giovedì 21 novembre 2013

Buon compleanno mamma! - Felíz Cumpleaños mamá!



  


Credo che i valori si trasmettano non tanto con le parole ma con le abitudini e con i gesti quotidiani, gesti che si ripetono di generazione in generazione, e che sono impliciti in ognuno di noi che siamo alla ricerca dell’armonia e del rispetto familiare.


Te, cara mamma sei stata e sei l’artefice di questi gesti d’amore!


Creo que ciertos valores se transmiten no tanto con las palabras sino más bien con las costumbres y con gestos cotidianos, gestos que se repiten de generación en generación, y que están implícitos en cada uno de nosotros que buscamos la armonía y el respeto en la familia.

Tú, querida mamá haz sido y eres el artífice de éstos gestos de amor!

venerdì 15 novembre 2013

Mantello cosmico - Manto còsmico



Da bambina il mio “mantello cosmico” credo fosse la mano del mio babbo. Ricordo che da piccolina mi piaceva rimanere sveglia seduta sul tappeto del salotto accanto alla sua poltrona nelle serate del sabato sera quando c’erano gli incontri di pugilato. Ogni tanto si riuniva insieme ad un gruppo d’amici a vedere la boxe alla nostra t.v. in bianco e nero. A me in qualche modo quelle serate mi affascinavano: la boxe, gli amici del mio babbo tutti rigorosamente uomini, l’odore di whisky e tabacco (mio padre fumava molto) gli odori dell’acqua di colonia e del dopobarba… ascoltavo conversazioni che non capivo. A mia mamma non sembrava carino che una bambina di 4 o 5 anni stesse a guardare due uomini che se la davano di gusto, ma mio padre riusciva sempre a convincerla a lasciarmi stare, tanto da lì a poco finiva che mi addormentavo una volta che lui iniziava a farmi “piojito” una specie di grattini sulla mia testa; proprio in quei momenti ho sempre pensato che la sua mano fosse lì per proteggermi come un “mantello cosmico” che diventava grandissimo quando una volta “addormentata” (facevo finta, il mio era un dormiveglia) mi prendeva fra le sue braccia e con estrema attenzione mi portava al mio letto. A me ora manca tantissimo il suo mantello cosmico.
15 novembre, ricordando il tuo compleanno Babb0!



Versión en castellano

Cuando era una niña mi “manto còsmico” era la mano de mi papá. Recuerdo que de chiquita me gustaba permanecer despierta sentada en la alfombra de la sala a lado de su sillón en las noches del sábado cuando se llevaban a cabo los encuentros de pugilato. De vez en cuando se reunía con un grupo de amigos a ver el box en nuestra t.v. en blanco y negro. A mi de algún modo esas noches me facinaban: el box, los amigos varones de mi papá, el olor del whisky y tabaco (mi papá fumaba mucho), el perfume del agua de colonia , de la crema de barba... escuchaba también conversaciones que no entendía y se me hacían misteriosas. A mi mamá no se le hacía tan lindo que una niña de 4 o 5 años estubiera allí a ver dos que se daban puños con gusto, pero mi papá lograba siempre convencerla de dejarme tranquila, tanto en cuestión de poco tiempo me quedaba dormida, una vez que él iniciaba a hacerme “piojito” en la cabeza. Exactamente en ese momento he siempre pensado que su mano estaba ahí para protegerme como un “manto cosmico” que se hacía grandisimo cuando me “dormía” (me hacía la dormida, el mio era solo un dormitar) me tomaba entre sus brazos y con mucha delicadez me llevaba a mi cama. A mi ahora me hace tanta falta su manto còsmico.
15 de noviembre, recordando tu cumpleaños papá!

domenica 10 novembre 2013

La ciabatta - La chancla



Ciabatta è una parola legata alla mia vita in Italia. Fino a che non sono arrivata qui non avevo mai dato importanza a questo oggetto indispensabile per gli italiani.  Durante la mia vita in Messico e in altri paesi, forse a causa della mia giovinezza, “le ciabatte” non rappresentavano niente di speciale: erano quelle cose che dimenticavi o sparivano sempre e finivi per camminare scalza o al massimo con i calzini di spugna.

