Duomo di Berlino Porta di Brandeburgo |
La settimana scorsa sono
andata a Berlino per far visita a mia figlia Laura. Come al solito ero in
ansia, ultimamente ho sempre un po’ paura a prendere l’aereo e proprio il
giorno della partenza le previsioni del tempo non erano ottimali: minacciava
una tormenta.
Dopo una mezz’oretta d’essere
arrivata all’aeroporto di Pisa, come previsto, si è scatenato l’inferno. Forte
vento con piogge torrenziali. Siamo saliti sull’aereo e da fermo il velivolo
dondolava come un giocattolo. Ero molto nervosa e i due ragazzi italiani che
sedevano accanto solidarizzano con me immediatamente . Era così rassicurante
averli vicini, ridevano e scherzavano alla partenza e durante il volo, non
privo di turbolenze. Mascheravano così anche la loro paura.
Una volta a terra ci siamo
salutati e nella sala degli arrivi ho cercato con lo sguardo Laura, ma non la
trovavo. Sono andata subito nel panico, ho acceso il mio smartphone, ho mandato
un messaggio con WhatssApp, nessuna riposta. Ho iniziato a tremare perché mi sono
resa conto che non avevo nemmeno il suo indirizzo di casa! Dopo sette minuti l’ho
vista arrivare trafelata, l’ho rimproverata per il ritardo, lei mi ha chiesto
scusa. Un bacio frettoloso, le sue guance erano fredde. Siamo andati su una lunga
banchina che ci avrebbe portato a prendere il treno. Una volta sedute dentro lo
scompartimento mi sono rilassata, l’ho presa per le mani e abbiamo iniziato a
chiacchierare. Durante il tragitto verso casa osservavo il paesaggio urbano.
La casa dove abita con il suo
ragazzo è molto accogliente, con luci soffuse e rosse, fresche o secche, un po’
dappertutto. Il pavimento di vecchio legno fa subito casa. Dopo cena siamo
usciti a fare un giro notturno in città.
La prima cosa che mi ha
sorpreso di questa grande città è la scarsa illuminazione nelle strade, strade
lunghissime, larghissime, che sembrano non finire mai. La città è un immenso intreccio
di vie, rotaie per treni, tranvie e piste ciclabili. Di certo avere la macchina
qua non ha più molto senso. Sono fortunati ad avere tanto spazio, un territorio
molto esteso che permette di avere un trasporto pubblico super efficiente e poi
fanno un largo uso di biciclette. Non ci sono scuse all’italiana per lasciar la
bici a casa: pioggia, vento, freddo, neve- niente li ferma.
Famiglie intere partono
imbacuccate, incuranti della situazione meteorologica; i più piccini usano biciclettine
senza pedali, li vedi correre veloci spingendosi con le loro gambe (futuri
campioni nello sport?).
Non mi metterò a raccontare i
luoghi storici di questa importante città perché non ne sono capace, anche se
farò un piccolo elenco dei luoghi visitati e magari qualche appunto su ciò che
mi è rimasto proprio impresso. Il mio racconto è più sulle sensazioni o
curiosità che a volte i miei occhi e cuore catturano.
Berlino, per me, è una città
molto interessante, piena di pregi e contrasti urbani. Non corrisponde al
canone di bellezza a cui sono abituata, forse per il fatto di vivere in una
città come Firenze considerata un “piccolo gioiello”. Comunque sono stata molto
contenta di camminare a lungo per le sue strade, a dispetto del gran freddo.
I palazzi, alcuni anche belli,
sono pieni di grafiti: sono parte del paesaggio, non disturbano. La maggior
parte di questi edifici ha al pian terreno negozi di tutti tipi, molto di moda
quelli alimentari: organici, biologici, vegan. Piccoli caffè, librerie,
ristoranti italiani, turchi, vietnamiti, messicani, greci, coreani. Anche
questi come le strade sono illuminati pochissimo, prevale il uso di candele,
crea atmosfera. Indimenticabile la zuppa di pesce coreana, che abbiamo mangiato
una sera: piccante al punto giusto, con quella specie di spaghetti che eri
costretta a succhiare, una vera goduria!
Le vetrine dei negozi in
generale non sono decorate in maniera bella o attraente, ma all’interno trovi
sempre qualche piccolo dettaglio che suscita simpatia. I caffè all’aperto sono
abbelliti da fiori e piante. Sulle sedie ci sono delle copertine per i
coraggiosi che, sedendosi fuori al freddo, possono così coprirsi le gambe.
Perché i tedeschi, al contrario degli inglesi che vanno in giro mezzi nudi
durante l’inverno, si vestono con indumenti termici.
