lunedì 3 settembre 2012

Estate 2012: ritorno a casa - Verano 2012: regreso a casa

Il mio viaggio in Messico questa estate del 2012 inizia come sempre dall’aeroporto di Peretola a Firenze, ma a differenza degli altri viaggi questa volta parto da sola. Sono un po’nervosa come al solito quando devo partire ma mi sento comunque un po’ più sicura di me stessa. Sembrerà una cosa insensata ma m’accorgo che da quando ho perso un po’ di peso io mi sento meglio, più sicura. E’ una sensazione nuova molto entusiasmante.
Come al solito arrivo all’aeroporto con molto tempo in anticipo, segno che sto invecchiando. Mi metto a sedere tranquilla ad osservare il via vai delle persone. La sala d’attesa è piena di giapponesi  e cinesi, gli europei sembrano la minoranza, fra questi vedo passare una coppia di alti biondi teutonici con un paio di ragazzini gemelli al seguito, sono bellissimi, bianchi, pallidi, eterei. Indossano dei bermuda color corda e camicie di bianco cotone e un piccolo panama in testa, d’immediato appare nella mia mente l’immagine di Tadzio nel film Morte a Venezia, chiudo gli occhi e le note della musica di Mahler fluiscono lentamente nel mio cervello.
La partenza del volo è puntuale e trascorre il viaggio tranquillo. Mentre stiamo atterrando a Parigi penso alle parole di mia figlia Laura che giorni prima durante un suo viaggio alla capitale francese mi scrisse “ha un paesaggio che non abbraccia”.
Ho lasciato Firenze con una temperatura di 35°c e qui a Parigi sarà non più di 18°c, il clima è freddo, grigio come lo è anche l’interno dell’aeroporto Charles De Gaulle, strutture d’acciaio, spazi vuoti, pochissima gente. Il pulmino che mi accompagna da un terminal all’altro mi lascia in una sala dove c’è solo un impiegato dell’aeroporto con aria annoiata. Cerco la mia strada e capisco che è al piano di sopra ma vedo solo le scale mobili, ferme, “immobili”, torno indietro, chiedo informazione all’omino annoiato e lui con un cenno della testa mi segnala le stesse scale “im”mobili… timidamente mi preparo a salire a piedi queste scale ma nel momento stesso in cui metto il mio piede destro sul primo scalino paff! incomincia a funzionare la scala, e mi dico “Bravi questi francesi, sono sempre avanti nella modernizzazione giusta senza sprechi!”.
Nella sala d’attesa d’Aeromexico, mentre aspetto il momento della partenza, attira la mia attenzione un ragazzo vestito in modo molto carino, alternativo, chic ed elegante, ha dei timidi baffetti neri e porta un capellino che mi ricorda il cantante italiano di swing degli anni ’50 Fred Buscaglione o il più moderno attore americano dei giorni nostri Matt Dillon. Vuole il destino che fosse il mio compagno di viaggio, e cosi un po’ alla volta abbiamo iniziato a parlare un po’ in inglese, un po’ in spagnolo. Mi ha chiesto aiuto per riempire il modulo del visto e della dogana messicana, e penso come altri anni viaggiando con i miei figli io mi disinteressavo di tutto ed erano loro a riempire persino il mio visto, ed eccomi oggi questa volta io ad aiutare questo giovane ragazzo che va a studiare per un anno ingegneria nella Università de Guadalajara, che sa poco spagnolo ma ha tanti amici di facebook in questa grande città messicana. Quando arriva la nostra cena, io non ho fame ma capisco che lui sì pertanto gli offro la mia e lui mangia volentieri tutto con grande appetito. Durante il volo si prende un forte raffreddore e mal di gola benché si fosse avvolto tutto quanto con la copertina. Mi ha ricordato mio figlio Filippo che anche lui era incline a raffreddarsi in queste traversate oceaniche, infine come mamma mi prendo cura di lui dandogli fazzoletti e un’aspirina. Arriviamo a Città del Messico, passiamo insieme migrazione, ci salutiamo con un bacio e un in bocca al lupo, si sistema il suo cappellino in testa e lo perdo di vista.
Finalmente, dopo quasi sei ore d’attesa, prendo il piccolo aereo che mi porterà a Tampico, ho un po’ di paura per le dimensioni ridotte dell’aeromobile ma invece si tratta di un aereo nuovo, sale in cielo senza difficoltà e il volo procede tranquillo e in meno di un’ora arriviamo nel porto tropicale di Tampico da dove inizierà la mia avventura nella terra dei miei natali, ora terra dei narcos.
L’aeroporto è pieno di soldati. Quando m’accorgo che c’è solo una delle mie sorelle ad aspettarmi capisco che i tempi sono cambiati. Un tempo veniva quasi tutta la famiglia a darmi il benvenuto, ma ora purtroppo muoversi, andare in giro è pericoloso, usare i mezzi propri per spostarsi d’una città all’altra non è consigliabile, così oggi si viaggia sempre nei comodi e sicuri autobus.
Al giorno dopo prendiamo il bus per andare alla mia città “El Mante”, fino a pochi anni fa quei 157km si percorrevano nelle proprie macchine placidamente in due ore, invece in questi tempi di paura, con il bus ci si mettono persino 3 ore quando non ci sono “retenes”(posto di blocco dei soldati).
Vedere i posti dove si è trascorso sempre una vita tranquilla piena di gioia e libertà, ora dovunque affollata da soldati e poliziotti federali, è una esperienza dolorosa e mette paura. Sono dappertutto; nelle banche, nei supermercati, nella piazza principale, il vecchio albergo della città è diventato una caserma comprese trincee con sacchi di sabbia.
Nonostante tutta questa caotica situazione, l’accoglienza della mia famiglia è meravigliosa e cercano volentieri d’organizzare pranzi e riunioni pur stando attenti a rinchiuderci presto nelle nostre abitazioni onde evitare le uscite notturne. Proprio a causa di questa problematica è cresciuta la dipendenza dai network, tutti sono organizzati molto bene e passano intere serate comunicando fra di loro, in chat con messenger, twitter, posta elettronica o il più affascinante facebook . Mettono fotografie, scrivono pensieri, si raccontano barzellette, pregano e accendono candele virtuali per le persone sparite o sequestrate. Ma anche il sabato sera si organizzano vere e proprie serate da discoteca “virtuale”, da Tampico alle 10 di sera parte questo simpatico quarantenne deejay che ha più di 600 fans con serate musicali: tutti si collegano, si mettono di fronte allo schermo con bibite, birra, whiskey, “botanas” (tapas), e attraverso di questo mezzo scherzano, ridono, scambiano idee, nascono amori, relazioni. La serata va avanti tutta la notte ma ognuno è libero di ritirarsi a beneplacito. Tutto questo può sembrare assurdo e terribile per noi che viviamo in un’altra realtà, ma credetemi che avendo conosciuto da vicino la situazione posso capire perfettamente il perché di tutto questo. Questo aiuta a rendere la vita “ màs llevadera” (più sopportabile).