Nella mia famiglia le mie nonne e la mamma portavano le “pantofole”, mai le ciabatte. Le indossavano, solo la mattina per andare dalla camera al bagno, o qualche volta nei pomeriggi dopo pranzo per far riposare i piedi stanchi dalla mattinata trascorsa in piedi al lavoro. Noi giovani ragazze e bambine eravamo sempre scalze o con i calzini. Sicuramente qui in Italia le mamme si sarebbero scandalizzate a vedere i bambini salire sui letti o divani con i piedini un po’ sporchi!!

Eppure quando penso alle ciabatte, irrimediabilmente mi viene in mente la vecchiaia. D’altronde dice un proverbio toscano: “ non c’è bella scarpa che non diventa una brutta ciabatta”. Perché il vecchio di solito strascica le ciabatte, perché il vecchio è vecchio come le sue ciabatte, perché le sue ciabatte si deformano come il suo corpo, perché l’uso quotidiano a tutte le ore le logora e le fa diventare brutte, come brutta è la vecchiaia. Il vecchio si affeziona alle sue ciabatte quasi morbosamente.
  
E proprio poco tempo fa ho letto un racconto d’autore anonimo dall’India: “Le ciabatte (babbucce) di Abu- Kasem”. Lo scrittore racconta la tragicomica storia di un vecchio mercante ricchissimo che pur di nascondere la sua immensa ricchezza portava sempre delle ciabatte sdrucite, informe, rattoppate mille volte che anche il mendicante più cencioso si sarebbe vergognato di morire con simile ciabatte ai sui piedi. Tuttavia il mercante ne era così affezionato che per lui non erano ancora abbastanza consumate  per buttarle via. Un giorno il vecchio dopo avere fatto un bagno in un bagno pubblico non trovando le sue vecchie ciabatte s’impossessa da un paio nuovo. Per questo viene incriminato e imprigionato, paga la ammenda egli vengono restituite le sue vecchie ciabatte nel frattempo ritrovate. Egli con un gesto di rabbia le scaraventa dalla finestra… da quel momento in poi queste ciabatte gli daranno una infinità di guai. Più lui cercava di disfarsi di loro e più guai li accadevano, ed inesorabilmente le ciabatte ritornavano nel suo possesso. Solamente al disfarsi di tutti i suoi averi, finalmente il suo cuore trova la pace. Non potevano più prenderle niente, non aveva più nulla da temere, era libero. Mai lasciarsi schiavizzare dall’avarizia.

A me non piace chiamarle ciabatte, e di solito dico “pantofole”. Alcuni dicono che le pantofole sono per l’inverno e sono chiuse, mentre le ciabatte sono per l’estate e sono aperte. Detto tutto ciò io nella parola ciabatta trovo solo connotati negativi. Per esempio, quando si vuole denigrare una persona dall’aspetto trasandato o che non ha voglia di fare niente si dice sempre “è un ciabattone”. Per di più mi da tanto fastidio vedere in città durante l’estate gli uomini maturi in giro in “ciabatte”, magari al mare è accettabile.

Ripensandoci meglio c’è un unico pensiero gradevole che mi fa venire l’acquolina in bocca quando penso alla parola ciabatta, ed è il croccante pane “Ciabatta” originario dal Veneto. Con quella sua leggerezza e poca mollica abbinata ad un buon salume o formaggio può essere una prelibatezza succulenta al palato.




Versiòn en castellano

Chancla es una palabra ligada a mi vida en Italia. Hasta que no llegué a vivir aquí, nunca le había dado importancia a este objeto tan indispensable para los italianos.Durante mi vida en México y otros paises, no se si entonces por causa de mi juventud,  “las chanclas” no representaban nada de especial: eran esas cosas que olvidabas o desaparecían siempre en el momento que las necesitabas y terminabas caminando descalza o en calcetines.


