lunedì 27 febbraio 2017

Fine settimana Michelangiolesco - Fin de semana de Miguel Ángel.



Sabato pomeriggio.
Sono tredici anni che partecipo ogni venerdì ad un corso di Storia del Pensiero Umano col professore Giuseppe Nibbi. Siamo un gruppo numerosissimo di persone di un'età media di sessantacinque anni, quasi tutti pensionati.

 
Quest'anno stiamo studiando il territorio della sapienza poetica e filosofica rinascimentale all'alba dell'età moderna. Michelangelo Buonarroti è uno dei protagonisti principali.
Ogni venerdì grazie a Giuseppe scopriamo cose fantastiche su Michelangelo. Fortunatamente vivo a Firenze, dove lui ha vissuto e ha lasciato per tutti noi tante delle sue meravigliose opere.
Questo fine settimana con la complicità di un tempo eccellente, con un bellissimo cielo azzurro, terso senza nuvole, mi sono decisa ad andare a visitare alcuni posti che ci ha suggerito il nostro professore attraverso le sue lezioni.

Professore Giuseppe Nibbi 

Ho preso la mia bicicletta e mi sono diretta in centro, attraversando il parco delle Cascine che il terzo sabato del mese ospita il mercatino dell'antiquariato, di libri ed altre cianfrusaglie dando vitalità di paese al parco.
Arrivata in centro fortunatamente ho trovato un posto dove parcheggiare la mia bicicletta. Da lì ho iniziato il mio percorso a piedi verso Casa Buonarroti.
Firenze è una città che non finisci mai da scoprire e ogni volta si rimane letteralmente a bocca aperta. Camminavo intorno al Duomo, felice che ancora non ci fosse la solita folla di turisti col naso all'insù, quando mi cade l'occhio su un grande portone in legno... e voi direte: "Che c'è di strano?" Vi assicuro che sarò passata migliaia di volte su quella strada, su quel marciapiede e non ci avevo mai fatto caso. Ma oggi per fortuna il mio occhio è stato attratto da quella lucentezza del legno e dalle sue figure intarsiate dentro a nicchie: un uomo anziano, un ragazzo con grappoli d'uva, un leone, un'aquila, un uomo che porta sulle spalle del grano, una donna con fiori e due scudi col giglio fiorentino e testa di leone. Sul portone c'era soltanto la placca dei campanelli con i nomi delle persone che vivono lì. Nessuna insegna speciale, presumo sia solo un palazzo di proprietà privata. Di fronte al palazzo c'era un malinconico zingaro che suonava la Pathetique di Tchaikovsky col violino.
Ho pensato subito: che bell'inizio! 






Confesso che nonostante siano quasi trentacinque anni che vivo qui, non ero mai andata al piccolo museo di Casa Buonarroti. Il mio interesse principale era vedere due opere di Michelangelo fatte nella sua gioventù, appena quindicenne: la Madonna della Scala e la battaglia dei Centauri. Con grande sorpresa il museo non ha soltanto queste due importantissime opere ma è ricco di altri lavori che in qualche maniera riguardano il grande Michelangelo. Il museo è un gioiello poco visitato dalle grandi masse di turisti, perciò è gradevolissimo da vedere. Dopo aver visitato il pianterreno sono salita al primo piano dove si trovano nella stessa sala i due capolavori.

Casa Buonarroti




Lo studio: i poeti e gli scrittori 


astronomi, matematici, naviganti, fisici, medici e semplicisti

La Madonna della Scala è un'opera ispirata a un capolavoro di Donatello, dove il giovane Michelangelo sembra anticipare la profondità di campo della moderna fotografia, nel senso che le figure in primo piano sono messe a fuoco mentre quelle sullo sfondo appaiono completamente sfocate. La rappresentazione della Madonna su una scala di cinque gradini corrisponde al modello di Universo disegnato da Marsilio Ficino e Pico della Mirandola. Su questa “universale scala di valori”ci sono: sul primo gradino i Corpi delle persone, sul secondo le qualità dei Corpi, sul terzo in posizione media l'Anima, sul quarto le Intelligenze metafisiche (gli angeli ovvero le persone che studiano) e, sul quinto gradino, Dio.
Il quindicenne Michelangelo sa di avere talento ed è consapevole del fatto – per la educazione che sta ricevendo dai suoi maestri – che una persona può avere delle doti innate ma “senza Studio non può creare Arte” e questa è una delle più importanti affermazioni della filosofia rinascimentale che noi leggiamo raffigurata nell'opera intitolata la “Madonna della Scala”. Vi consiglio ulteriormente di prendere più informazioni su questa opera attraverso la rete.