Un po’ alla volta comincio ad uscire la mattina e mi avventuro da sola in centro, che è sempre gremito di gente, di confusione, di rumore. M’inoltro nel mercato centrale e vedo con tristezza che anche qui tutto è cinese, sono rimasti pochi banchi con prodotti artigianali messicani, come quello delle cinture di cuoio con dei bei scorpioni lavorati artisticamente, dal suo banco ascolto la cover in spagnolo dei Ricchi e Poveri: “Sarà perché ti amo”, pochi passi fuori dal mercato ed entro nella confusione più totale giacché è costume tenere musica molto forte fuori d’ogni negozio sulle strade. Fra una struggente canzone messicana e una cumbia texana, spunta con la sua voce nasale il nostro italico Eros Ramazzotti, cantando “La cosa màs bella”… mi fa tanto ridere.
Fuori dal centro la città mi fa un po’ pena perché sono tanti i negozi chiusi, macerie dappertutto, tante le case disabitate , e come disse J.Vasconcelos nel suo libro Ulises Criollo riguardo la crisi del 1896 nello stato di Campeche in Messico: “file di finestre sbarrate e cancelli suntuosi rimanevano chiusi senza annunci d’affitto, come se i proprietari si fossero stancati d’aspettare inquilini”, tutto come abbandonato alla sorte in attesa di tempi migliori. La maggioranza delle persone abbienti ha lasciato le proprie proprietà, i lavori, le imprese in uno stato di “stand by”, per paura di sequestri o di cose peggiori, e sono andati a vivere alla frontiera con il Texas, amministrando gli averi tramite parenti o impiegati attraverso internet. Vivono sradicati dal loro paese come ricchi immigranti con una grande nostalgia del loro Messico, tanto vicino ad un passo ma lontano e proibitivo per loro nonostante la loro ricchezza!
Con il passare dei giorni mi accorgo che inizio ad abituarmi alla presenza dei soldati e magari mi ritrovo a fare la fila nel bancomat o nelle casse dei supermercati con loro, non ho più paura solo un po’ di riserbo, li osservo discretamente, sono tutti molto giovani con forti tratti somatici indigeni, dicono che la maggioranza proviene dagli stati centrali di Puebla, Oaxaca e Guerrero, sono vestiti con uniformi di grossa stoffa, armati fino ai denti, con casco e alcuni con passamontagna, riesco a vedere solo i loro occhi inquieti, sopportano il caldo tropicale stoicamente, so che spesso si ritrovano negli ospedali con abrasioni e funghi in diverse parti del corpo dovute alla mancanza di traspirazione.
Mi fa piacere che fra le tante abitazioni abbandonate o costruzioni lasciate a metà abbiano invece finito la ricostruzione della “Iglesia de Guadalupe” in pieno centro, erano al meno 25 anni che si portavano dietro questi lavori!  
L’unico commercio che è cresciuto a dismisura nella mia vecchia città è la vendita di alimenti sulla strada. Non c’è strada o marciapiede libero da queste ingombranti carrette, hanno invaso persino gli spazi dove si dovrebbe parcheggiare. Veri e propri ristoranti mobili con tavoli e sedie di plastica, si piazzano fin dalle prime ore del mattino essendo usanza messicana ingerire forti colazioni la mattina e va avanti cosi fino alla sera, gli odori di fritto o di pesce invadono l’ambiente. Mi dicono che pagano 10 pesos al giorno (poco meno di 1 euro) al municipio… ma quanto pagano di pizzo alla mafia non si sa.
Un’altra curiosità che ho trovato molto simpatica e maliziosa  che rientra  nel carattere messicano è la maniera di far pubblicità ai pantaloni di jeans femminili: mettono manichini con grossi sederi rivolti sul marciapiedi, questi manichini indossano jeans stretti, colorati pieni di luccichini proprio per chiamare l’attenzione dagli uomini messicani che adorano i sederi pieni e voluminosi.
Tornando alla vita in famiglia, è molto riposante per me passare un periodo con loro nel “dolce far niente”, passiamo molto tempo nel salotto fra sorelle e mamma a chiacchierare, anche interi pomeriggi! Dalla grande portafinestra osservo il grande e rigoglioso giardino, con le palme che quasi scavalcano il muro, la buganvillea che copre gran parte del loggiato da dove tanti uccellini volano allegri da un ramo all’altro, qualcuno porta nel becco piccoli vermi che poi deposita amorosamente nel beccuccio del suo tenero piccolino. Qualche scoiattolo corre veloce sulle lunghe braccia degli alberi che si stendono sempre lungo i muri di recensione.
Guardo divertita la nuova mascotte di mia mamma; una vecchia tartaruga (galapago), un tempo chiamata Panfila, nome dato dal suo primo proprietario mio nipote Rodolfo quando da piccolino la raccolse sulla strada e la portò a vivere nel loro grande giardino insieme ad altri animali come galline, polli, e un cane. Per quasi 25 anni Panfila è vissuta felice in questo ambiente nonostante il feroce cane Stacey, un misto di labrador con chaw-chaw che terrorizzava tutti quanti. Alla morte di questo cane è arrivato Zimba, un bullmastif  grosso ma bonaccione… che l’ha presa per un pallone sballottandola di qua e di là. E’ stata costretta perciò ad immigrare al giardino della mia mamma dove ha assunto una nuova identità, con il nome più semplice di Kika.
Kika è diventata l’oggetto d’amore della mia mamma e lei, generalmente così sobria nelle manifestazioni amorose, con lei riesce ad esprimersi con grande tenerezza. La chiama a voce quando deve mangiare e Kika si avvicina piano piano leggera portandosi addosso la sua vecchia casa. Quando cammina le sue zampette e unghie sembrano non toccare il terreno, arriva sulla soglia della porta e lì le servono fresche foglie di lattuga o tonde fette di cetrioli, mangia tutto senza fretta, una volta che ha finito tutto fa una grande “pisciata” lasciando anche grosse quantità di popò! Dopodichè torna nel giardino accolta dal canto degli uccelli come una vecchia regina.
Così è passata quasi tutta l’estate, fra gli affetti familiari, pranzi succulenti, letture e aggiornamenti sulla vita politica e quotidiana del Messico.
Credo che d’ora in avanti quando visiterò un posto seguirò il consiglio d’un buon amico e scrittore che disse: “Quando visiti un posto, pensa che non tornerai mai più lì: questo t’obbligherà a vivere con più intensità ma anche con pietà i posti che visiti”.

