mercoledì 4 luglio 2012

Fame di cambiamento? Un pranzo equo-solidale

Questo pranzo nasce per sostenere la Campagna internazionale “COLTIVA. La vita. Il cibo. Il pianeta” indetta da OXFAM. Oxfam è una grande confederazione internazionale formata da 17 organizzazioni che lavorano in più di 90 Paesi del Mondo per trovare soluzioni durature all’ingiustizia della povertà. La campagna COLTIVA (GROW) investe sui piccoli agricoltori e sulle comunità rurali, spesso le più povere e marginalizzate. Propone la produzione ed il consumo responsabile del cibo per creare un sistema alimentare giusto dove tutti possano ogni giorno sedersi a tavola. Vuoi sostenere COLTIVA? Ecco qui: http://www.oxfamitalia.org/coltiva/coltiva/il-progetto-coltiva

L’amaranto
E’ una pianta originaria dell’America Centrale, dove era coltivato già dalle civiltà precolombiane. Attualmente, viene coltivato a scopo commerciale in Messico, Sudamerica, Stati Uniti, Cina, Polonia ed Austria.
Nei suoi territori d’origine, era definito dagli Aztechi come “il misterioso grano” o “il grano degli Dei”. I semi erano conosciuti per le qualità nutrizionali ed energetiche. Anche i Maya lo usavano come nutrimento mentre gli Incas lo definivano “kiwicha” (piccolo gigante) e ne apprezzavano il suo potere curativo.
Una volta bollito risulta una massa gelatinosa. Si cuoce dopo il lavaggio, in due parti d’acqua con un cucchiaino di sale marino, 20 minuti in pentola a pressione e 30 in pentola normale.

In questa ricetta io ho usato amaranto prodotto in Messico, “equo e solidale”.
Flan d’ amaranto
Ingredienti per 6 persone
100g d’amaranto in semi
250ml di latte vaccino o di soia
3 uova
100g di champignon
100g di cipolla
100g di carote
1 cucchiaino di prezzemolo tritato
olio d’oliva qb
sale&pepe
Preparazione
Cuocete l’amaranto in due volte  il suo volume di acqua fredda. Lavate e tagliate a cubetti le verdure. Fatele stufare a fuoco moderato unendo solo poca acqua si è necessario per circa 15 minuti.
Sbattete le uova con il latte, salate, pepate, unite l’amaranto e le verdure tiepide. Ungete 6 stampini tipo muffin e distribuite equamente il composto a base di amaranto e verdure. Cuocete a bagnomaria nel forno caldo a 200° per circa 20 minuti. Capovolgete gli stampini sui piatti e servite accompagnando con una salsa di vostro gusto, io ho preparato una salsa di formaggi.
Salsa ai formaggi
In un pentolino riscaldare 200ml di panna vegetale (io ho usato Bio avena Cuisine)
con 100g di pecorino e parmigiano e un goccio di latte. Con questa salsa bagnare gli sformati e portare a tavola tiepidi.

Quinoa
E’ una pianta erbacea come gli spinaci o la barbabietola. Pur non essendo un cereale può essere utilizzata in modo simile a questo. La quinoa è un alimento con tante proteine vegetali e non contiene glutine. E’ l’alimento base per le popolazioni andine. Per il ruolo quasi sacro che la quinoa aveva assunto presso le popolazioni andine, all’epoca della conquista spagnola, la sua coltivazione venne combattuta e scoraggiata giacché  la cultura cattolica considera sacro solamente il pane di frumento e quindi il grano.
Io nella mia ricetta ho usato la quinoa prodotta in Perù, di coltivazione biologica e organica.