En mi familia las abuelas y mi mamá usaban “las pantuflas” nunca las chanclas. Las usaban, solo por las mañanas para ir de la recámara al baño, o algunas veces en las tardes después de comer para reposar los pies cansados de toda la mañana pasada en pie a trabajar. Nosotras jovencitas y niñas andabamos siempre descalzas o en calcetines. Seguramente aqui en Italia las mamás se habrían escandalizado al ver a los niños subirse a las camas o sillones con esos piececitos un poquito sucios!!

Pero cuando pienso a las chanclas irremediablemente me viene a la mente la vejez. Después de todo dice un proverbio toscano: “ no hay un bonito zapato que no se transforme en una fea chancla”. Porque el viejo de costumbre arrastra las chanclas, porque el viejo es viejo como sus chanclas, porque sus chanclas se deforman como su cuerpo, porque el uso cotidiano a todas las horas  las desgasta y las vuelve feas como fea es la vejez. El viejo se aficiona a sus chanclas en manera casi morbosa.

Y propio hace poco tiempo leí un cuento de un autor anónimo de la India: “ Las chanclas de Abu-Kasem”. El escritor narra la tragicómica historia de un viejo riquisimo comerciante que con tal de esconder su inmensa riqueza usaba siempre unas chanclas sucias, deformes, remendadas mil veces que hasta el más pobre y desarrapado de los mendigos se avergonzaría de morir con semejantes chanclas en sus pies. A pesar de esto él estaba tan encariñado a ellas que según él no estaban suficientemente consumadas como para tirarlas. Un día el viejo después de haber tomado un baño en un baño público no encontrando sus chanclas toma un par de chanclas nuevas. Por este robo viene incriminado y encarcelado, paga la multa y le regresan sus viejas chanclas que mientras habían sido recuperadas. El en un momento de rabia las arroja afuera de la ventana... desde ese momento en adelante estas chanclas le traerán infinidad de problemas. Más hace él por desembarazarse de ellas y más problemas le traerán, e irremediablemente las chanclas vuelven siempre en su posesión. Solamente hasta que se deshace de todos sus bienes, finalmente su corazón  encuentra la paz. No podían quitarle nada, ya no tenía temor, era libre. Jamás dejarse esclavizar por la avaricia.

A mi no me gusta llamarles chanclas, y digo siempre “pantuflas”. Algunos dicen que las pantuflas son para el invierno y son cerradas, mientras las chanclas son para el verano y abiertas. Dicho todo esto yo en la palabra chancla encuentro solo características negativas. Por ejemplo, cuando se quiere denigrar una persona de aspecto desaliñado o que no tiene ganas de hacer nada se dice siempre “es un chancludo-uda”.
Es más me da mucho fastidio ver en la ciudad durante el verano a los hombres maduros en chanclas, esta actitud puede ser aceptable solo al mar.

Pensandolo bien hay una cosa muy agradable que me hace agua la boca cuando pienso a la palabra “ciabatta” (chancla) y es el crocante pan  “Ciabatta” originario de la región del Veneto, Italia. Tan ligero con poco migajón y acompañado a un rico salami o queso puede ser un manjar suculento para el paladar.





sabato 2 novembre 2013

Emozioni - Emociones



A volte non riesco a controllare le emozioni…
all’improvviso leggendo un frammento di una poesia
in un romanzo come tanti,
non ho saputo trattenere le lacrime e sono sprofondata
nella malinconia, e avrei voluto che una raffica di vento
me la portasse via…
“… ma se mi fermo,
se riesco, a chiudere gli occhi,
li sento accanto a me, di nuovo,
quelli che ho amato: vivono con me” (Antero de Quental)
mio padre, le nonne, lo zio Mario, mio cognato Goyo,
vivono con me.




A veces no puedo controlar mis emociones….
Y al improviso leyendo un fragmento de una poesía en una novela como tantas,
no pude retener mis lágrimas y caí en una profunda melancolía,
y hubiera querido que una ráfica de viento me la arrancase…
“…pero si me paro un momento,
si lo logro, cerrando los ojos,
los siento a mi lado, de nuevo,
a  aquellos que he amado:  viven conmigo ” (Antero de Quental)
mi padre, mis abuelas, mi tío Mario, mi cuñado Goyo,
viven conmigo.