Version en castellano:

Mi viaje a México este verano del 2012 inicia como siempre del aeropuerto de Peretola en Florencia, pero a diferencia de otros viajes, esta vez parto sola.
Estoy algo nerviosa como siempre cuando tengo que partir pero me siento como sea un poquito más segura de mi misma. Parecerá una cosa sin sentido pero me doy cuenta que desde que he perdido algo de peso me siento mejor. Es una sensación nueva entusiasmante.
Cómo de costumbre llego al aeropuerto con mucho tiempo en anticipo, señal de que estoy envejeciendo.
Tomo asiento y observo tranquila el ir y venir de las personas. La sala de espera está llena de japoneses y chinos, los europeos parecen ser la minoría, entre ellos veo pasar una pareja de altos, rubios teutónicos con un par de chiquillos gemelos detrás de ellos, son muy bellos, blancos, pálidos, etéreos. Llevan puestos unos bermudas color cuerda y blancas camisas de algodón y unos pequeños panamás en sus cabezas. De inmediato aparece en mi mente Tadzio en la película “Muerte a Venecia” de L. Visconti, cierro los ojos y las notas musicales de Mahler fluyen lentamente en mi cerebro.
La salida del vuelo es puntual y transcurre el viaje sin sobresaltos. Mientras estamos aterrizando en Paris pienso a las palabras de Laura que algunos días antes, durante un viaje de ella a la capital francesa, me escribió lapidaria “tiene un paisaje que no abraza”.
Dejé Florencia con una temperatura de 35°c y aquí en Paris serán no más de 18°c, el clima es frío, gris como lo es también el interior del aeropuerto Charles De Gaulle, estructuras en acero, espacios vacíos, poca gente. El autobus que me acompaña de una terminal a otra me deja en una sala donde está solo un empleado del aeropuerto con cara de aburrido. Busco mi camino y entiendo que es en el piso de arriba pero veo solo las escalera eléctricas paradas, inmoviles. Entonces regreso a pedir información al hombre aburrido el cual con solo un movimiento de cabeza me señala las escaleras “in”moviles… timidamente me preparo a subirlas caminando cuando al instante en que pongo mi pie derecho sobre el primer escalón paff! la escalera empieza a funcionar y digo entre mí “Bravos estos franceses, están siempre a la vanguardia con la modernización justa sin derroches”.
En la sala de espera de Aeroméxico, mientras llega el momento de partir, llama mi atención un muchacho vestido en manera linda, alternativa, chic y elegante, lleva unos tímidos bigotitos y un sombrerito gris que me recuerda el cantante italiano de swing de los años ’50 Fred Buscaglione o el más moderno actor americano de estos años Matt Dillon. Quizo el destino que fuera mi compañero de viaje, y así un poco a la vez empezamos a platicar un poquito en inglés y un poquito en español. Me pidió que lo ayudara a llenar los formularios de la visa y de la aduana mexicana. Y pienso como en otros años yo viajando con mis hijos me desinteresaba de todo y eran ellos a llenar hasta mi visa… y en cambio veeme aquí hoy ayudando a este joven francés  que va a estudiar un año ingeniería en la Universidad de Guadalajara, que sabe muy poco español pero que tiene tantos amigos en facebook en esta grande ciudad mexicana.
Cuando llega nuestra cena, yo no tengo hambre, tomo solo las galletas saladas y le ofrezco la mia y él se la come con gusto. Durante el vuelo agarra un fuerte resfriado y dolor de garganta aunque si se cubrió todo con la colchita. Me recordó mi hijo Filippo, ya que también él era propenso a resfriarse en estas travesías oceánicas.
En fin, mamá, me encargo de él dandole pañuelos de papel y una aspirina. Llegamos a la Ciudad de México, pasamos juntos migración, nos saludamos con un beso y un  “suerte”, se pone su lindo sombrerito y lo pierdo de vista.
Finalmente después de 6 horas de espera, tomo el pequeño avión que me llevará a Tampico, tengo algo de miedo viendo las dimensiones de la aeronave, en cambio es un avión nuevo que sube en el cielo sin dificultad y el vuelo procede tranquilo y en menos de una hora llegamos al puerto tropical de Tampico, donde iniciará mi aventura en las tierras natales, ahora tierras de los narcos.
El aeropuerto está lleno de soldados. Cuando veo que está solo mi hermana Laura esperandome entiendo que los tiempos han cambiado. Una vez venía casi toda la familia a darme la bienvenida, pero ahora moverse, dar la vuelta es peligroso, usar los propios automóviles para ir de una ciudad a otra no es aconsejable, así hoy se viaja siempre en cómodos y seguros autobuses.
Al día siguiente tomamos el camión que nos llevará a mi ciudad el Mante, hasta hace pocos años esos 157 km de carretera se recorrían placidamente en poco menos de 2 horas ahora en estos tiempos de miedo con el bus se hacen como mínimo 3 horas si no se encuentran retenes.
Ver esos lugares donde se transcurrió sempre una vida tranquila llena de alegría y libertad, ahora donde quiera llena de soldados y de policías federales, es una experiencia dolorosa y da miedo. Están por todos lados, en los Bancos, en los Supermercados, en la Plaza principal, el viejo Hotel de la ciudad es transformado en un cuartel incluso con trincheras con sacos de arena.