La Battaglia dei centauri: i centauri sono quelle creature mitologiche con il corpo inferiore a forma di cavallo e la parte superiore di forma umana. Michelangelo, sebbene abbia a disposizione un blocco di marmo piccolo e sottile, riesce tuttavia a creare un intreccio straordinariamente complesso di corpi in lotta tra loro che sembra perdersi nell'infinito. Michelangelo è interessato a studiare il corpo maschile, molto muscoloso e sempre nudo. In quest'opera il concetto di “centauro”rimane nel titolo perché all'interno della composizione viene inserito, come richiamo, un particolare di un cavallo (una zampa) nella parte inferiore della scultura, e si riconosce con molta difficoltà una sola figura femminile in questo groviglio di carne: si tratta di Ippodamia (domatrice di cavalli), il cui tentato rapimento è, secondo il mito, la causa della sanguinosa e celebre battaglia.
Certamente visitare e vedere opere d'arte in generale con una guida, o previo studio, cambia completamente l'apprezzamento di queste. Io ho potuto godere della visione di questi due capolavori grazie all'insegnamento del mio professore.




All'uscita del museo ho passeggiato per vie e vicoli della città scoprendo fantastici tabernacoli, persino interessantissimi graffiti. È anche divertente solo guardare le vetrine, i bar, enoteche, sempre arredate con gusto. C'erano anche tanti artisti di strada che intrattenevano i passanti (madonnari, giocoliere, musicisti, etc).








Una volta ripresa la mia bici, mi sono soffermata al mercato nel parco: adoro cercare buoni libri a prezzi stracciati! Poi mi sono seduta su una panca di fronte al fiume Arno perché avevo bisogno di fare una riflessione su come mi sentivo in quel momento.



Mi era preso una sensazione d'innamoramento che mi faceva sentire felice. Mentre pensavo, ho visto che sopra la mia testa nel cielo svolazzavano un bel gruppo di uccelli col petto argentato...felici anche loro, danzavano.



Domenica mattina.
La mattina di domenica alle nove, con un clima diverso dal sabato pomeriggio, (molto freddo, a ben -1°), ho preso ugualmente la mia bicicletta. Ben coperta con guanti e cappello mi sono diretta in centro verso il quartiere di Santo Spirito per visitare la Basilica e vedere il Crocifisso ligneo di Michelangelo. Inoltrandomi per le vie strette del vecchio quartiere ho visto tanti altri tabernacoli, tanti piccolissimi caffè pieni di fascino, come il caffè-bar-libreria “Volume”. Infreddolita nonostante portassi cappello e guanti, sono scesa a prendere un caffè lì al Volume, e con mia sorpresa ho scoperto un posticino davvero suggestivo, un'ex-bottega di scultura e falegnameria dove sono esposti a mo' di museo tutti gli arnesi del mestiere. L'ambiente è piccolo, poco illuminato, ma pieno di vita. Il personale è molto carino, ti fanno sentire subito parte del quartiere.



Volume, caffè- bar- libreria 

In piazza ogni terza domenica del mese c'è il mercato dei prodotti dell'agricoltura biologica su piccola scala: ero incantata a vedere i prodotti che vendevano (facevano venire l'acquolina in bocca), tutti i tipi di pane, torte, verdura fresca, miele, pasta, formaggi e capi d'abbigliamento fatti a mano. Poi c'era tanta gente un po' particolare, come un omino con barba bianca lunga con un mantello nero che gironzolava dappertutto come uno gnomo, un bel personaggio!