Quinoa e avocado
Ingredienti per 6 persone
250g di quinoa (lavata e asciugata)
½ l d’acqua
4 pomodori senza semi  tagliati a quadretti
250g di spinaci fresche e tenere tagliate a striscioline
½ cipolla di Tropea tritata
4 cucchiai di succo di limone
4 cucchiai d’olio d’oliva
1 cucchiaino di sale
alcune foglie di spinaci
2 avocadi maturi a fettine
Un po’ di formaggio Feta sbriciolato
Preparazione
In una pentola mettere la quinoa e l’acqua. Far bollire e abbassare il fuoco, coprire e cuocere per 15 minuti finché l’acqua si sarà assorbita. Mettere la quinoa in una scodella di media grandezza.
Aggiungere il pomodoro, le striscioline di spinaci e la cipolla nella quinoa e mescolare. A parte emulsionare l’olio con il limone e il sale. Mescolare il tutto. Fare un letto con le foglie di spinaci rimaste, sistemare il composto di quinoa e verdure nel mezzo, sopra mettere la feta sbriciolata e le fettine d’avocado intorno. Servire fresca.
Torta di quinoa e mele con cannella e cocco
Ingredienti
5dl  di mele a quadretti
0.5dl di zucchero
1 cucchiaino di cannella in polvere
1dl d’acqua
1 dl di cocco grattugiato
4 uova
125g di burro morbido
3dl di quinoa cotta
4dl di farina di riso o farina normale 00
1 bustina di lievito
Preparazione
Cuocere i quadretti di mela con l’acqua, la cannella, lo zucchero fino ad assorbire  quasi del tutto il liquido e mettere da una parte.
Battere le uova con lo zucchero e poi aggiungere il burro morbido, mescolare bene.
Aggiungere la quinoa previamente cotta, mescolare bene e poi la farina con il lievito, amalgamare il tutto. Mettere metà del composto in uno stampo di 23cm per 6cm, appiattire l’impasto, poi mettere le mele e il cocco grattugiato, infine il resto dell’impasto. Cuocere in forno a 180° per 30 minuti o poco più.
Farro
Il farro rappresenta il più antico tipo di frumento coltivato, utilizzato dall’uomo come nutrimento fin dal neolitico. Il farro è famoso per essere stato la base dell’alimentazione delle legioni romane che partirono alla conquista del mondo.
L’importanza del farro è testimoniata dal fatto che un’antica forma di matrimonio era detta “confarrato” perché gli sposi mangiavano una focaccina di farro.
Il farro è povero di grassi, ricco di fibre, di vitamine e di sali minerali, sazia e non fa ingrassare.
In questa ricetta ho scelto il farro della Garfagnana, località nord-occidentale della Toscana vicino a Lucca seguendo la filiera corta ed essendole riconosciuta la Indicazione Geografica Protetta dall’Unione Europea.
Si cuoce una parte di farro per 3 d’acqua, per 30 minuti dall’ebollizione.
Insalata di farro vegetariana
Gli ingredienti per questa ricetta valgono per una persona se si pensa a un piatto unico. E’ una ricetta estiva, fresca , ideale per portare in gita al mare o semplicemente in casa in questi giorni di forte caldo.
Ingredienti per una persona
100g di farro della garfagnana
½ carota a julienne
½ zucchina crude julienne
1 cuore di sedano a pezzetti
4-5 pomodorini pachini
30g d’olive verdi e nere
Basilico
Olio e aceto qb
Preparazione
Cuocere il farro come indicato sopra, farlo raffreddare e mettere da parte.
Tagliare a julienne o a dadini tutte le verdurine, aggiungere l’olive ( a pezzetti, intere,  secondo le vostre preferenze), e i pomodorini pachini tagliati a pezzetti. Aggiungere il basilico tagliato a mano per non farlo scurire con la lama del coltello. Mettere dell’olio e aceto quanto basta per farlo insaporire, mescolare tutto, tenerlo al fresco e buon appetito!
Tofu
E’un alimento molto diffuso in tutto l’estremo oriente, il nome è giapponese ma l’origine è cinese. La fabbricazione del tofu dal latte di soia è simile a quella del formaggio dal latte. E’ un alimento molto ricco di proteine ed ha un sapore ed un odore sostanzialmente neutro, grazie a tale caratteristica lo si può cucinare sia salato che dolce. Io vi propongo una ricetta molto semplice che ho mangiato qualche volta in un piccolo accogliente ristorante cinese:
Tofu con salsa di pomodoro piccante
Ingredienti per 6 persone
375g di tofu fresco naturale a base di soia (proveniente da agricoltura biologica)
400g di pomodoro fresco a quadretti o in scatola
3 cipollotti a fettine
1 spicchio d’aglio tritato
1 peperoncino
Olio d’oliva q b
Sale
Preparazione
Mettere in un tegame un po’ d’olio d’oliva e far rosolare l’aglio tritato con le fettine delle cipolline, appena si saranno ammorbidite aggiungere il pomodoro, il peperoncino, il sale, e far cuocere per qualche minuto. Aggiungere il tofu tagliato a fettine e farli insaporire per una 15 minuti.
Infine per questo pranzo oltre alla torta di quinoa e mele per completare  ho servito uno squisito preparato per budino alla vaniglia, dove l’80% dei suoi ingredienti appartengono al commercio “equo solidale &sociale” di Libero Mondo.
Tutto questo per contribuire ad un commercio giusto nel mondo della globalizzazione.
Lo zucchero di canna prodotto in Paraguay e nelle Mauritius.
Le bacche di vaniglia provenienti dalla Tanzania.