Mi sorprende il fatto che le
finestre delle case siano nude, senza persiane, tapparelle e persino pochi
appartamenti abbiano le tende, nemmeno quelli al pianterreno. Sicuramente non
subiscono furti e la città è sicura, nonostante il pregiudizio ti porti a credere
il contrario, sopratutto quando vedi persone che bevono birra a tutte l’ore, seduti nei parchi vicino ai bambini che giocano.
Ho visto anche molte giovani
coppie con tanti bimbi, sebbene la
Germania , come l’Italia abbia un tasso di natalità molto
basso.
Malgrado la nomea che hanno i
tedeschi d’essere ordinati e precisi (e che sicuramente è vero, basta vedere la
puntualità dei mezzi di trasporto) hanno anche un modo di vivere la città (al
meno a Berlino) che è anche disordinato e sporco. Gran parte dei marciapiedi
sono piene di cicche di sigarette, i pali dei semafori o della luce sono
tappezzati di volantini e alcuni addirittura di gomme da masticare. Se questo
succedesse in Italia sarebbe giudicato offensivo, ma, non si sa come, a Berlino
diventa “street art”.
gomme da masticare
La maggioranza dei palazzi,
ha un cortile interno dove vengono custodite le biciclette e i bidoni della
spazzatura sono mascherati da reticolati e piante sempre verdi. Ho l’impressione
che la spazzatura che producono sia una questione molto intima. Nonostante ciò,
mentre cammini sugli ampi marciapiedi, puoi inciampare su materassi, vecchie
tv, sedie, e i più svariati oggetti o mobili.
La mattina presto l’addetto
dell’azienda pubblica entra nei cortili e trascina i bidoni fuori per
svuotarli, operazione abbastanza lunga e, secondo me, un po’ complicata. Non
capisco come mai non mettano i cassonetti della nettezza all'esterno, forse per
estetica? Non credo, non mi sembra un popolo che ci tenga tanto alla bella
figura.
Mi è piaciuto tantissimo
girare in bus per tutta la città. Le distanze sono enormi ma tutto diventa più
vicino grazie a questi mezzi di trasporto e alla loro puntualità. E’
incredibile non sentirsi soffocare
dentro ai vagoni o negli autobus, quel pigia- pigia delle nostre città in
Italia. Qua tutto è talmente esteso che c’è spazio per tutti.
Meraviglioso il contrasto
della sua architettura: la vecchia Berlino Est con i palazzoni di 10- 12 piani,
quadrati, privi di bellezza (ora alcuni d’essi sono stati ristrutturati e
appaiono graziosi e trendy). Non ci sono parole per descrivere la nuova
architettura moderna, opere create dai più grandi architetti di tutto il mondo
del XX secolo. Entrare nella Berlin Central Station è come approdare a un mondo
nuovo, dove il tetto è sospeso nel cielo.
Berlin Central Station
Un’idea per fare un giro in
città è prendere i bus numero 100 o 200: vi permetterà di fare un tour omnicomprensivo
della zona storica. Arrivando al boulevard Kufürstendamm potete visitare la
chiesa costruita in memoria dell’imperatore Guglielmo, in gran parte
danneggiata dai bombardamenti della seconda guerra mondiale. Le sue rovine
offrono una viva testimonianza degli orrori della guerra.
Già che uno è in giro può
anche fare un salto al famoso Ka De We (centro commerciale di lusso) e visitare
l’ultimo piano dedicato interamente alla gastronomia. Per noi amanti della
cucina e del buon cibo è veramente ammaliante.
Chiesa del Ricordo
Da non perdersi la visita ai
Cortili di Hackesche, il quartiere Kreuzberg, Flohmarkt (mercato delle pulci),
Wharschauer Strasse, East Side gallery (muro dei graffiti di Berlino), Berliner
Fernsehturm (la torre della tv), la porta di Brandeburgo, Alexanderplatz,
Nikolaiviertel delimitato dal fiume Sprea, il ponte di Oberbaumbrücke,
Bundenstag (il parlamento), il Memoriale dell’Olocausto, la
Cappella della Conciliazione, Treptow (parco- monumento ai
caduti sovietici) etc.
