sabato 30 dicembre 2017

Natale 25 dicembre 2017, Firenze, Italia – Navidad 25 diciembre 2017, Florencia, Italia.

Presepe monumentale dei Sassi di Matera, Basilica di Santo Spirito, Firenze




I Natali di quando i miei figli erano piccoli sono rimasti impressi nella mia memoria e ci ripenso ogni vigilia di Natale quando vado a letto.
Ricordo con malinconia le loro faccine eccitate quando preparavano il piatto con i biscotti e il bicchiere di latte per Babbo Natale in caso avesse voluto rifocillarsi dal suo girovagare portando doni ai bambini di tutto il mondo. Lasciavano anche un bigliettino di ringraziamento per i regali che avrebbe lasciato loro. La mattina del 25 molto presto sentivo che si alzavano in punta di piedi e andavano in salotto per vedere se il bambino Gesù del presepe era nato e poi per scoprire se Babbo Natale era stato generoso con loro. Poi sempre più felici vedevano che Babbo Natale aveva quasi finito tutti i biscotti e il latte, aveva lasciato persino un messaggio ringraziandoli per lo spuntino (grazie alla mia vicina Nadia che si prestava ogni anno a scriverlo in maniera che non avessero dubbi che era stato proprio Babbo Natale e non noi genitori).


Tempo di scartare i regali, far colazione e sistemarsi per andare a messa e da lì andare dalla nonna Pina che avrebbe preparato un eccellente e abbondante pranzo coi  cappelletti in brodo fatti a mano e tante altre leccornie.
Da allora sono passati tanti anni. Nessuno scarta regali la mattina del 25, facciamo semplicemente una normale colazione e andiamo a messa e poi a pranzo dalla zia Anna Maria che con la scomparsa della nonna Pina ha preso il suo ruolo, cucinando anche lei molto bene.


Questo Natale 2017 si sentiva molto la mancanza di mia figlia Laura, che ora vive in Messico. La mattina ci siamo alzati e la prima cosa che mi ha detto mio marito è stata: “Mi sento triste”. Io gli ho risposto: “Lo so, manca anche a me, ma ci dobbiamo abituare”, facendo finta d'essere molto forte (lei è sempre nella mia mente).
Era ancora buio e freddo, quei due gradi sotto zero che ti fanno dire “Brrrr, siamo sotto zero”.
Poi il caffè incominciò a borbottare, il suo aroma mi rassicurò e cominciò la giornata. Una giornata proprio natalizia: fredda, un po' grigia, gli alberi spogli, sciarpe, guanti e cappotti e noi pronti per andare alla messa.
La chiesa grande, un prefabbricato costruito per poter accogliere la popolazione che è cresciuta molto negli ultimi anni, era gremita. Tantissime persone, bambini che vestivano con qualche indumento di festa, le ballerine luccicanti, la felpa rossa con qualche disegno natalizio, i maschietti col papillon e scarpe da ginnastica comode. Il nostro parroco, che è un po' stravagante questa volta ha fatto una bellissima messa, ha parlato chiaro, bene, senza fronzoli e ci ha coinvolto nel discorso sulla nascita del bambino Gesù.
Mentre ero in chiesa seduta in mezzo a mio marito e mio figlio Filippo ascoltavo con attenzione il Vangelo. Filippo ogni tanto mi prendeva la mano, ho sentito che il cuore mi si apriva, il mio bambino è un uomo gentile, la mia bambina è una donna amorosa e anche se non era lì con me fisicamente è sempre nei miei pensieri.
La chiesa era leggermente in penombra, l'odore dell'incenso era profondo e amabile, l'altare addobbato in maniera semplice ma elegante, quest’anno niente stelle di Natale ma fiori bianchi con degli anturium. Faceva un po' freddo (bisogna risparmiare e comunque tener presente che Gesù è nato in una grotta al freddo e al gelo). Nel coro cantavano come angeli, persino io che non canto mai ero invogliata a cantare timidamente qualche ritornello.


A fine messa il coro ha intonato meravigliosamente “ Tu scendi dalle stelle” e il groppo in gola è stato inevitabile.


