerra.

Fiume Sprea





Treptow Parco

Impressionante la statua sul mausoleo, dove un soldato porta un bambino tedesco in braccio, bambino salvato dal fascismo. Sono rimasta affascinata dalla solennità, dal  silenzio, dalla retorica sovietica, dai monumenti mastodontici e della bellezza di un parco ancora spoglio.


E così è arrivato il giorno del mio rientro in Italia. Laura e io abbiamo preso di nuovo il treno. I congedi sono sempre un po’ tristi e il cielo di Berlino non aiuta in questi casi. Non riesco ad abituarmi agli arrivederci delle persone a me care.
Questa volta l’aereo è partito in perfetto orario, per puro caso ho ritrovato uno dei ragazzi che avevano fatto con me il volo d’andata. Di solito riesco ad avere sempre un posto a sedere sul corridoio, questa volta mi è toccato il finestrino. Accanto a me sedeva una donna vestita in maniera un po’ stramba, con un giubbotto rosso pieno di luccichii, i cappelli tinti di arancione. Parlottava uno strano italiano fra sé e sé ed emanava un forte odore di vino. In un sacchetto di plastica aveva una bottiglia e ogni venti minuti si alzava per andare in bagno (suppongo a bere perché non lasciava il sacchetto un momento) facendo un gran trambusto. Poco prima di atterrare l’assistente di volo ha dovuto allacciarle la cintura, dopodiché si è profondamente addormentata. Una volta che siamo atterrati per uscire dal mio posto, ho dovuto scavalcarla perché dormiva come un sasso. Chi sa che fine ha fatto!
Ho lasciato una straordinaria Berlino a -4° e un cielo grigio. Arrivata in Italia c’era un bel sole e 14 ° di temperatura. Ero tornata a casa.

 Versión en español

Duomo Berlìn




La semana pasada fuí a Berlín a visitar a mi hija Laura. Como de costumbre, comía ansias. Últimamente tengo siempre algo de miedo al subirme al avión y, precisamente el día de la partida, las previsiones del tiempo no eran óptimas: amenzaba una tormenta.
Después de una media hora de mi llegada al aeropuerto de Pisa, como estaba previsto, se desató el infierno. Fuerte viento y lluvias torrenciales. Subimos al avión que, aun parado, se balanceaba como un juguete. Estaba muy nerviosa y dos jóvenes italianos que estaban sentados a mi lado se solidarizaron conmigo inmediatamente. Era muy tranquilizador estar cerca de ellos, pues reían y bromeaban al despegar y durante el vuelo, no excento de turbolencias. Maquillaban así también su miedo.
Una vez en tierra nos despedimos y en la sala de llegadas busqué con la mirada Laura, pero no la encontré. Entré de súbito en pánico. Prendí mi smartphone y envié mensaje por WhatssApp, pero ninguna respuesta. Empecé a temblar porque me di cuenta de que ¡no tenía ni siquiera la dirección de su casa! Después de siete minutos, la vi llegar jadeante. La regañé por el retraso y ella me pidió disculpas. Un beso apresurado, sus mejillas estaban frías. Nos dirijimos a un largo andén que nos llevaría a tomar el tren. Una vez sentadas dentro el compartimento me relajé, la tomé de las manos y empezamos a platicar. Durante el trayecto rumbo a la casa observaba el paisaje urbano. La casa donde vive con su pareja es muy acogedora, con luces tenues y rosas, frescas o secas, por todos lados. El suelo de madera vieja hace sentir de inmediato en casa. Después de cenar, salimos a dar una vuelta nocturna.
La primera cosa que me sorprendió de esta ciudad es la poca iluminación en las calles, calles larguísimas, anchísimas, que parecen interminables. La ciudad es una inmensa telaraña de calles, carriles para trenes, tranvías y vías para bicicletas. Ciertamente, tener un coche acá no tiene sentido. Son muy afortunados en tener tanto espacio, un territorio muy extenso que les permite una red de transporte público supereficiente y hacer un uso intenso de las bicicletas. No hay escusas a la italiana para dejar las bicis en la casa: lluvia, viento, frío, nieve, nada los detiene.
Familias enteras parten bien cubiertos, indiferentes a la situación metereológica. Los más pequeños usan bicicletitas sin pedales, los ves correr veloces empujándose con sus piernas (¿futuros campeones deportivos?).
No me pondré a contarles de los lugares históricos de esta importante ciudad porque no soy capaz, aunque sí presentaré un pequeño elenco de los lugares visitados y, ¿por qué no?, alguna nota sobre lo que me quedó impreso. Mi relato es más sobre las sensaciones o curiosidades que a veces mis ojos y corazón capturan.
Berlín, para mí, es una ciudad muy interesante, llena de valores y contrastes urbanos. No corresponde al criterio de belleza al que estoy acostumbrada, tal vez por el hecho de vivir en una ciudad como Florencia, considerada una “pequeña joya”. Como sea, estuve muy contenta de caminar por sus calles, a despecho del gran frío.