 


Da lì mi sono diretta in chiesa per vedere il cristo ligneo di Michelangelo. Erano appena le dieci, la basilica all'esterno è molto semplice ed essenziale ma dentro è immensa e ricca d' opere d'arte. È una delle principali basiliche del primo rinascimento, è l'ultimo capolavoro di Filippo Brunelleschi.
Ho percorso tutta la chiesa (bellissima) in cerca del crocifisso, lì dov'era il cartello c'era una porta chiusa. Ho chiesto dove fosse il crocifisso al parroco che s'aggirava nella chiesa in attesa di qualche parrocchiano bisognoso di confessione o soltanto per riscaldarsi. Lui molto gentile mi ha fatto sapere che la porta della stanza dov'è custodito il Cristo viene aperta dopo la messa delle 10:30, ma comunque mi invitava a seguirlo e mi avrebbe fatto entrare prima. Io felicissima gli sono andata dietro dopodiché, levando transenne, aprendo la porta e spostando una tenda sono entrata in questa stanza, la Cappella Barbadori. Sulla parte destra si trova il magnifico Cristo ligneo che si ritiene Michelangelo abbia scolpito all'età di diciotto anni. Dice la leggenda che l'artista abbia crocifisso realmente un uomo morto da poco per vedere con esattezza la disposizione dei muscoli delle mani e del resto del corpo... e certamente il crocifisso è straordinariamente accurato dal punto di vista anatomico e ci sono tre dettagli di questa scultura da osservare con attenzione. Il primo dettaglio è che Michelangelo – contrariamente a tutte le rappresentazione precedenti che presentano un Gesù glabro – ha riprodotto sul corpo di Cristo i peli del torace, del pube e delle ascelle realizzando una raffigurazione completamente realistica. Il secondo dettaglio è che l'artista ha eseguito con la stessa cura anche la parte posteriore della statua, pur sapendo che l'opera sarebbe stata appesa in alto su una parete della basilica. Il terzo dettaglio è che Michelangelo non ha inserito nel titulus le solite quattro lettere I.N.R.I, ma l'iscrizione completa ripetuta tre volte in ebraico, in greco e in latino.





Per Michelangelo – anche a diciotto anni - il materiale non era certo un ostacolo per realizzare una scultura come lui la immaginava, anche si di legno. È proprio la superficie viva che stupisce nel Cristo di Santo Spirito: il corpo modellato che sembra vero da quanto è naturale e perfetto, appunto, come diceva il Vasari “...quella carnosità e morbidezza...”
Infine di fronte a queste meraviglie sono rimasta ad ascoltare la celebrazione della messa dal parroco gentile che ci ha ricordato nella lettura dalla prima lettera di San Paolo apostolo ai Corinzi: “Se qualcuno tra voi si crede un sapiente in questo mondo, si faccia stolto per diventare sapiente, perché la sapienza di questo mondo è stoltezza davanti a Dio.”


         

 Versión en español

Sábado por la tarde.

Son trece años que participo cada viernes en un curso de Historia del Pensamiento Humano con el profesor Giuseppe Nibbi. Somos un grupo muy numeroso de personas con una edad media de sesenta y cinco años, casi todos jubilados.
Este año estudiamos el territorio de la sabiduría poética y filosófica, desde el Renacimiento hasta los albores de la Edad Moderna. Miguel Ángel Buonarroti es uno de los protagonistas principales.
Cada viernes, gracias a Giuseppe, descubrimos cosas fantásticas sobre Miguel Ángel. Afortunadamente vivo en Florencia, donde él vivió y donde ha dejado para todos nosotros tantas de sus maravillosas obras.

Profesor Giuseppe Nibbi

Este fin de semana, con la complicidad de un clima excelente-- con un bellísimo cielo azul, terso y sin nubes--, me decidí a ir a visitar algunos lugares que nos ha sugerido nuestro profesor a través de sus lecciones.
Tomé mi bicicleta y me dirigí al centro, atravesando el parque de Le Cascine, que el tercer sábado del mes aloja el mercado de antigüedades, libros y otras baratijas, dando vitalidad de feria al parque.
Llegando al centro, encontré de inmediato dónde estacionar la bici (no siempre es fácil). De ahí inicié mi recorrido a pie rumbo la Casa Buonarroti.
Florencia es una ciudad que nunca acabas de descubrir y cada vez uno queda, literalmente, con la boca abierta por el estupor de sus bellezas. Caminaba alrededor del Duomo, felíz de que todavía no estuviera ahí la habitual multitud de turistas con la nariz en alto.