A pesar de toda esta caótica situación, la cálida acojida por parte de mi famiglia es maravillosa y organizan de buen humor  excelentes comidas y reuniones haciendo atención a encerrarnos temprano en nuestras casas para evitar salidas nocturnas.
Precisamente a causa de esta problematica ha crecido la dependencia a los networks, todos están muy bien organizados y pasan mucho tiempo comunicando entre ellos, en chat con messenger, twitter, los correos electrónicos o el más facinoso facebook. Ponen fotografías, escriben pensamientos, se cuentan chistes, rezan y prenden velas virtuales por las personas secuestradas o desaparecidas. También el sábado  organizan verdaderas noches en la disco virtual, desde Tampico a las 10 p.m. este simpático Deejay cuarentón que tiene más de 600 fans empieza su programa musical; todos se reunen frente a sus pantallas de la computadora con bebidas, cerveza, whiskey, botanas, y a través de este medio bromean, ríen, intercambian ideas, nacen amores, relaciones. La velada sigue toda la noche hasta la mañana del día siguiente pero cada quien es libre de retirarse cuando se le antoja. Todo esto puede parecer un poco absurdo para nosotros que vivimos una realidad tan diferente, pero créanme que habiendo conocido de cerca la situación puedo comprender perfectamente el porqué de todo esto. Esto ayuda a hacer la vida “más llevadera”.

Un poco a la vez empiezo a salir en las mañanas y me aventuro sola en el centro, que está siempre lleno de gente, de confusión, de ruido. Entro en el mercado y veo con tristeza que también aquí está todo hecho en China, han quedado pocos puestos con productos mexicanos artesanales, resiste el de los cinturones de cuero con lindos alacranes grabados artisticamente, ahí en su puesto escucho la cover en español de “Ricchi e Poveri” (grupo italiano famoso en los años ’70 y ’80) “Será porque te amo”, a pocos pasos afuera del mercado entro en la más total confusión porque es costumbre tener la música a todo volumen fuera de cada negocio en las calles. Entre una conmovedora canción mexicana, una cumbia texana, se escucha la voz nasal de nuestro itálico Eros Ramazzotti, cantando “La cosa más bella”… me hace sonreir.
Afuera del centro, la ciudad me da algo de pena porque hay muchos negocios cerrados, escombros por todos lados, tantas casas deshabitadas, y como dice J.Vasconcelos en su libro “Ulises Criollo” cuando habla de la crisis de 1896 que sufría Campeche: “filas de ventanas con rejas y zaguanes suntuosos permanecían cerrados y sin anuncios de alquiler, como si los dueños se hubiesen cansado de esperar inquilinos”, todo esto abandonado a la suerte esperando tiempos mejores. La mayoría de las personas ricas han dejado sus propiedades, sus trabajos, sus empresas en una situación de “stand by”, por miedo a los secuestros, o a cosas peores, se fueron a vivir a las ciudades fronterizas de Texas, administrando sus intereses por medio de internet con parientes o empleados de confianza. Viven desarraigados de su pais como ricos migrantes con una grande nostalgia de México, tan cerca de ellos a solo un paso pero prohibido no obstante sus grandes riquezas!
Con el pasar de los días me doy cuenta de que inicio a acostumbrarme a la presencia de los soldados y a veces me encuentro entre ellos a hacer la fila en el bancomat, en el supermercado, no tengo más miedo pero los observo con discreción, son todos muy jovenes con fuertes razgos somáticos indígenas, dicen que la mayoría proviene de los estados centrales de Puebla, Oaxaca, Guerrero, visten con uniformes de gruesas telas, armados hasta los dientes, con cascos y algunos con pasamontañas, de modo de que se puedan ver solo sus ojos que son inquietos y vivaces, soportan estoicamente el calor tropical; sé que seguido se encuentran en el hospital con fuertes rosaduras y hongos en el cuerpo debido precisamente a la falta de transpiración.
Me da mucho gusto ver entre las tantas habitaciones abandonadas o construcciones dejadas a mitad la terminación de la reconstrucción de la Iglesia de Guadalupe en la plaza principal, eran al menos unos 25 años que habían comenzado!
El único comercio que ha florecido sin medida aquí en el Mante es la venta de alimentos en las calles, el comercio de ambulantes.


No hay banqueta o calle libre de estos voluminosos carretones, han invadido hasta los espacios para estacionar los coches. Verdaderos restaurants con mesas y sillas de plástico, se acomodan desde las primeras horas de la mañana hasta en la noche siendo una costumbre mexicana ingerir fuertes desayunos en la mañana, y así los olores de frito y de mariscos se confunden, se mezclan. Me dicen que pagan 10 pesos al día al municipio… pero qué cantidad pagan a la mafia, eso no lo sabemos. Es una manera de sobrevivir a la situación actual de precariedad en el trabajo.
Otra curiosidad que encontré muy simpática y pícara  propia del carácter mexicano es la manera de hacer publicidad a los pantalones jeans femeninos: ponen maniquis con grandes sentaderas dispuestos hacia las banquetas, estos maniquis traen jeans apretados, con colores fuertes llenos de brillantitos para llamar la atención de los hombres mexicanos que adoran las nalgas llenas y voluminosas.
Regresando a la vida en familia, es muy reposante para mí pasar un período así en el “dolce far niente” (dulce hacer nada), pasamos mucho tiempo en la salita entre mis hermanas y mi mamá a platicar, hasta tardes enteras! Desde el gran ventanal observo el lozano jardín, con las verdes palmas que casi desbordan la barda, la enredadera de buganvilla que cubre casi todo el tejado de donde tantos pájaros vuelan alegres de un ramo a otro, alguno lleva en su pico pequeñas lombrices que después deposita cariñosamente en el piquito de su tierno pájarito. Alguna ardilla corre veloz en los largos brazos de los árboles que se extienden sobre el muro de tapia.
Veo divertida la nueva mascota de mi mamá; una vieja tortuga (galápago), un tiempo llamada Pánfila, nombre dado por su primer propietario mi sobrino Rodolfo cuando de niño la recogió en la carretera y la llevó a vivir en su jardín junto a otros animales como gallinas, pollos y un perro. Durante casi 25 años Pánfila vivió felíz en este ambiente no obstante la presencia del feroz perro Stacey, un mixto de Labrador con Chaw-chaw que terrorizaba a todos. Muriéndo este perro llegó Zimba, un bullmastif grandísimo pero muy bondadoso… que la agarró de pelota zarandeandola por todos lados. La pobre Pánfila fue obligada a emigrar al jardín de mi mamá donde ha tomado una nueva identidad, con el nombre más sencillo de Kika.
Kika se ha vuelto el objeto de amor de mi madre y ella, que generalmente es tan sobria en sus manifestaciones de afecto, con ella logra externarse con grande ternura. La llama cuando es la hora de comer y Kika se acerca despacito ligera llevando encima su vieja casa. Cuando camina sus patitas y uñas parecen no tocar el terreno de cuanto es delicada, se acerca a la puerta donde le sirven frescas hojas de lechuga o redondas rebanadas de pepino, come todo sin prisa y una vez que ha terminado hace un buen charco de pipi dejando también buenas cantidades de caca!
Después regresa al jardín donde la reciben los cantos de los pajaritos como si fuera una reina.
Así he pasado todo el verano, entre los afectos familiares, comidas suculentas, lecturas y actualización del mundo de la política y de la vida cotidiana de México.
Creo que de ahora en adelante cuando visitaré un lugar seguiré el consejo de un amigo y escritor que dice: “Yo cuando visito un lugar, pienso que jamás volveré a él de nuevo y pensar así me obliga a vivir con un poco más de intensidad y piedad los lugares que visito”.
 