Di questi ultimi due posti vorrei
spendere qualche parola in più:
Art Nouveu
Fiume Sprea
Torre della tv
Altes Museum
Il Memoriale dell'Olocausto
Cappella della Conciliazione
Il parco di Treptower ,
memoriale ai caduti sovietici è molto grande. Sono andata insieme a Juan una
guida straordinaria, molto preciso mi ha raccontato tutto quello che riguardava
questo meraviglioso parco. Da una parte scorre il Sprea con le sue barche,
alcune abitabili, altri sono ristoranti, e altri per passeggiare lungo il
fiume. L’area centrale del parco è al contempo un cimitero con 5000 soldati
sovietici. Quel giorno c’era un timido sole che ci ha permesso di girare senza
ombrello e a momenti anche senza cappello. Nel parco abbiamo incrociato
solamente una coppia d’anziani: sembravano lucertole che cercavano il fievole
sole sui muri delle imponenti tombe. Sfioravano coi loro corpi i bassorilievi
di soldati armati o il viso di Stalin. Su dei lunghi rettilinei erano disposti
alberi, tombe e affreschi con rappresentazioni della guerra.
Fiume Sprea
Treptow Parco
Impressionante la statua sul
mausoleo, dove un soldato porta un bambino tedesco in braccio, bambino salvato
dal fascismo. Sono rimasta affascinata dalla solennità, dal silenzio, dalla retorica sovietica, dai
monumenti mastodontici e della bellezza di un parco ancora spoglio.
E così è arrivato il giorno
del mio rientro in Italia. Laura e io abbiamo preso di nuovo il treno. I
congedi sono sempre un po’ tristi e il cielo di Berlino non aiuta in questi
casi. Non riesco ad abituarmi agli arrivederci delle persone a me care.
Questa volta l’aereo è
partito in perfetto orario, per puro caso ho ritrovato uno dei ragazzi che avevano
fatto con me il volo d’andata. Di solito riesco ad avere sempre un posto a
sedere sul corridoio, questa volta mi è toccato il finestrino. Accanto a me sedeva
una donna vestita in maniera un po’ stramba, con un giubbotto rosso pieno di
luccichii, i cappelli tinti di arancione. Parlottava uno strano italiano fra sé
e sé ed emanava un forte odore di vino. In un sacchetto di plastica aveva una
bottiglia e ogni venti minuti si alzava per andare in bagno (suppongo a bere
perché non lasciava il sacchetto un momento) facendo un gran trambusto. Poco prima
di atterrare l’assistente di volo ha dovuto allacciarle la cintura, dopodiché
si è profondamente addormentata. Una volta che siamo atterrati per uscire dal
mio posto, ho dovuto scavalcarla perché dormiva come un sasso. Chi sa che fine
ha fatto!
Ho lasciato una straordinaria
Berlino a -4° e un cielo grigio. Arrivata in Italia c’era un bel sole e 14 ° di
temperatura. Ero tornata a casa.
Versión en español
Duomo Berlìn
La semana pasada fuí a Berlín a visitar a mi hija
Laura. Como de costumbre, comía ansias. Últimamente tengo siempre algo de miedo
al subirme al avión y, precisamente el día de la partida, las previsiones del
tiempo no eran óptimas: amenzaba una tormenta.
Después de una media hora de mi llegada al
aeropuerto de Pisa, como estaba previsto, se desató el infierno. Fuerte viento
y lluvias torrenciales. Subimos al avión que, aun parado, se balanceaba como un
juguete. Estaba muy nerviosa y dos jóvenes italianos que estaban sentados a mi
lado se solidarizaron conmigo inmediatamente. Era muy tranquilizador estar
cerca de ellos, pues reían y bromeaban al despegar y durante el vuelo, no
excento de turbolencias. Maquillaban así también su miedo.
Una vez en tierra nos despedimos y en la sala de
llegadas busqué con la mirada Laura, pero no la encontré. Entré de súbito en
pánico. Prendí mi smartphone y envié mensaje por WhatssApp, pero ninguna
respuesta. Empecé a temblar porque me di cuenta de que ¡no tenía ni siquiera la
dirección de su casa! Después de siete minutos, la vi llegar jadeante. La
regañé por el retraso y ella me pidió disculpas. Un beso apresurado, sus
mejillas estaban frías. Nos dirijimos a un largo andén que nos llevaría a tomar
el tren. Una vez sentadas dentro el compartimento me relajé, la tomé de las
manos y empezamos a platicar. Durante el trayecto rumbo a la casa observaba el
paisaje urbano. La casa donde vive con su pareja es muy acogedora, con luces
tenues y rosas, frescas o secas, por todos lados. El suelo de madera vieja hace
sentir de inmediato en casa. Después de cenar, salimos a dar una vuelta
nocturna.