Me llamó la atención un gran portón de madera...y ustedes dirán: “¿Qué tiene de raro?” Les aseguro que he pasado miles de veces por esa calle, sobre esa banqueta y no lo había notado. Pero hoy, por suerte, mis ojos captaron el brillo de la madera y unas figuras taraceadas dentro de nichos: un hombre anciano, un joven con racimos de uvas, un león, un águila, un hombre que lleva en sus espaldas espigas de grano, una mujer con flores y dos escudos con el lirio florentino y cabeza de león.
En el portón estaba la placa de los timbres con los nombres de las personas que viven ahí. Ningún letrero especial, así que supongo que era solo una propriedad privada. De frente al edificio estaba un gitano melancólico que tocaba con el violín la Patética de Tchaikovsky. Pensé inmediatamente: ¡Que hermoso inicio!




Confieso que, no obstante los casi trenta y cinco años que vivo aquí, nunca había ído al pequeño museo de Casa Buonarroti. Mi interés principal era ver dos obras de Miguel Ángel hechas en su juventud, apenas quinceñero: La Virgen de la Escalera y la Batalla de los Centauros. Para mi gran sorpresa, el museo no posee solamente estas dos importantísimas obras, sino que también es rico de otros trabajos que en alguna manera conciernen al gran Miguel Ángel. El museo es una joya poco frecuentada por las grandes masas de turistas, por lo tanto es muy agradable visitarlo. Las dos obras maestras se encuentran en el primer piso.

Casa Buonarroti
Lo studio: gli oratori, i legali, gli storici, gli umanisti
i filosofi e i teologi

La Virgen de la Escalera es una escultura en relieve inspirada a una obra maestra de Donatello. En ella el joven Miguel Ángel parece anticipar la profundidad de campo de la fotografía moderna, en el sentido que las figuras en primer plano están bien enfocadas, mientras las que están en el fondo emergen completamente desenfocadas. La representación de la Virgen en una escalera de cinco escalones corresponde al modelo de Universo proyectado de Marsilio Ficino y Pico della Mirandola (filósofos humanistas).
En esta “escalera universal de valores” están representados: en el primer escalón los Cuerpos de las personas, en el segundo la calidad de los Cuerpos, en el tercero la posición del medio el Alma, en el cuarto las Inteligencias Metafísicas (los ángeles, es decir, las personas que estudian) y, en el quinto escalón, Dios.
El quinceñero Miguel Ángel se sabe poseedor talento y es consciente del hecho – por la educación que recibe de sus maestros – de que una persona puede tener dotes innatas, pero “sin Estudio no puede crear Arte”. Ésta es una de las principales afirmaciones de la filosofía renacentista, que nosotros leemos simbolizada en la obra titulada la “Virgen de la Escalera”. Les aconsejo tomar más información ulteriormente sobre esta obra a través de la red.



La Batalla de los centauros: los centauros son esas creaturas mitológicas con el cuerpo inferior con forma de caballo y la parte superior con forma humana. Miguel Ángel, si bien tenía a disposición solo un bloque de mármol pequeño y delgado, logró crear una compleja y extraordinaria maraña de cuerpos luchando entre ellos, que parecen perderse en el infinito. Miguel Ángel estaba interesado en estudiar el cuerpo masculino, muy musculoso y siempre desnudo. En esta obra el concepto de “centauro” queda en el título, porque al interior de la composición viene incluida, como referencia, un particular de un caballo (la pata) en la parte inferior de la escultura, y se reconoce con mucha dificultad una sola figura femenina en este enredo de carne: se trata de Hipodamía (domadora de caballos), quien por el tentado rapto de ella es, según el mito, la causa de la sangrienta batalla.


Ciertamente visitar y ver obras de arte con una guía, o con previo estudio, cambia completamente la apreciación de ella. Yo he podido gozar de la visión de estas dos obras maestras gracias al enseñanza de mi profesor.
Saliendo del museo anduve por las calles y callejones de la ciudad descubriendo fantásticos tabernáculos, y hasta interesantisimos grafiti. Es también muy divertido ver los aparadores de los negocios, los cafés, las enotecas, siempre decorados con gusto. Habían muchos artistas de la calle que entretenían a la gente (madonnari, malabarista, músicos, etcétera).



madonnari 



De regreso en mi bicicleta, me detuve en el mercado del parque. ¡ Adoro buscar buenos libros a precios de rebaja! Después me senté en una banca de frente al río Arno, porque sentía la necesidad de hacer una reflexión sobre mi estado de ánimo en ese momento.



Probaba una sensación de enamoramiento que me hacía sentir felíz. Mientras pensaba, vi que sobre mi cabeza, en el cielo, revoloteaba un nutrido grupo de pájaros con el pecho plateado...también ellos, felices, danzaban.