Los edificios, algunos hasta bellos, están llenos de grafitis. Son parte del paisaje, no disturban. La mayoría de estos edificios en la planta baja tiene negocios de todo tipo, muy de moda aquellos de alimentos: orgánicos, bio, vegetarianos, vegan. Pequeñas cafeterías, librerías, restaurantes italianos, turcos, mexicanos, griegos, coreanos. También éstos, como las calles, están poco iluminados; prevalece el uso de velas, que crea atmósfera. Memorable la sopa de pescado coreana que comimos una noche: picante lo justo, con esa especie de espaguetis que estabás obligada a succionar, ¡un verdadero goce!
Los aparadores de los negocios, en general, no están decorados en manera bonita ni atrayente, pero al interior encuentras siempre un detalle que sucita simpatía. Los cafés al aire libre los adornan con plantas y flores. Sobre las sillas hay colchitas para los valerosos que, sentándose afuera en el frío, pueden así cubrirse las piernas. Porque los alemanes, al contrario de los ingleses que andan medios desnudos durante el invierno, sí se cubren con prendas térmicas.
Me sorprende el hecho de que las ventanas de las casas estén desnudas, sin persianas o rejas. Incluso, pocos apartamentos tienen cortinas, ni siquiera los que están en la planta baja. Seguramente no sufren de robos y la ciudad es segura, no obstante que el prejuicio te lleve a pensar lo contrario, sobretodo cuando ves personas que beben creveza a todas horas, mientras caminan o sentados en los parques cerca de donde juegan los niños.
Vi muchas parejas jóvenes con niños, si bien Alemania, como Italia tiene un bajo índice de natalidad.
A pesar de la fama que tienen los alemanes de ser ordenados y precisos (y seguramente es verdad, pues basta ver la puntualidad de sus medios de transporte) tienen también una manera de vivir la ciudad (al menos Berlín) que es también desordenada y sucia. Gran parte de las banquetas están llenas de colillas de cigarros, los postes de los semáforos están tapizados de folletos de publicidad y algunos nada menos que de chicles. Si esto sucediera en Italia sería considerado ofensivo pero, no se sabe cómo, en Berlín se vuelve “street art”.





La mayoría de los edificios tiene un cortil interno donde tienen guardadas las bicicletas y los botes de basura diferenciados (papel, plástico, vidrio, etc.), que están ocultos con rejillas y plantas siempre verdes. Tengo la impresión de que la basura que producen es una cuestión muy íntima. Sin embargo, mientras caminas en las amplias aceras, puedes tropezarte con colchones, televisiones viejas, sillas, y los más variados objetos o muebles.
En la mañana temprano, los encargados de la empresa pública entran en los cortiles y sacan los basureros para vaciarlos, operación bastante tardada y, según yo, un poco complicada. No comprendo porque no ponen los botes de basura al exterior. ¿Quizás por cuestiones de estética? No creo, no me parece gente que tienda particularmente a la “bella figura”.
Me encantó viajar en autubús por toda la ciudad. Las distancias son enormes, pero todo se acerca gracias a estos medios de transporte y su puntualidad. Es increíble no sentirse sofocar dentro de los vagones o los autobuses, ese pigia-pigia (apretujamiento) de nuestras ciudades en Italia. Acá todo es tan extenso que hay espacio para todos.
Maravilloso el contraste de su arquitectura: la vieja Berlín del Este con edificios de 10 o 12 pisos, cuadrados y desprovistos de belleza (ahora algunos han sido renovados y se ven graciosos y trendy). No hay palabras para describir la nueva arquitectura moderna, obras creadas por los más grandes arquitectos de todo el mundo del siglo XX. Entrar en la Berlin Central Station es como arribar a un mundo nuevo, donde el techo está suspendido en el cielo.