mercoledì 25 luglio 2012

Salpicón de carne de res - Insalata di carne di manzo



La ricetta originale è con carne di cervo. Si tratta di una ricetta preispanica dello Stato del Tamaulipas in Messico (la mia terra natale).
In questi tempi con la scarsezza e la quasi sparizione del cervo si utilizza carne di manzo.
Nei ricordi di famiglia, racconta mia madre che negli anni ’50 alcuni prestigiosi macellai preparavano la carne di cervo (la coscia) cuocendola in puro succo di limone. La carne di cervo veniva venduta esclusivamente di domenica mattina giacché la sua lunga cottura e marinatura si svolgeva durante la notte del sabato.
Nella mia famiglia era abbastanza usuale cucinare questo piatto, non solo come “salpicón” ma anche come ripieno nei gustosi “tamales”* dove la carne di cervo si mescolava con lonza di maiale per rendere il ripieno più succoso. Tornando indietro con la memoria come non ricordare le buone colazioni che si facevano nei giorni di festa delle prime comunioni, dove si servivano “los tamales di cervo” insieme a “el atole”* o a freschi succhi d’arancia.
Io qui vi presento la ricetta di “salpicón con carne di manzo”:

Ingredienti  per 6 persone
750g di carne di manzo
1 cipolla non tanto grande
4 o 5 ravanelli
una manciata di coriandolo
2 pomodori
Il succo di 1 limone
2 cucchiai d’aceto
3 cucchiai d’olio d’oliva
peperoncino al gusto
1 avocado
triangoli di mais

Preparazione
Lavare le verdure. Mettere la carne in una pentola con aglio, cipolla, una foglia d’alloro, sale e pepe e cuocere per 2º 3 ore finché sarà molto morbida, ideale é la cottura nelle pentole “crock-pot” (lenta cottura) perché la rende morbida e succosa.
Una volta raffreddata,  sfilacciare la carne e mescolare con il succo di limone, l’aceto e l’olio d’oliva. Tagliare le verdure a quadretti molto piccoli e aggiungerle alla carne. Infine aggiungere il coriandolo ben tritato e peperoncino a piacere.
Servire con triangoli di mais e fettine di avocado, magari accompagnato da  una buona birra.
*tamales: tipico piatto mesoamericano
*atole: tipica bevanda mesoamericana. Calda e a base di mais

Versión en castellano
La receta original es con carne de venado, receta prehispánica del estado de Tamaulipas, mi tierra natal. Ahora con la escases y la casi desaparición del venado se utiliza carne de res en este caso la falda o skirt.
En los recuerdos de familia cuenta mi madre que en los años '50 algunos prestigiosos carniceros preparaban la pierna de venado cociéndola en puro jugo de limón, su venta ocurría exclusivamente el domingo en la mañana su lenta cocción y marinada se hacía durante la noche del sábado.
En mi familia era bastante usual cocinar este platillo, no solo como salpicón, si no también como relleno a los deliciosos tamales donde se usaba mezclar esta carne con la lonja de puerco para hacer su relleno más sabroso y jugoso.
Regresando atrás con la memoria como no recordar los buenos desayunos que se hacían en las fiestas de las primeras comuniones donde se servían los tamales junto al atole o a frescos jugos de naranja.
Yo aquí les presentó un salpicón de carne de res:

Ingredientes para 6 personas
750g de carne de res (falda)
1 cebolla mediana
4 o 5 rabanitos
el jugo de un limón o más según el gusto
2 cucharadas de vinagre
3 cucharadas de aceite de oliva
1 o 2 tomates
un manojo de cilantro
1 o 2 aguacates
tostadas de maíz
chiles jalapeños o en chipotle al gusto

Preparación:
Lavar y desinfectar las verduras. Poner la carne en una olla con cebolla, ajo, laurel, sal y pimienta. Cocer por 2 o 3 horas hasta que la carne esté suave, su cocción ideal es en las ollas llamadas “cock-pot”( lento cocimiento) porque queda muy jugosa.
Una vez fría la carne deshebrar y mezclar con el jugo de limón , el vinagre y el aceite de oliva. Cortar la cebolla, el tomate y los rábanos en cuadritos muy chiquitos y agregar, por último picar el cilantro muy finito e incorporar a la carne.
El chile se puede poner en platitos a un lado y servirse al gusto junto con las rebanadas de aguacate y las tostadas. Si se quiere hacer más gustoso se puede agregar una cucharita de knorr suiza en polvo.
Acompañar el platillo con una buena cerveza bien fría o un vinito blanco espumoso.