Fotografie di Enrico Scarlatti




lunedì 28 ottobre 2013

Arrosto di maiale - Estufado de puerco



Questa ricetta che vi propongo è molto saporita e buona per il pranzo della domenica. Diversa del classico arrosto italiano. Diciamo che senza perdere l’italianità abbraccia le cucine d’altri mondi e si arricchisce.

Ingredienti

1 chilo di carne di maiale
¼ tazza di salsa soia
1 cucchiaio di mostarda gialla
2-3 cucchiai di sciroppo d’acero
2 cucchiai d’olio d’oliva
2 cucchiai di cipolla liofilizzata
1 ½ cucchiaini di aglio macinato

Preparazione

Mescolare tutti gli ingredienti in un recipiente che possa contenere il pezzo di carne. Bucherellare la carne con una forchetta e irrorare con la salsa. Lasciare marinare per alcune ore (3-4). Cuocere in un tegame a fuoco basso per 2 ore. La ricetta originale dice di cuocere in una pentola “slow crock pot” * per 6 ore. Accompagnare con un ricco pure o con verdure stufate.

*è una pentola elettrica molto usata in Europa del Nord e negli USA in cui gli alimento cuociono molto lentamente, come lo stesso nome lo suggerisce.



Versión en castellano


Esta receta que les propongo es ideal para la comida del domingo, es una carne de puerco muy sabrosa y bastante fácil de preparar. Es muy diferente del clasico estufado de puerco italiano y abraza las cocinas de otros mundos y a su vez se enriquece.

Ingredientes

1 kilo de carne de puerco
¼ de taza de salsa soya
1 cucharada de mostaza amarilla
2-3 cucharadas de miel maple
2 cucharadas de aceite de oliva
2 cucharadas de cebolla leofilizada
1 ½ cucharita de sal de ajo

Se mezclan todos los ingredientes en un bowl. Con el tenedor picar la carne y bañar con la salsa previamente preparada. Dejar marinar por algunas horas (3-4). Cocer en una olla a fuego bajo por 2 horas. La receta original preve la cocción en la olla “slow crock pot”* por 6 horas. Acompañar con un pure de papas o con verduras estufadas.

*  es una olla eléctrica muy usada en Europa del Norte y en USA en donde los alimentos se cocen lentamente, como su mismo nombre lo dice.

 

domenica 20 ottobre 2013

Cochinita Pibil



La “cochinita pibil”, è una piatto tipico del Yucatàn in Messico. Questa regione fu una delle prime a ricevere la carne di maiale che portarono gli Spagnoli durante la conquista.
Pibil è un metodo di cottura, in lingua maya significa letteralmente sotterrato in quanto la carne, avvolta in foglie di banano insieme agli altri ingredienti, viene cotta  all’interno di buche scavate nel terreno.
La preparazione di questa carne ai giorni nostri si è semplificata molto, perciò vi darò una ricetta facile, veloce e gustosa che potete preparare tranquillamente a casa.

Ingredienti per 8 persone

1kg di carne di maiale (non troppo magra)
1 confezioni di pasta de adobo achiote * 100g
½ tazza di aceto bianco
½ tazza d’acqua
1 dado
un pizzico di sale
ananas a pezzettini (opzionale)
2 cipolle di Tropea
olio d’oliva
un pizzico d’origano

sale e pepe q.b.


L’achiote è una spezie di colore rosso-giallo-arancione. Si estrae dai semi del fiore Bixa orellana. Nei tempi dei maya si utilizzava come colorante e spezia, per esempio per colorare i corpi in riti religiosi. Questa pasta la potete trovare nei negozi etnici.