Domingo en la mañana.

La mañana del domingo a las nueve, con un clima diferente del sábado en la tarde, (muy frío, a -1°), tomé de nuevo mi bicicleta. Bien cubierta, con gorro y guantes, me dirigí al centro rumbo el barrio de Santo Spirito para visitar la basílica y admirar el Crucifijo de Madera de Miguel Ángel. Adentrándome por las callecitas estrechas del viejo barrio ví tantos otros tabernáculos, una infinidad de pequeños cafés llenos de fascinación, como el café-bar-librería “Volume”. Aterrada por frío, no obstante el gorro y los guantes, bajé a tomar un café ahí a Volume, y con gran sorpresa descubrí que era en verdad un lugar muy sugerente: un ex-taller de escultura y carpintería donde los utensilios del oficio están expuestos a manera de museo. El ambiente es pequeño, poco iluminado, pero lleno de vida. El personal muy amable, te hacen sentir de inmediato, parte del barrio.

Plaza y mercado de Santo Spirito

Volume

En la plaza cada tercer domingo del mes hay un mercado de productos de agricultura biológica a escala menor. Estaba encantada de ver los productos que vendían (se me hacía agua la boca). Todo tipo de panes, tartas, verduras frescas de temporada, miel, pasta, quesos, jabones y prendas de vestir hechas a mano. También muchísima gente, algunos muy especiales, como un hombrecillo con una barba blanca muy larga y una capa negra que paseaba por todos lados como un gnomo. ¡Excéntrico personaje!




De ahí me dirigí a la iglesia para ver el crucifijo de madera de Miguel Ángel. Eran apenas las diez, el exterior de la basílica es muy sencillo y esencial pero dentro es inmenso y rico de obras de arte. Es una de las principales basílicas del primer Renacimiento, es el último trabajo de Brunelleschi.
Recorrí toda la iglesia (bellísima) buscando el crucifijo. Ahí donde estaba el letrero había una puerta cerrada. Pregunté dónde estaba el crucifijo al párroco, que caminaba en la iglesia en espera de algún feligrés necesitado de confesarse o sencillamente caminaba para calentarse. El muy amable me hizo saber que la puerta la abrían después de la misa de las diez y media, pero igualmente me invitaba a seguirlo y me dejaría verlo antes. Yo, felíz, me encaminé detrás de el. Quitó una rejilla, abrió la puerta y entramos en la estancia, la Capilla Barbadori. En la parte derecha se encuentra el magnífico Cristo de madera, que se piensa que Miguel Ángel lo esculpió a la edad de dieciocho años. Narra la leyenda que el artista haya verdaderamente crucificado un hombre recién muerto, lo que le sirvió para ver con presición la disposición de los músculos de las manos y del resto del cuerpo.
Ciertamente el crucifijo es extraordinariamente exacto desde el punto de vista anatómico y hay tres detalles de esta escultura de observar con atención. El primer detalle es que Miguel Ángel – contrariamente a todas las representaciones precedentes que muestran un Jesús glabro - ha reproducido en el cuerpo de Cristo los vellos del tórax, del pubis y de las axilas realizando una representación completamente realista. El segundo detalle es que el artista plasmó con el mismo cuidado la parte posterior de la estatua, sabiendo que la obra sería puesta en alto en alguna pared de la basilica (no se vería). El tercer detalle es que Miguel Ángel no grabó en el titulus las habituales cuatro letras ( I.N.R.I.), sino la inscripción completa repetida tres veces en judaico, en griego y en latín.
Para Miguel Ángel, ya a los dieciocho años, el material no constituía un obstáculo que le impidiera realizar una escultura como él la imaginaba, aun cuando ésta fuera de madera. Lo asombroso en el “Cristo de Santo Spirito” es justamente ese sentido de la superficie viva, del cuerpo modelado, casi real por su naturalidad y perfección, que Vasari describiera como hecho de “carne y delicadeza”.



En fin, de frente a estas maravillas me quedé a escuchar la celebración de la misa de parte del párroco amable, quién nos ha recordó en la lectura de la primera carta al apóstol San Pablo a los Corintios (3,16-23) : “Si alguno de vosotros se cree sabio en este mundo, que se haga necio para llegar a ser sabio, porque la sabiduría de este mundo es necedad ante Dios.”