venerdì 22 giugno 2012

Bavarese ai lamponi - Bavarese con frambuesas




Il bavarese è un dolce al cucchiaio di origine francese (bavarois) molto diffuso anche in Italia. Si dice che il bavarese prenda ispirazione dalla bavarese una bevanda di origine tedesca composta da tè, latte e liquore importata in Italia all’inizio del 1700 dai cuochi francesi al servizio della più antica dinastia  germanica i Wittelsbach, casa  regnante di Baviera. Nel secolo successivo, in Francia nacque il dolce bavarese, ispirato appunto alla bevanda bavarese.

Ingredienti per 6 persone
350g panna da montare
150g di lamponi
150g di zucchero
150g di latte
3 fogli e mezzo di colla di pesce
2 tuorli
una stecca di vaniglia
un cucchiaino di succo di limone
Preparazione
Bollite per 2 minuti 1 dl di acqua con 90g di zucchero. Fuori dal fuoco unite un foglio e mezzo di colla di pesce precedentemente ammollata. Appena sciolta aggiungete i lamponi frullati e il limone. Fatte raffreddare poi incorporate 150g di panna montata. Scaldate il latte con la vaniglia. Montate i tuorli con il restante zucchero, versatevi a filo il latte filtrato e cuocete mescolando finché la crema si sarà ispessita. Unite la rimanente colla ammollata. Fate raffreddare e incorporate la rimanente panna montata. Versate le due creme in uno stampo adeguato precedentemente raffreddato in freezer, mescolandole un poco. Ponete in frigorifero per almeno 6 ore. Per sformare la bavarese immergete per un istante lo stampo in acqua calda poi capovolgete il tutto sul piatto. Decorate con alcuni lamponi intorno.


Versión en castellano

El bavarese es un postre de cuchara de origen francés (bavarois) muy conocido también en Italia. Se dice que el bavarese tome inspiración de la bavarese una bebida de origen alemán hecha de té, leche y licor, importada en Italia como bebida a principios de 1700 por cocineros franceses al servicio de la más antigua dinastía germánica “Los Wittelsbach”, del reino de Baviera. En el siglo sucesivo, nació en Francia el postre bavarese inspirado precisamente a la bebida bavarese.
Ingredientes para 6 personas
350g de whipping cream
150g de frambuesas o fresas
150g de azúcar
150g de leche
grenetina en polvo Knox (15g)
1 vaina de vainilla
2 yemas de huevo
1 cucharita de jugo de limón
Preparación
Hervir por 2 minutos 1dl. de agua con 90g de azúcar. Fuera del fuego unir mitad de la grenetina. Mezclar y agregar las frambuesas licuadas con el limón. Dejar enfriar y después incorporar 150g de whipping cream batida. Calentar la leche con la vaina de vianilla. Batir las yemas con el resto del azúcar y echar a hilo la leche filtrada y cocer mezclando hasta que la crema se adense. Dejar enfriar e incorporar el resto de la whipping cream batida. Verter las dos cremas en un molde precedentemente enfriado en el congelador mezclandolas un poco. Poner en el refrigerador al menos 6 horas. Para desmoldar el bavarese sumergir por un instante el molde en agua caliente y después voltearlo en un platón. Decorar con frambuesas o fresas.