Hola amigos!
Sono passati tanti giorni dal mio ultimo post... il motivo é il mio viaggio in Messico.
Sto visitando la mia famiglia d'origine e pertanto i giorni volano fra abbracci e grandi mangiate!
Approfitto per raccogliere materiale per il blog, cosí al mio ritorno potró scrivere il racconto di questa nuova avventura.
Riscopro sapori-saperi della mia terra, un po' alla volta, perché  purtroppo il mio stomaco non è più abituato a certi alimenti o cibi e anche perché la minaccia della vendetta di Moctezuma è sempre in agguato!
Posso solo dirvi che i veri "tacos", "aguacates", e "frijoles negros" sono cibo prelibato dagli Dei, niente a che vedere con quelli che troviamo in Italia.
Nei giorni caldi di queste terre tropicali bere la fredda "Michelada" (birra, limonata, peperoncino in polvere, salsa inglesa, e tanto ghiaccio) sgranocchiando "tostaditas de maiz" (tortillas fritte tipo totopos) è veramente un piacere.
In attesa del mio ritorno in Italia per il grande post, vi abbraccio e vi dico:
HASTA LUEGO AMIGOS!

domenica 8 luglio 2012

A propósito de Julio Ramón Ribeyro…


Aconsejo vivamente a los amigos de lengua castellano de leer el artículo del día de hoy: domingo 8 de julio de 2012, num 905 de La Jornada SEMANAL.
“Ribeyro y la tentación del fracaso”
Excelente reseña sobre la vida y obra del gran escritor peruano Julio Ramón Ribeyro, para quien quiere profundizar su saber, es una ocasión de no perder.
Tema tratado en mi blog el 6 de mayo del 2012.
Buena lectura!
http://www.jornada.unam.mx/2012/07/08/sem-esther.html

mercoledì 4 luglio 2012

Estan hambrientos de un cambio? Comida justa y solidaria


Esta comida fue creada para apoyar la campaña internacional "CRECER. Alimentos. Vida. Planeta", organizada por OXFAM. Oxfam es una gran confederación formada por 17 organizaciones que trabajan en más de 90 Países alrededor del mundo para encontrar soluciones duraderas a la injusticia de la pobreza. La campaña CRECER (GROW) invierte en los pequeños agricultores y comunidades rurales, a menudo las más pobres y marginadas. Propone la producción y el consumo responsable de alimentos para crear un sistema alimentario justo donde todos puedan cada dia sentarse a la mesa. ¿Quieres apoyar a CRECER? Aquí está: http://oxfammexico.org/crece/
El amaranto
Es una planta originaria de América Central, donde venía ya cultivada en la civilización  precolombina. Actualmente, es cultivada con fines comerciales en México, América del Sur, Estados Unidos, China, Polonia y Austria.
En sus territorios de orígen era definido por los Aztecas como “el misterioso grano” o “el grano de los Dioses”, sus semillas eran conocidas por sus cualidades nutricionales y energéticas.También los Mayas la usaban como nutrimiento mientras los Incas lo definían “kiwicha” (pequeño gigante) y apreciaban su poder curativo.
Una vez cocido resulta una masa gelatinosa. Después de lavarlo se coce en dos partes de agua con una cucharita de sal marino, 20 minutos en olla a presión y 30 en olla normal.
En esta receta he usado el amaranto producido en México por “comercio justo”.
Flan de amaranto
Ingredientes para 6 personas
100g de semillas de amaranto
250ml de leche de vaca o de soya
3 huevos
100g de champiñones
100g de cebolla
100g de zanahorias
1 cucharada de perejil picado
aceite de oliva
sal y pimienta
Preparación
Cocer el amaranto con dos veces su volumen de agua fría. Lavar y cortar en cuadritos las verduras. Cocerlas unos 15 minutos en poco aceite de oliva, agregar un poco de agua si es necesario. Batir los huevos con la leche, poner sal y pimienta. Agregar el amaranto cocido y las verduras tibias. Untar 6 moldes tipo muffins y distribuir el compuesto a base de amaranto y verduras. Cocer a baño maría en el horno caliente a 200° por 20 minutos.
Voltear los moldes en los platos acompañando con una salsa a su gusto, yo he preparado una con quesos.
Salsa de quesos
En una ollita calentar 200ml de crema de soya con 100g de queso parmesano y pecorino  y un chorrito de leche. Servir los flanes de amaranto tibios bañados con la salsa de quesos.
Quinoa o Quinua
Es una planta herbácea como las espinacas y la remolacha. Si bien no es un cereal se puede utilizar similarmente. La quinoa es un alimento con muchas proteínas vegetales y no contiene glutine. Es el alimento base de las poblaciones andinas. Dado que la quinoa tenía un significado casi sagrado durante la conquista española su cultivo fue prohibido. Para la cultura católica  es considerado sagrado solo el pan de frumento o sea el grano, además el uso de este alimento era asociado a rituales paganos.
Yo en mi receta he usado la quinoa producida en Perú de coltivación biológica orgánica.
Quinoa y aguacate
Ingredientes para 6 personas
1 taza de quinoa (lavada y secada)
2 tazas de agua
4 tomates picados y sin semillas
1 taza de baby espinacas en tiritas
½ cebolla de Tropea (morada) picada
4 cucharadas de jugo de limón
4 cucharadas de aceite de oliva
1 cucharita de sal
2 aguacates en rebanadas
 1/3 taza de queso feta desboronado
Preparación
En una olla poner el agua y la quinoa. Llevar a ebullición, bajar la lumbre y cocer por 15 minutos hasta que absorva toda el agua. Poner la quinoa en un bowl mediano. Agregar a la quinoa,  el tomate, las tiritas de espinacas, la cebolla y a parte emulsionar el jugo del limón con el aceite de oliva y la sal. Mezclar todo. En un platón hacer una cama con las hojas de espinacas sobrantes, poner la quinoa con verduras , desboronar la feta  sobre el compuesto de quinoa, guarnir con rebanadas de aguacate. Es un plato muy fresco ideal para el verano, de preparar en anticipo comodamente teniéndolo en el refigerador.
Pastel de quinoa y manzana con canela y coco
Ingredientes
5dl de manzana picada
0.5dl de azúcar
1cucharita de canela
1dl de agua
1dl de coco rayado
4 huevos
125g de mantequilla suave
2.5dl de azúcar
3dl de quinoa cocida
4dl de harina de arroz o harina normal
1 cucharita de levadura
En una ollita cocer las manzanas con el azúcar, la canela y el agua hasta que se absorva casi todo el líquido. Batir los huevos con el azúcar y después con la mantequilla, mezclar bien. Agregar la quinoa previamente cocida, mezclar bien y agregar la harina con la levadura y amalgamar todo.
Poner en un molde de 23cm por 6cm la mitad de la masa, nivelar y agregar la manzana cocida y el coco, por último el resto de la masa. Cocer en el horno a 180° c por 30 minutos o poco más.
La cebada o farro
Representa el más antiguo tipo de trigo cultivado, utilizado por el hombre como nutrimiento fin de la edad neolítica. La cebada es famosa por haber sido la base de la alimentación de las legiones Romanas que partiron a la conquista del mundo.
La importancia de la cebada es testimoniada también porque le dio el nombre a una  antigua forma de matrimonio llamada “confarrato”; los novios comían un panecito de cebada.
La cebada es pobre de grasas, rico de fibras, de vitaminas, de sales minerales, y cosa importante: sacia pero no engorda.
En esta receta yo uso el famoso farro de la Garfagnana, lugar en el norte-occidente de la Toscana cerca de Lucca, siguiendo la cadena alimenticia corta y habiéndo conseguido el reconocimiento de la Unión Europea como un producto IGP, (Indicación Geográfica Protecta).
Se coce una parte de cebada por 3 de agua, por 30 minutos del momento de la ebullición.
Ensalada de cebada vegetariana
Los ingredientes para esta receta valen para una persona si se piensa a un plato único. Es una receta de verano, fresca,  ideal para llevarla a un picnic, al mar o simplemente en la casa en estos días de intenso calor.
Ingredientes para una persona
100g de cebada o farro
½ zanahoria cortada a julienne (tiritas)
½ calabaza a julienne
1 costilla de apio en pedazitos
4-5 tomatitos pachino o cerezas
30g de aceitunas verdes y negras
albahaca
aceite de oliva y vinagre cb
sale
Preparación
Cocer la cebada como indicado anteriormente, dejar enfriar y poner aparte.
Lavar y cortar las verduras a julienne o en cuadritos, las aceitunas cortadas a mitad, lo mismo los tomatitos. Cortar con las manos la albahaca para no marchitarla con la lama del cuchillo. Mezclar todo con la cebada, agregar el aceite de oliva y el vinagre cuanto basta para darle sabor, probarlo de sal. Mezclar muy bien, tener al fresco y “Buon Appetito”!
Tofu
Es un alimento muy difuso en el extremo oriente, su nombre es japonés pero es de orígen chino. La fabricación del tofu de la leche de soya es similar a aquella del queso de leche. Es un alimento muy rico de proteínas y tiene un sabor y olor neutro, gracias a esta característica se puede cocinar salado como dulce. Yo les propongo una receta muy sencilla pero sabrosa que comí hace tiempo en un pequeño y acojedor restaurant chino:
Tofu en salsa de tomate picante
Ingredientes para 6 personas
375g de tofu natural a base de soya (proveniente de agricultura biológica)
400g de tomate natural picado o en lata
3-4 cebollitas de rabo cortados en rueditas
1 diente ajo picado muy fino
1 chilito seco
aceite de oliva, sal
Preparación
En un sartén poner poco aceite de oliva, saltear las cebollitas y el ajo, apenas se suavizan agregar el tomate, el chilito, la sal, cocer por pocos minutos. Agregar el tofu en rebanadas y cocer por unos 15 minutos. Listo para llevar en la mesa.
En fin para esta comida, aparte el pastel de quinoa y manzana, para completar serví un esquisito preparado de budín a la vainilla, donde el 80% de sus ingredientes pertenecen al “comercio justo” (equo solidale) de Libre Mundo.
El azúcar de caña de Paraguay y  Mauricios.
Las vainas de la vainilla de la Tanzania.
Todo esto para contribuir al comercio justo en el mundo de la globalización.
 