La primera cosa que me sorprendió de esta ciudad
es la poca iluminación en las calles, calles larguísimas, anchísimas, que
parecen interminables. La ciudad es una inmensa telaraña de calles, carriles
para trenes, tranvías y vías para bicicletas. Ciertamente, tener un coche acá
no tiene sentido. Son muy afortunados en tener tanto espacio, un territorio muy
extenso que les permite una red de transporte público supereficiente y hacer un
uso intenso de las bicicletas. No hay escusas a la italiana para dejar las
bicis en la casa: lluvia, viento, frío, nieve, nada los detiene.
Familias enteras parten bien cubiertos,
indiferentes a la situación metereológica. Los más pequeños usan bicicletitas
sin pedales, los ves correr veloces empujándose con sus piernas (¿futuros
campeones deportivos?).
No me pondré a contarles de los lugares históricos
de esta importante ciudad porque no soy capaz, aunque sí presentaré un pequeño
elenco de los lugares visitados y, ¿por qué no?, alguna nota sobre lo que me
quedó impreso. Mi relato es más sobre las sensaciones o curiosidades que a
veces mis ojos y corazón capturan.
Berlín, para mí, es una ciudad muy interesante,
llena de valores y contrastes urbanos. No corresponde al criterio de belleza al
que estoy acostumbrada, tal vez por el hecho de vivir en una ciudad como
Florencia, considerada una “pequeña joya”. Como sea, estuve muy contenta de
caminar por sus calles, a despecho del gran frío.
Los edificios, algunos hasta bellos, están llenos
de grafitis. Son parte del paisaje, no disturban. La mayoría de estos edificios
en la planta baja tiene negocios de todo tipo, muy de moda aquellos de
alimentos: orgánicos, bio, vegetarianos, vegan. Pequeñas cafeterías, librerías,
restaurantes italianos, turcos, mexicanos, griegos, coreanos. También éstos,
como las calles, están poco iluminados; prevalece el uso de velas, que crea
atmósfera. Memorable la sopa de pescado coreana que comimos una noche: picante
lo justo, con esa especie de espaguetis que estabás obligada a succionar, ¡un
verdadero goce!
Los aparadores de los negocios, en general, no
están decorados en manera bonita ni atrayente, pero al interior encuentras
siempre un detalle que sucita simpatía. Los cafés al aire libre los adornan con
plantas y flores. Sobre las sillas hay colchitas para los valerosos que,
sentándose afuera en el frío, pueden así cubrirse las piernas. Porque los
alemanes, al contrario de los ingleses que andan medios desnudos durante el
invierno, sí se cubren con prendas térmicas.
Me sorprende el hecho de que las ventanas de las
casas estén desnudas, sin persianas o rejas. Incluso, pocos apartamentos tienen
cortinas, ni siquiera los que están en la planta baja. Seguramente no sufren de
robos y la ciudad es segura, no obstante que el prejuicio te lleve a pensar lo
contrario, sobretodo cuando ves personas que beben creveza a todas horas,
mientras caminan o sentados en los parques cerca de donde juegan los niños.
Vi muchas parejas jóvenes con niños, si bien
Alemania, como Italia tiene un bajo índice de natalidad.
A pesar de la fama que tienen los alemanes de ser
ordenados y precisos (y seguramente es verdad, pues basta ver la puntualidad de
sus medios de transporte) tienen también una manera de vivir la ciudad (al
menos Berlín) que es también desordenada y sucia. Gran parte de las banquetas
están llenas de colillas de cigarros, los postes de los semáforos están
tapizados de folletos de publicidad y algunos nada menos que de chicles. Si
esto sucediera en Italia sería considerado ofensivo pero, no se sabe cómo, en
Berlín se vuelve “street art”.
La mayoría de los edificios tiene un cortil
interno donde tienen guardadas las bicicletas y los botes de basura
diferenciados (papel, plástico, vidrio, etc.), que están ocultos con rejillas y
plantas siempre verdes. Tengo la impresión de que la basura que producen es una
cuestión muy íntima. Sin embargo, mientras caminas en las amplias aceras,
puedes tropezarte con colchones, televisiones viejas, sillas, y los más
variados objetos o muebles.
En la mañana temprano, los encargados de la
empresa pública entran en los cortiles y sacan los basureros para vaciarlos,
operación bastante tardada y, según yo, un poco complicada. No comprendo porque
no ponen los botes de basura al exterior. ¿Quizás por cuestiones de estética?
No creo, no me parece gente que tienda particularmente a la “bella figura”.
Me encantó viajar en autubús por toda la ciudad.
Las distancias son enormes, pero todo se acerca gracias a estos medios de
transporte y su puntualidad. Es increíble no sentirse sofocar dentro de los
vagones o los autobuses, ese pigia-pigia
(apretujamiento) de nuestras ciudades en Italia. Acá todo es tan extenso que
hay espacio para todos.