Berlin Central Station

Una idea para dar la vuelta en la ciudad es tomar los autobuses 100 o 200, que les permitirán de hacer un tour comprensivo por la zona histórica. Llegando al boulevard Kufürstendamm pueden visitar la Iglesia del Recuerdo, construida en memoria del káiser Guillermo I y dañada en gran parte por los bombardeos de la Segunda Guerra Mundial. Sus ruinas dan un testimonio vivo de los horrores de la guerra.
Ya que andan por ahí pueden ir al famoso KaDeWe (centro comercial de lujo) y visitar el útimo piso, dedicado enteramente a la gastronomía. Para nosotros, amantes de la cocina y de la buena comida, es verdaderamente fascinante.
No se pierdan la visita a los cortiles de Hackeschen, el barrio de Kreuzberg, el Flohmarkt (mercado de las pulgas), la Warschauer Strasse, la East Side gallery (muro de los grafitis), la Berliner Fernsehturm (o Torre de Televisión), la Puerta de Brandeburgo, Alexanderplatz, el Nikolaiviertel delimitado por el río Spree, el puente Oberbaumbrücke, el Bundenstag (el parlamento), el Monumento al Holocausto, la Capilla de la Conciliación, el  parque-memorial a los caídos soviéticos en el Treptow Park, etc.
De estos dos últimos lugares quisiera platicarles unas cuantas cosas más:
Puerta de Brandeburgo


Bundestang, el Parlamento

Memorial a los judìos asesinados

La Capilla de la Conciliación es un pequeño edificio en tierra cruda (una especie de adobe) construida donde surgía la iglesia de la Conciliación, derrumbada por el régimen comunista. En la mezcla de tierras que usaron para su construcción hay parte de los escombros de la antigua iglesia. Es un lugar apto para la meditación y la oración. Al interior de la capilla de forma oval está el altar de la antigua iglesia, algunas butacas y un cristo atado por los pulsos a la cruz. Esta capilla me ha emocionado mucho, no sé si debido al hecho de que ese día  estaba muy gris y frío (caía una lluviecita que se te metía en los huesos). La capilla es muy sencilla y austera, cosnstruida con tierra cruda y pocos otros elementos. Dentro reinaba el frío y el silencio, las luces de pequeñas velas bailoteaban aterradas de frío también ellas. Al fondo estaba sentado el guardián, casi escondido por una cubierta de lana gruesa y con un gorro con orejeras sobre un rostro rubicundo que plácidamente bosquejaba una sonrisa, osaré decir poética.


Capilla de la Conciliaciòn


El parque de Treptower, memorial a los caídos soviéticos es muy grande. Fui con Juan, un guía extraordinario que muy acertado me relató todo lo que interesaba de este maravilloso lugar. De una parte corre el río Spree con sus barcas, algunas habitables, otras restaurants y otras para hacer paseos turísticos en el río. El área central del parque es al mismo tiempo el cementerio de 5000 soldados rusos. Ese día había un tímido sol que nos permitió andar sin sombrilla y por momentos hasta sin gorro. En el parque encontramos solo una pareja de ancianos: parecían lagartijas que buscaban el débil sol sobre los muros de las imponentes tumbas. Rozaban con sus cuerpos los bajorelieves de soldados armados o el rostro de Lenin. En largos rectílineos estaban acomodados árboles, tumbas y frescos con representaciones de la guerra.
Impresionante la estatua en el mausoleo, donde un soldado tiene en sus brazos a un niño alemán, niño salvado del facismo. Quedé muy fascinada de la solemnidad, del silencio, de la retórica soviética, de los monumentos mastodónticos y de la belleza de un parque todavía desnudo.







Parque de Treptower

Y así llegó el día de mi regreso a Italia. Laura y yo tomamos de nuevo el tren para el aeropuerto. Las despedidas son siempre un poco tristes y el cielo de Berlín no ayuda en estos casos. No logro acostumbrarme a los arrivederci de las personas que amo.
Esta vez el avión partió en perfecto horario y por casualidad encontré uno de los chicos que hicieron el vuelo de ida conmigo. Casi siempre consigo lugar en el pasillo, pero esta vez me tocó ventanilla. A mi lado se sentó una mujer vestida medio excéntrica, con una chamarra rosa llena de brillantitos, su cabello pintado de color anaranjado. Cuchicheaba para sí misma un extraño italiano y emanaba un fuerte olor a vino. En una bolsa de plástico del duty free traía una botella y cada veinte minutos se levantaba al baño (supongo a tomar, pues no dejaba la bolsa ni un momento) causando una gran confusión. Poco antes de aterrizar, el asistente del vuelo le amarró el cinturón de seguridad; después se quedó dormida profundamente. Una vez que aterrizamos, para salir de mi lugar tuve que saltarla porque seguía dormida como una piedra. ¡Quién sabe qué fin tuvo!
Dejé Berlín a -4° y con un cielo gris. Llegando a Italia había un sol espléndido y 14° de temperatura. Estaba de nuevo a casa.























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