martedì 12 giugno 2012

Il tonno – El atún


L’estate è già alle porte e incominciano a sentirsi le giornate calde e un po’ afose, sono giorni di sole, di voglia di mare, di cose fresche ma anche di meno voglia di passare il tempo fra i fornelli, perciò oggi vi propongo due piatti con un alimento buono, pratico e molto amato nelle tavole degli italiani durante l’estate: il tonno.
Il tonno italiano credo sia il più buono che c’è nel mercato mondiale, ha una eccellente consistenza infatti non si spappola, il suo colore è rosa e di solito si conserva con un buon olio d’oliva. I migliori tipi sono quelli della Sardegna, Sicilia e Calabria. La qualità del tonno dipende molto da queste 5 caratteristiche:
1)    Se è lavorato a fresco (pescato e lavorato immediatamente quando è ancora sulla barca stessa)
2)    La parte del pesce (ventresca, coda o pinne)
3)    La compattezza
4)    Il colore
5)    L’olio d’oliva per una buona conservazione
Versiòn en castellano  
La llegada del verano es inminente y se empiezan a percebir los días de fuerte calor y bochorno, son días de sol, de deseos de mar, de cosas frescas pero también de menos ganas de pasar del tiempo en las hornillas a cocinar, por eso hoy les propongo dos platillos con un alimento rico, práctico y muy amado en la mesa de los italianos durante el verano: el atún.
El atún italiano en lata creo que es el más bueno que hay en el mercado mundial, tiene una excelente consitencia, no se desbarata, su color es rosado y casi siempre se conserva con un buen aceite de oliva. Los  mejores son aquellos de Cerdeña, Sicilia y Calabria. La calidad del atún depende mucho de estas 5 características:
1) Si lo trabajan a fresco ( pescado y trabajado inmediatamente cuando todavía están en la barca)
2)  La parte del pescado (vientre, cola y aletas)
3)  La consistencia
4)  El color
5)  El aceite de oliva para una buena conservación


Pesce Finto
Oggi prepariamo un piatto fresco, gioioso ed economico: il pesce finto. Condizione essenziale per preparare questo piatto è che possediate il classico stampo a forma di pesce.
Ingredienti per 4 – 6 persone
4 patate di mezza grandezza
5 filetti d’acciughe
1 cucchiaio di capperi
2 cucchiai di maionese
160g di tonno
cetriolini e qualche oliva per decorare
Preparazione
Lessare le patate in acqua bollente, scolarle, sbucciarle e passarle con lo schiacciapatate. Frullare il tonno con le acciughe, i capperi e la maionese.
 Unire questa crema di tonno con il purè di patate e aggiungere del sale se è necessario. Coprire lo stampo con pellicola trasparente e riempire con l’impasto, coprire e mettere in frigo per almeno 4 ore.
Prendere un piatto di portata e rovesciare lo stampo facendo attenzione a non rompere “il pesce finto”, decorare il pesce facendo le squame con fettine di cetriolini, mettere un’oliva di quelle farcite come occhio e con qualche fettina di peperoni rossi per fare la bocca.
Servire con verdure fresche, uova sode o sottoaceti.



Receta: el pescado falso
Hoy preparamos un platillo fresco, alegre y económico: el pescado falso. Condición esencial para preparar este plato es tener el clásico molde a forma de pescado.
Ingredientes para 4-6 personas
4 papas de mediana grandeza
160g de atún en lata
5 filetes de anchoas
1 cuchara de alcaparras
2 cucharas de mayonesa
Pepinillos y alguna aceituna para decorar
Preparación
Cocer las papas en agua hirviendo, escurrirlas, pelarlas y pasarlas en el prensapapas  como para hacer un pure. Moler en el moulinex al atún bien escurrido con las anchoas, las alcaparras y la mayonesa. Unir esta crema de atún con el pure de papas y mezclar perfectamente, agregar sal si es necesario. Cubrir el molde con film transparente y llenar con el compuesto, cubrir y poner en el refrigerador al menos 4 horas.  Desmoldar haciendo atención de no romperlo en un platón para llevar a la mesa, decorar el pescado haciendo las escuamas del pescado con rebanadas de pepinillos, y el ojo con una aceituna con pimiento rojo , y la boca con una rebanadita de pimiento morrón.
Servir con verduras frescas de temporada como los ejotes o con rebandas de huevo cocido o verduras encurtidas.


Penne all’isolana
Ingredienti per 4 persone
360g de penne
60g di tonno
1 scatoletta di pomodorini ciliegie o pomodori freschi
1 spicchio d’aglio
1 peperoncino
1 cucchiaio di capperi
Basilico
Olio d’oliva
Sale
Preparazione
Tagliare finemente lo spicchio d’aglio avendo levato l’anima, tritare il peperoncino, mettere l’olio in un tegame e appena sarà caldo mettere l’aglio con il peperoncino, il tonno, i capperi, far rosolare e aggiungere il pomodoro, mettere un pizzico di sale e fare cuocere finché si riduce il sugo, mettere il basilico quasi a fine cottura.
Cuocere la pasta e condire con questo sugo molto saporito e appetitoso. Ah, non dimenticate di pasteggiare con un buon vino, per esempio un bianco di Pitigliano.