Preparazione

Frullare l’achiote con l’aceto, l’acqua e il dado e un pizzico di sale. Tagliare la carne a quadretti e metterla a marinare si è possibile tutta la notte. Cuocere nella pentola a pressione per ½ dall’inizio del fischio o finché sarà molto morbida. Lasciare raffreddare e poi con le mani pulite sfilacciare la carne.
Si accompagna con le cipolle di Tropea seguendo questa ricetta: le cipolle si tagliano a fettine sottili e si fanno friggere leggermente in olio d’oliva, quando diventano trasparenti si aggiunge ¼ di tazza con aceto e ¼ di tazza con acqua, sale e pepe q.b. si fanno cuocere una diecina di minuti e per ultimo una spolverata d’origano.
Vi consiglio di mangiarla con tortillas e fare dei deliziosi tacos, potete aggiungere anche del’ananas a pezzettini che con la sua dolcezza smorza un po’ il sapore agro della carne.



Versión en castellano

La cochinita pibil es un platillo típico de Yucatán, México. Esta región fue de las primeras en recibir la carne de cerdo que trajeron los españoles durante la conquista.
Pibil es un método de cocción, en lengua maya significa literalmente enterrado en cuanto la carne, envuelta en hojas de plátano junto a otros ingredientes, viene cocida al interior de un hoyo excavado en el terreno.
La preparación de esta carne en nuestros días se ha simplificado mucho por lo tanto les doy una receta fácil, gustosa y veloz de preparar comodamente en sus casas.

Ingredientes para 8 personas

1kg de carne de puerco
1 paquete de achiote* (100g)
½ taza de vinagre
½ taza de agua
1 cuadrito de consomé
un poco de sal
Para acompañar
piña en cuadritos (opcional)
2 cebollas moradas
¼ taza de vinagre
¼ taza de agua
sal & pimienta
orégano
aceite de oliva


El achiote es una especie botánica. De su fruto se obtiene la especia homónima, habitual en la gastronomía mexicana. Es de color rojo-amarillento y en los tiempos de los mayas se utilizaba como colorante y especia, por ejemplo para colorar los cuerpos durante ritos religiosos.
 


Preaparación

El achiote se muele en la licuadora con el vinagre, el agua, un poquito de sal y el cuadrito de consomé. Se corta la carne en cuadritos y se deja marinar si es posible toda la noche, si no unas cuantas horas. Se pone todo esto en una olla a presión y se coce por ½ hora del inicio del silbido hasta que esté suavecita y que se desbarate. Dejar enfriar y con las manos limpias deshebrar la carne.
Se acompaña con las cebollas siguiendo esta receta: cortar las cebollas en rebanadas finitas, freir en un sartén con algo de aceite, cuando se pongan transparentes se les agrega el vinagre, el agua, sal, pimienta y orégano. Se dejan cocer unos 10 minutos.
Les aconsejo de preparar taquitos y no dejar de ponerles piña que con su dulzura contrasta el agrito de la carne y de las cebollas.
   
 

domenica 13 ottobre 2013

Filetti di cernia - Filetes de pescado



Ingredienti per 4-6 persone

½ chilo di filetti di cernia
1 scatoletta di peperoni rossi
½ cipolla bianca
1 pomodoro grande
½ barattolo di capperi
3 peperoncini jalapeño
½ tazza olio d’oliva

Preparazione


I filetti si condiscono con sale, pepe e aglio. Si infarinano e si friggono leggermente in un tegame con olio d’oliva. Si sistemano in una pirofila da forno. A parte si tagliano le verdure a quadretti piccoli : cipolla, pomodoro, peperoni, peperoncino e si fanno cuocere in un tegame con olio d’oliva, una volta pronti si coprono i filetti con le verdure e si mettono una diecina di minuti in forno. Accompagnare con patatine al forno o lesse.


Versión en castellano

Ingredientes para 4-6 personas

½ kg de filetes
1 lata de pimientos morrón
½ cebolla blanca
1 tomate grande
½ frasco chico de alcaparras
3 chiles jalapeños
½ taza de aceite de oliva

Preparación

Los filetes se sazonan con pimienta, sal y ajo. Se enharinan y se les da una ligera freída en el aceite. Se acomodan en un pyrex. Se pica todo lo demás, se fríe en el aceite y se vacía arriba de los filetes. Se hornea de 10 a 15 minutos. Acompañar con papitas criollas al horno o cocidas.