Fame di cambiamento? Un pranzo equo-solidale

Questo pranzo nasce per sostenere la Campagna internazionale “COLTIVA. La vita. Il cibo. Il pianeta” indetta da OXFAM. Oxfam è una grande confederazione internazionale formata da 17 organizzazioni che lavorano in più di 90 Paesi del Mondo per trovare soluzioni durature all’ingiustizia della povertà. La campagna COLTIVA (GROW) investe sui piccoli agricoltori e sulle comunità rurali, spesso le più povere e marginalizzate. Propone la produzione ed il consumo responsabile del cibo per creare un sistema alimentare giusto dove tutti possano ogni giorno sedersi a tavola. Vuoi sostenere COLTIVA? Ecco qui: http://www.oxfamitalia.org/coltiva/coltiva/il-progetto-coltiva

L’amaranto
E’ una pianta originaria dell’America Centrale, dove era coltivato già dalle civiltà precolombiane. Attualmente, viene coltivato a scopo commerciale in Messico, Sudamerica, Stati Uniti, Cina, Polonia ed Austria.
Nei suoi territori d’origine, era definito dagli Aztechi come “il misterioso grano” o “il grano degli Dei”. I semi erano conosciuti per le qualità nutrizionali ed energetiche. Anche i Maya lo usavano come nutrimento mentre gli Incas lo definivano “kiwicha” (piccolo gigante) e ne apprezzavano il suo potere curativo.
Una volta bollito risulta una massa gelatinosa. Si cuoce dopo il lavaggio, in due parti d’acqua con un cucchiaino di sale marino, 20 minuti in pentola a pressione e 30 in pentola normale.

In questa ricetta io ho usato amaranto prodotto in Messico, “equo e solidale”.
Flan d’ amaranto
Ingredienti per 6 persone
100g d’amaranto in semi
250ml di latte vaccino o di soia
3 uova
100g di champignon
100g di cipolla
100g di carote
1 cucchiaino di prezzemolo tritato
olio d’oliva qb
sale&pepe
Preparazione
Cuocete l’amaranto in due volte  il suo volume di acqua fredda. Lavate e tagliate a cubetti le verdure. Fatele stufare a fuoco moderato unendo solo poca acqua si è necessario per circa 15 minuti.
Sbattete le uova con il latte, salate, pepate, unite l’amaranto e le verdure tiepide. Ungete 6 stampini tipo muffin e distribuite equamente il composto a base di amaranto e verdure. Cuocete a bagnomaria nel forno caldo a 200° per circa 20 minuti. Capovolgete gli stampini sui piatti e servite accompagnando con una salsa di vostro gusto, io ho preparato una salsa di formaggi.
Salsa ai formaggi
In un pentolino riscaldare 200ml di panna vegetale (io ho usato Bio avena Cuisine)
con 100g di pecorino e parmigiano e un goccio di latte. Con questa salsa bagnare gli sformati e portare a tavola tiepidi.