Plumillas isleñas
Ingredientes para 4 personas
360g de pasta tipo plumillas
60g de atún en lata
1 lata de tomates o tomates naturales (300g)
1 diente de ajo
1 chilito seco
1 cuchara de alcaparras
un ramito de albahaca
aceite de oliva
sal
Preparación
Picar finamente el chilito seco con el ajo habiendole quitado el alma, poner aceite de oliva en un sartén, apenas se calienta echar el picado junto con el atún bien escurrido, las alcaparras, dejarlos unos pocos minutos que agarren sabor y agregar el tomate, un poquito de agua y un pellizco de sal. Cocer a fuego bajo hasta que la salsa se adense, casi al final de la cocción agregar la albahaca.
Cocer la pasta y condimentar con la salsa muy gustosa y picante. Ah, no se olviden de acompañar la comida con un buen vino, por ejemplo un blanco de las cantinas de Pitigliano. 

  






mercoledì 6 giugno 2012

Cibo, l’arcano del dono - Alimento, el arcano del don

Montagne Pistoiesi

Domenica scorsa emozionata come una scolara nella sua prima gita scolastica sono partita insieme a mia figlia alla città di Pistoia in Toscana ad ascoltare la conferenza del titolo “ Cibo,l’arcano del dono” dell’antropologo napoletano Marino Niola.
Nelle mie spalle il piccolo zaino con tutto il necessario per passare una mezza giornata fuori casa: un taccuino e penna per scrivere piccole note sulle mie impressioni, la bottiglietta d’acqua, il portafoglio e fazzoletti.
La stazione centrale di Firenze è piena di gente, di colori, di odori, e di rumori che si confondono creando un gran carnevale. Saliamo sul treno che è già lì al binario numero 7, scegliamo una carrozza piccola e prendiamo posto. Piano, piano si riempie e inizia una sfilata di persone che attraversano le carrozze cercando un posto a sedere.
Il treno se dirige a Viareggio e ci sono molte fermate in un percorso corto. Nella attesa della partenza osservo  una coppia di ragazzi giovani molto speciali, lui un magro giapponese  piuttosto alto con capelli lunghi e lisci, parla un ottimo italiano. Lei una ragazza italiana vestita come un personaggio uscito dai fumetti , manga? Indossa un vestito infantile bianco con un grembiule fucsia, lo stesso colore delle sue lenti a contatto che donano ai suoi occhi questo speciale e colorito sguardo. Dalla sua testa escono piccole corna che si confondono fra i suoi neri capelli. Parla continuamente con il suo lungo e secco amico orientale.
Quasi di fronte a noi c’è un uomo italiano sulla cinquantina con un ragazzino più o meno di tredici anni, dai suoi tratti somatici sicuramente è d’origine indiana o cingalese, tutto composto, i suoi piccoli occhiali li danno un’aria seriosa, i suoi capelli sono folti, neri e lucidi come le piume d’un corvo.
Accanto a noi c’è una ragazza etiope con le sue vesti colorate, parla al cellulare nella sua lingua  per noi incomprensibile. Dietro a noi c’è una signora napoletana con la sua bella figlia sedicenne, una bionda bambolina dagli occhi azzurri come il mare della sua terra. Anche loro parlano al cellulare in uno stretto dialetto napoletano anche essi incomprensibile alle mie orecchie.
Ad un certo punto quando il treno parte tutti quanti parlano al cellulare, le voci si mescolano, le lingue si incrociano, e cosi in un piccolo spazio il mondo si confonde e si sfiora, è una Babele!
Poi col andare del treno all’improvviso tutto tace, lasciando i nostri sguardi fuggire dai finestrini, non è nemmeno un bel paesaggio, chilometri di binari delle ferrovie, vecchi vagoni di treni arrugginiti, muri sfregiati con scritte, un senso di degrado. Ma tra i sassi e la sterpaglia eroici fragili papaveri rossi con la loro bellezza sfidano l’inclemenza del clima e il passaggio di questi treni veloci.