Per me questo è il Natale e il resto, i regali e i grandi pranzi, non sarebbero niente se non ricordassimo che celebriamo l'arrivo del nostro Signore Gesù.

Nacimiento monumental de las Piedras de Matera, Basìlica del Santo Spirito, Florencia 

Versión en español.

Las Navidades cuando mis hijos eran pequeños se han quedado imprimidos en mi memoria y las recuerdo siempre en Nochebuena antes de dormir.
Evoco con melancolía sus caritas emocionadas cuando preparaban el plato con galletas y el vaso con leche para Santa Clos, en caso quisiera reconfortarse de su viaje en el mundo llevando donos a todos los niños del planeta. Dejaban también una nota de agradecimiento por los eventuales regalos que les dejaría a ellos. La mañana del 25 muy temprano escuchaba su despertar en punta de pies y su ir a la sala para ver si el niño Dios había nacido y después descubrir si Santa Clos había sido generoso con ellos. Luego se ponían felices cuando veían que Santa Clos se había comido casi todas las galletas y tomado la leche, incluso les dejaba escrito un mensaje dandoles las gracias por el bocadillo (gracias a mi vecina Nadia que todos los años se prestaba a escribirlo en manera que no hubieran dudas que era realmente Santa Clos y no nosotros sus padres).


Después tiempo de abrir los regalos, desayunar y arreglarse para ir a misa y de ahí a casa de la abuela Pina que habría preparado un excelente y abundante comida con los tortellini en caldo de capòn hechos a mano y tantas otras delicias.



Desde entonces han pasado muchos años. Ya nadie abre regalos en la mañana del 25, desayunamos normalmente y vamos a misa, después a comer a casa de la tía Anna Maria que con la partida de la abuela Pina ha tomado su lugar, cocinando también ella maravillosamente.


Esta Navidad 2017 extrañamos mucho a mi hija Laura, que ahora vive en México. La mañana de Navidad nos levantamos temprano y la primera cosa que me dijo mi marido fué: “Me siento triste”. Yo le contesté: “Lo sé, también yo la echo de menos, pero nos tenemos que acostumbrar”, haciéndome la fuerte, (yo que la tengo siempre siempre en mi mente).
Estaba frío y todavía bastante oscuro, esos dos o tres grados bajo cero que te hacen comentar “Brrr, estamos bajo cero”. Después el café estaba listo, su aroma me tranquilizò e inició el día. Una jornada proprio navideña: fría, parda, los árboles desnudos, bufandas, guantes, gorros y abrigos y nosotros listos para ir a misa.
La iglesia grande, un prefabricado construido para poder acoger a la población del barrio que ha crecido mucho en los últimos años, estaba llena. Muchísimas personas, niños vestidos de fiesta, bailarinas llenas de brillos, suéteres rojos con alegorías navideñas, los niños con corbatín y cómodos zapatos de gimnasia. Nuestro sacerdote, que es bastante excéntrico esta vez ofició una bellísima misa, habló claro, bien, sin adornos y nos involucró en la charla del nacimiento del niño Jesús.
Mientras estaba en la iglesia sentada entre mi marido y mi hijo Filippo escuchaba con atención el evangelio. Filippo de vez en cuando me tomaba la mano, sentí que mi corazón se me abría, mi niño es un hombre gentil, mi niña es una mujer amorosa y aunque si no estaba conmigo físicamente está siempre en mis pensamientos.
La iglesia un poco en penumbra, el olor del incienso era profundo y amable, el altar arreglado en manera sencilla pero elegante, este año sin flores de nochebuena pero flores blancas con algunos anturium. Hacía frío (hay que ahorrar y tener presente que Jesús nació en una cueva en una noche helada). En el coro cantaban como ángeles, hasta yo que jamás canto me daban ganas de entonar timidamente algún estribillo.


Al final de la misa han cantado divinamente “Tu scendi dalle stelle” (Tu desciendes de las estrellas) y el nudo en la garganta fué inevitable.


Para mí esta es la Navidad y todo lo demás, los regalos, las grandes comidas, no tendrían ningún significado si no recordáramos que este día celebramos la llegada de nuestro Señor Jesucristo.








  
  



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