Maravilloso el contraste de su arquitectura: la
vieja Berlín del Este con edificios de 10 o 12 pisos, cuadrados y desprovistos
de belleza (ahora algunos han sido renovados y se ven graciosos y trendy). No
hay palabras para describir la nueva arquitectura moderna, obras creadas por
los más grandes arquitectos de todo el mundo del siglo XX. Entrar en la Berlin Central
Station es como arribar a un mundo nuevo, donde el techo está suspendido en el
cielo.
Berlin Central Station
Una idea para dar la vuelta en la ciudad es tomar
los autobuses 100 o 200, que les permitirán de hacer un tour comprensivo por la
zona histórica. Llegando al boulevard Kufürstendamm pueden visitar la Iglesia del Recuerdo,
construida en memoria del káiser Guillermo I y dañada en gran parte por los
bombardeos de la
Segunda Guerra Mundial. Sus ruinas dan un testimonio vivo de
los horrores de la guerra.
Ya que andan por ahí pueden ir al famoso KaDeWe
(centro comercial de lujo) y visitar el útimo piso, dedicado enteramente a la
gastronomía. Para nosotros, amantes de la cocina y de la buena comida, es
verdaderamente fascinante.
No se pierdan la visita a los cortiles de
Hackeschen, el barrio de Kreuzberg, el Flohmarkt (mercado de las pulgas), la Warschauer Strasse ,
la East Side
gallery (muro de los grafitis), la Berliner Fernsehturm
(o Torre de Televisión), la
Puerta de Brandeburgo, Alexanderplatz, el Nikolaiviertel
delimitado por el río Spree, el puente Oberbaumbrücke, el Bundenstag (el
parlamento), el Monumento al Holocausto, la Capilla de la Conciliación , el parque-memorial a los caídos soviéticos en el
Treptow Park, etc.
De estos dos últimos lugares quisiera platicarles
unas cuantas cosas más:
Puerta de Brandeburgo
Bundestang, el Parlamento
Memorial a los judìos asesinados
Capilla de la Conciliaciòn
El parque de Treptower, memorial a los caídos
soviéticos es muy grande. Fui con Juan, un guía extraordinario que muy acertado
me relató todo lo que interesaba de este maravilloso lugar. De una parte corre
el río Spree con sus barcas, algunas habitables, otras restaurants y otras para
hacer paseos turísticos en el río. El área central del parque es al mismo
tiempo el cementerio de 5000 soldados rusos. Ese día había un tímido sol que
nos permitió andar sin sombrilla y por momentos hasta sin gorro. En el parque
encontramos solo una pareja de ancianos: parecían lagartijas que buscaban el
débil sol sobre los muros de las imponentes tumbas. Rozaban con sus cuerpos los
bajorelieves de soldados armados o el rostro de Lenin. En largos rectílineos
estaban acomodados árboles, tumbas y frescos con representaciones de la guerra.
Impresionante la estatua en el mausoleo, donde un
soldado tiene en sus brazos a un niño alemán, niño salvado del facismo. Quedé
muy fascinada de la solemnidad, del silencio, de la retórica soviética, de los
monumentos mastodónticos y de la belleza de un parque todavía desnudo.
Parque de Treptower
Y así llegó el día de mi regreso a Italia. Laura y
yo tomamos de nuevo el tren para el aeropuerto. Las despedidas son siempre un
poco tristes y el cielo de Berlín no ayuda en estos casos. No logro
acostumbrarme a los arrivederci de
las personas que amo.
Esta vez el avión partió en perfecto horario y por
casualidad encontré uno de los chicos que hicieron el vuelo de ida conmigo.
Casi siempre consigo lugar en el pasillo, pero esta vez me tocó ventanilla. A
mi lado se sentó una mujer vestida medio excéntrica, con una chamarra rosa
llena de brillantitos, su cabello pintado de color anaranjado. Cuchicheaba para
sí misma un extraño italiano y emanaba un fuerte olor a vino. En una bolsa de
plástico del duty free traía una botella y cada veinte minutos se levantaba al
baño (supongo a tomar, pues no dejaba la bolsa ni un momento) causando una gran
confusión. Poco antes de aterrizar, el asistente del vuelo le amarró el
cinturón de seguridad; después se quedó dormida profundamente. Una vez que
aterrizamos, para salir de mi lugar tuve que saltarla porque seguía dormida
como una piedra. ¡Quién sabe qué fin tuvo!
Dejé Berlín a -4° y con un cielo gris. Llegando a
Italia había un sol espléndido y 14° de temperatura. Estaba de nuevo a casa.
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