   

Arriviamo a Pistoia e ci incamminiamo alla Piazza  del Duomo, dove nello spazio della misura d’un fazzoletto c’è tutto, è un bel vedere come in tutte le città Toscane.
Pistoia, città fondata dagli Etruschi, e poi dai Romani come punto di appoggio per l’approviggionamento dell’esercito romano in lotta contro i Liguri. Durante l’inverno è una delle città più fredde della Toscana, data la sua posizione vicina all’Appennino e alle montagne Pistoiese. Pistoia fu a lungo alleata di Pisa e Siena, tuttavia nel 1306 si arrese ai nemici di sempre, i fiorentini e i lucchesi perdendo così l’autonomia. Nel’Ottocento la realizzazione delle linee ferroviarie favorì lo sviluppo industriale.
Visitiamo il Museo Civico dentro al Palazzo Comunale. Salendo le scale in pietra ho la sensazione che in qualsiasi momento potrei sentire il rumore dello strascico delle veste da qualche fanciulla del Rinascimento che si aggira  nel palazzo.
Dopo avere ammirato una sfilata di madonne con bambino, opere del ‘700 e del’800 trovo un unico quadro che mi colpisce più di tutti gli altri,, soprattutto per i colori e la luce,mi  ricorda il Caravaggio. Ed infatti appartiene ad un anonimo Caravaggesco, “La visione di San Girolamo” XVIII. La figura del santo ha il magro torso nudo, la pelle d’un pallido sorprendente che contrasta con il rosso delle veste che copre i fianchi, ma c’è la luce del Caravaggio che magnifica il tutto, in un angolo il teschio, simbolo della “ vanitas”, per ricordare l’effimera condizione dell’esistenza.




Da lì entriamo al Duomo che si presenta con una facciata priva d’ornamenti ma con la tipica decorazione di strisce di marmo bianco e nero. Già dal portico trecentesco si sente l’aroma del incenso. Dentro è quasi vuoto, è bellissimo, la navata e lunghissima e molto semplice, ci mettiamo a sedere sulle panche di legno in fondo alla cattedrale di San Zeno, dall’alto la vetrata lascia filtrare i raggi del sole avvolgendo l’ambiente con una fine velatura suscitando un silenzioso misticismo che ci dà una sensazione di quiete inaspettata.
Prima d’arrivare alla Piazza dello Spirito Santo dove si terrà la conferenza, attraversiamo una strada con il curioso nome di: Via Abbi Pazienza*! ed è questo che vi chiedo io, pazienza, per non avervi raccontato niente sulla conferenza “Cibo , l’arcano del dono”ma mi sono persa nel grande carnevale della vita. Ma vi assicuro che presto riprenderò l’argomento, è una promessa!

*la tradizione popolare vuole che questa via abbia preso il nome d’un assurdo fatto di sangue, legato sempre al periodo della lotta fra le fazioni. La storia è questa: un uomo nascosto nelle tenebre stava attendendo un nemico per aggredirlo, quando un ignaro passante ebbe la ventura di passargli vicino. L’uomo gli saltò addosso riducendolo in fin di vita. Accortosi dello sbaglio si scusò dicendo laconicamente: “Abbi pazienza”.

Version en castellano:
 