Quinoa
E’ una pianta erbacea come gli spinaci o la barbabietola. Pur non essendo un cereale può essere utilizzata in modo simile a questo. La quinoa è un alimento con tante proteine vegetali e non contiene glutine. E’ l’alimento base per le popolazioni andine. Per il ruolo quasi sacro che la quinoa aveva assunto presso le popolazioni andine, all’epoca della conquista spagnola, la sua coltivazione venne combattuta e scoraggiata giacché  la cultura cattolica considera sacro solamente il pane di frumento e quindi il grano.
Io nella mia ricetta ho usato la quinoa prodotta in Perù, di coltivazione biologica e organica.

Quinoa e avocado
Ingredienti per 6 persone
250g di quinoa (lavata e asciugata)
½ l d’acqua
4 pomodori senza semi  tagliati a quadretti
250g di spinaci fresche e tenere tagliate a striscioline
½ cipolla di Tropea tritata
4 cucchiai di succo di limone
4 cucchiai d’olio d’oliva
1 cucchiaino di sale
alcune foglie di spinaci
2 avocadi maturi a fettine
Un po’ di formaggio Feta sbriciolato
Preparazione
In una pentola mettere la quinoa e l’acqua. Far bollire e abbassare il fuoco, coprire e cuocere per 15 minuti finché l’acqua si sarà assorbita. Mettere la quinoa in una scodella di media grandezza.
Aggiungere il pomodoro, le striscioline di spinaci e la cipolla nella quinoa e mescolare. A parte emulsionare l’olio con il limone e il sale. Mescolare il tutto. Fare un letto con le foglie di spinaci rimaste, sistemare il composto di quinoa e verdure nel mezzo, sopra mettere la feta sbriciolata e le fettine d’avocado intorno. Servire fresca.
Torta di quinoa e mele con cannella e cocco
Ingredienti
5dl  di mele a quadretti
0.5dl di zucchero
1 cucchiaino di cannella in polvere
1dl d’acqua
1 dl di cocco grattugiato
4 uova
125g di burro morbido
3dl di quinoa cotta
4dl di farina di riso o farina normale 00
1 bustina di lievito
Preparazione
Cuocere i quadretti di mela con l’acqua, la cannella, lo zucchero fino ad assorbire  quasi del tutto il liquido e mettere da una parte.
Battere le uova con lo zucchero e poi aggiungere il burro morbido, mescolare bene.
Aggiungere la quinoa previamente cotta, mescolare bene e poi la farina con il lievito, amalgamare il tutto. Mettere metà del composto in uno stampo di 23cm per 6cm, appiattire l’impasto, poi mettere le mele e il cocco grattugiato, infine il resto dell’impasto. Cuocere in forno a 180° per 30 minuti o poco più.
Farro
Il farro rappresenta il più antico tipo di frumento coltivato, utilizzato dall’uomo come nutrimento fin dal neolitico. Il farro è famoso per essere stato la base dell’alimentazione delle legioni romane che partirono alla conquista del mondo.
L’importanza del farro è testimoniata dal fatto che un’antica forma di matrimonio era detta “confarrato” perché gli sposi mangiavano una focaccina di farro.
Il farro è povero di grassi, ricco di fibre, di vitamine e di sali minerali, sazia e non fa ingrassare.
In questa ricetta ho scelto il farro della Garfagnana, località nord-occidentale della Toscana vicino a Lucca seguendo la filiera corta ed essendole riconosciuta la Indicazione Geografica Protetta dall’Unione Europea.
Si cuoce una parte di farro per 3 d’acqua, per 30 minuti dall’ebollizione.
Insalata di farro vegetariana
Gli ingredienti per questa ricetta valgono per una persona se si pensa a un piatto unico. E’ una ricetta estiva, fresca , ideale per portare in gita al mare o semplicemente in casa in questi giorni di forte caldo.
Ingredienti per una persona
100g di farro della garfagnana
½ carota a julienne
½ zucchina crude julienne
1 cuore di sedano a pezzetti
4-5 pomodorini pachini
30g d’olive verdi e nere
Basilico
Olio e aceto qb
Preparazione
Cuocere il farro come indicato sopra, farlo raffreddare e mettere da parte.
Tagliare a julienne o a dadini tutte le verdurine, aggiungere l’olive ( a pezzetti, intere,  secondo le vostre preferenze), e i pomodorini pachini tagliati a pezzetti. Aggiungere il basilico tagliato a mano per non farlo scurire con la lama del coltello. Mettere dell’olio e aceto quanto basta per farlo insaporire, mescolare tutto, tenerlo al fresco e buon appetito!
Tofu
E’un alimento molto diffuso in tutto l’estremo oriente, il nome è giapponese ma l’origine è cinese. La fabbricazione del tofu dal latte di soia è simile a quella del formaggio dal latte. E’ un alimento molto ricco di proteine ed ha un sapore ed un odore sostanzialmente neutro, grazie a tale caratteristica lo si può cucinare sia salato che dolce. Io vi propongo una ricetta molto semplice che ho mangiato qualche volta in un piccolo accogliente ristorante cinese:
Tofu con salsa di pomodoro piccante
Ingredienti per 6 persone
375g di tofu fresco naturale a base di soia (proveniente da agricoltura biologica)
400g di pomodoro fresco a quadretti o in scatola
3 cipollotti a fettine
1 spicchio d’aglio tritato
1 peperoncino
Olio d’oliva q b
Sale
Preparazione
Mettere in un tegame un po’ d’olio d’oliva e far rosolare l’aglio tritato con le fettine delle cipolline, appena si saranno ammorbidite aggiungere il pomodoro, il peperoncino, il sale, e far cuocere per qualche minuto. Aggiungere il tofu tagliato a fettine e farli insaporire per una 15 minuti.
Infine per questo pranzo oltre alla torta di quinoa e mele per completare  ho servito uno squisito preparato per budino alla vaniglia, dove l’80% dei suoi ingredienti appartengono al commercio “equo solidale &sociale” di Libero Mondo.
Tutto questo per contribuire ad un commercio giusto nel mondo della globalizzazione.
Lo zucchero di canna prodotto in Paraguay e nelle Mauritius.
Le bacche di vaniglia provenienti dalla Tanzania.