El domingo pasado emocionada como un escolar en su primera excursión escolástica partí junto a mi hija a la ciudad de Pistoia en Toscana a escuchar una conferencia del título “Alimento, el arcano del don” del antropólogo napolitano Marino Niola.
A mis espaldas mi pequeña mochila con todo lo necesario para pasar una tarde fuera de la casa: una libreta y pluma para escribir pequeños apuntes sobre mis impresiones, la botellita de agua, la cartera y pañuelos de papel.
La estación central de trenes de Florencia está llena de gente, de colores, de olores, y de ruidos que se confunden creando un gran carnaval. Subimos al tren que ya está ahí en el binario número 7, escojemos un vagón chico y nos sentamos. Despacio se llena e inicia una desfile de personas que atraviesan los vagones buscando un lugar donde sentarse.
El treno se dirige a Viareggio y hay muchas paradas en un recorrido corto. En la espera de la partida  observo una pareja de jovenes muy especiales, el un delgado japonés muy alto con su pelo largo y lacio, habla un excelente italiano. Ella una muchacha italiana vestida como un personaje de cómics, me pregunto si es algún personaje de los comics manga, lleva un vestido infantil blanco con un delantal fucsia, el mismo color de sus pupilentes que dan a sus ojos  este especial tinte a su mirada. De su cabeza salen pequeños cuernos que se confunden con sus negros cabellos. Habla continuamente con su alto y flaco amigo oriental.
Casi frente a nosotros está un hombre italiano en la cincuentena con un chiquillo de unos trece años, de sus razgos somaticos seguramente es de origen hindú o cingalese, muy ordenado, sus pequeños lentes le dan un aire severo, y sus cabellos son abundantes, negros y lustrosos como las plumas de los cuervos.
A mi lado está una joven etiopia con sus vestidos llenos de colores, habla en el celular en su idioma para nosotros incomprensible. Detrás está una señora napolitana con su bella hija adolescente, una muñequita rubia con sus ojos azules como el mar de su tierra. También ellas hablan con el celular en un difícil dialecto napolitano, también este incomprensible a mis oidos.
A un cierto momento cuando el tren parte todos estàn hablando al celular, las voces se mezclan, los idiomas se cruzan, y así en un pequeño espacio el mundo se confunde y se roza, es una Babel!
Con el andar del treno al improviso todos se callan, dejando huir nuestras miradas por las ventanas. No es ni siquiera un bonito paisaje, kilometros de binarios de los ferrocarriles, viejos vagones oxidados, muros marcados con escritas, una sensación de degrado. Pero entre las piedras y los matorrales heroicas frágiles rojas amapolas  con su belleza desafían la inclemencia del clima y del pasar de estos veloces trenos.
Llegamos a Pistoia y nos encaminamos a la plaza del Duomo, donde en un espacio del tamaño de un pañuelo está todo, es una bella vista como en todas las ciudades  de la Toscana.
Pistoia , es una ciudad que fué fundada por los Etruscos, y después por los Romanos pues servía de punto de apoyo para el abastecimiento del ejército romano en lucha contro los Ligures. Durante el invierno es una de las ciudades más frías de la Toscana debido a su posición cerca de los Apeninos y de las montañas Pistoieses. Pistoia fué por largo tiempo aliada de Pisa y Siena, todavía en 1306 se arrendió a sus enemigos de siempre, los florentinos y los luqueses perdiendo así su autonomía. En el ‘800 la realización de las líneas de ferrocarriles favorecieron el desarrollo industrial.
Visitamos el Museo Cívico dentro el Palacio Comunale. Subiendo las escaleras en piedra tengo la sensación que en cualquier momento puedo oir el rumor de la cola del vestido arrastrandose  de alguna doncella del Renacimiento que ronda en el palacio.
Después de haber admirado una cantidad de “madonne con bambino”, obras del ‘700 y del ‘800,  encontré un cuadro que llamó mi atención, sobretodo por sus colores y su luz, me recuerda el Caravaggio. Y precisamente pertenece a un anónimo Caravaggesco, “La visión de San Gerolamo” XVIII . La figura del santo tiene un enjuto torso desnudo, la piel de un pálido sorprendente que contrasta con el rojo de la vestidura que cubre los costados, pero es la luz del Caravaggio que hace magnífico todo. En una esquina está una calavera, símbolo de “la vanitas”, para recordar la efímera condición de la existencia.
De ahí entramos al Duomo que se presenta con una fachada desprovista de ornamentos pero con la típica decoración de bandas de marmol blancas y negras. Desde el atrio del ‘300 se siente el olor del incienso. Adentro  está casi vacío, es bellisimo, la nave central es muy sencilla, no sentamos en las bancas de madera en fondo a la catedral de San Zeno, del alto la ventana deja filtrar los rayos del sol envolviendo el ambiente con un fino velo sucitando un silencioso misticismo que me da una sensación de paz inesperada.
Antes de llegar a la Plaza del Espiritu Santo donde será la conferencia atravesamos una calle con el curioso nombre de Via Abbi Pazienza! * (Calle Ten Paciencia ), y esto es lo que les pido yo,  paciencia, por no haberles contado nada sobre la conferencia “Alimento, el arcano del dono” pero me perdí en el carnaval grande de la vida. Les aseguro que lo más rápido posible volveré a tocar este argumento, es una promesa!

*La tradición popular dice que esta calle ha tomado este nombre de un absurdo acontecimiento de sangre, siempre en el período de lucha entre facciones. La historia es esta: un hombre escondido en las tinieblas estaba esperando su enemigo para atacarlo, cuando un desconocido transeúnte tuvo la desgracia de pasar por ahí. El hombre se le aventó encima causandole la fin de su vida. Dandose cuenta del hecho y de su error se disculpó diciendo lacónico: “Abbi pazienza, Ten paciencia”.